Stop ufficiale alla maternità surrogata, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge il 4 novembre prima di partire per la Cina. La pubblicazione del ddl approvato il 16 ottobre è prevista domani. Istituisce il “reato universale” per la pratica dell’utero in affitto, punibile anche per chi ne fa ricorso all’estero. La pena prevista per la Gpa (gestazione per altri) va da 3 mesi a due anni, a cui si aggiunge una multa da 600mila euro a un milione di euro. Di fatto, finora in Italia ogni anno circa 250 coppie vanno all’estero in cliniche specializzate in maternità surrogata, ricevono il bambino dalla madre biologica e un atto di nascita. Tornati, chiedono la trascrizione dell’atto all’anagrafe. La legge Varchi, dal nome della prima firmataria, la deputata FdI Carolina Varchi, precisa che «se i fatti sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana».
Il 90% delle coppie che approda alla genitorialità in questo modo è eterosessuale (in Spagna dove esiste un registro dei neonati nati da uteri in affitto la media è di 340 all’anno). Anche lì la pratica è illegale ma dal 2006 la legge permette il riconoscimento dei bimbi nati con la gestazione per altri all’estero, ed è così anche in Italia dove i giudici hanno stabilito che i bambini non devono pagare le conseguenze di un reato commesso dai genitori e hanno il diritto a vedersi riconosciuti come figli. Nel caso di entrambi i genitori di sesso maschile la Cassazione ha adottato lo stesso principio volto a tutelare il minore ma in questo caso non c’è la trascrizione nei registri dell’anagrafe ma viene prodotto un certificato di adozione, tramite il quale la famiglia viene riconosciuta come tale.
Maternità surrogata «reato universale»: la nuova legge italiana entra in vigore da lunedì
LE REAZIONI
«La firma di Mattarella è un atto dovuto, non sorprende, vista la linea del Presidente di firmare anche atti in palese contrasto con la normativa europea – dichiarano Marco Cappato e l’avvocata Filomena Gallo, Tesoriere e segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni – Siamo pronti a difendere tutte le coppie danneggiate da questa legge ingiusta. Porteremo la battaglia nei tribunali e in ogni sede adeguata, con l’obiettivo di ristabilire un’opportunità offerta dalla scienza, che una normativa cieca e brutale pretende di condannare come reato universale». L’associazione fa presente che sono «già oltre 50 le coppie che, da tutta Italia, si sono rivolte al team legale dell’Associazione Luca Coscioni preoccupate per le conseguenze che la legge potrà avere sul loro progetto di famiglia. Coppie che hanno appena intrapreso il percorso, che hanno solo firmato il consenso in un centro estero o che hanno già fatto il prelievo di gameti. Che attendono il parto o stanno iniziando il percorso dopo aver scelto il paese con leggi più chiare. Per lo più ragazzi e ragazze giovani, coppie eterosessuali, con donne affette da gravi patologie che rendono impossibile portare avanti la gravidanza. Oppure coppie dello stesso sesso che vogliono una famiglia. Se la procedura di gravidanza per altri all’estero prende il via dopo l’entrata in vigore della legge, la coppia o la persona coinvolta sarebbe perseguibile penalmente, ma sarà necessario capire come lo Stato intenderà agire. Se la procedura fosse già stata avviata, la legge non sarebbe applicabile, in base al principio di irretroattività del diritto penale». Dunque la legge non andrà a colpire «le gravidanze in corso, chi ha già intrapreso un percorso di fecondazione e ha già un embrione da trasferire in utero – precisa l’avvocato Gallo – stiamo tranquillizzando le coppie che ci stanno contattando e che a breve aspettano le nascite. Anche se dovesse iniziare un procedimento avranno la possibilità di difendersi. Non aspettiamo altro». Il pericolo riguarda quanti inizieranno ex novo il percorso all’estero, «inseguiti da una legge appena entrata in vigore. Tornati in Italia non sappiamo come la magistratura intenderà agire. Nel certificato di nascita c’è scritto il nome della mamma e del papà e non di chi ha partorito. Possiamo ipotizzare sia richiesto un certificato di parto, le coppie dello stesso sesso saranno le più individuabili. Ho creato una task force di legali pronti a difendere tutte le persone nei tribunali, al fine di poter sollevare la questione di costituzionalità e ottenere la cancellazione della legge». Soddisfatto Antonio Brandi, presidente di Pro Vita&Famiglia onlus: «Legge che corona anni di battaglie, una pietra miliare nel cammino per l’’abolizione del mercato internazionale dei bambini».
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