ANCONA – Un progetto faraonico già di suo. La realizzazione di una nuova linea, arretrata e parallela rispetto alla ferrovia Adriatica, che corra con l’Alta velocità da Bologna a Lecce richiede tempi e risorse massivi: almeno 20 anni per completare cantieri dal costo che oscilla tra i 60 e gli 85 miliardi di euro a prezzi attuali. Non un’opera che porteremo a casa nel prossimo futuro, quindi. Ma potremmo pure non vederla mai, neanche tra 20 anni.
APPROFONDIMENTI
Lo stop
Si sta infatti creando un tappo nel tratto Bologna-Imola-Castel Bolognese, primo stralcio del quadruplicamento dei binari, individuato come prioritario a causa dell’intensità del traffico. Qui il Documento di fattibilità delle alternative progettuali (DocFap) è stato completato nel 2023 ed è in corso la fase del dibattito pubblico, finita in un’impasse. Per l’intervento Rfi ha elaborato tre ipotesi di tracciato in variante. Le alternative 1 e 2 hanno una lunghezza di circa 35 km, quasi totalmente in viadotto e circa 6 km in rilevato. L’alternativa 3, che prevede anche la realizzazione di due scavalchi autostradali, si estende per circa 37 km, per la quasi totalità in viadotto e per circa 6 km in rilevato. I soggetti coinvolti – dai sindaci alla Regione, fino al Ministero delle Infrastrutture – non riescono a trovare una sintesi e i tempi si stanno dilatando a dismisura. Uno slittamento in avanti nel cronoprogramma che non solo rallenterebbe anche gli eventuali stralci successivi, ma rischia di farli proprio saltare. Se infatti il nodo gordiano attorcigliato intorno a Bologna non dovesse sciogliersi, si spegnerebbe anche l’ultimo barlume di speranza per la nuova linea dalle Marche in giù.
I tempi
Al momento infatti, un progetto vero e proprio per il prolungamento dell’Alta velocità sull’Adriatica fino a Lecce non c’è: Rfi sta elaborando il Documento di fattibilità delle alternative progettuali, che dovrebbe essere completato entro l‘anno. Ma che senso avrebbe aprire la fase successiva del dibattito pubblico nelle Marche se tra Bologna e Castel Bolognese annaspano ancora nelle sabbie mobili? Nessuno. E infatti il sogno dell’Alta velocità sull’Adriatica rischia di morire in culla. Le letture sull’impasse emiliano romagnolo sono le più svariate: c’è chi parla di resistenze legate ai diversi colori politici tra Governo nazionale, Regione e alcuni Comuni coinvolti. Altri raccontano di alternative progettuali troppo impattanti sul territorio e che, per questo, scontentano tutti. Qualunque sia la ragione, l’unica certezza è che se quello stralcio si blocca, l’Alta velocità nelle Marche continueremo solo a sognarla.