AGI – L’anno scorso in Italia sono stati celebrati 184.207 matrimoni, il 2,6% in meno rispetto all’anno precedente, con un calo ancora più consistente (-5,8%) nel Mezzogiorno. E i dati provvisori dei primi otto mesi del 2024 mettono in luce una ulteriore diminuzione (-6,7%) rispetto allo stesso periodo del 2023, a conferma del progressivo “ridimensionamento della nuzialità” negli ultimi quarant’anni. E’ quanto si legge nell’ultimo report Istat su matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi.
Nel 2023 i 139.887 primi matrimoni mostrano, se confrontati con l’anno precedente, una diminuzione del 4,3%: una diminuzione tendenziale “strettamente connessa alla progressiva diffusione delle libere unioni”, più che triplicate tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2022-2023 (da circa 440mila a più di un milione e 600mila). Per l’Istat, “uno dei motivi per il quale la primo-nuzialità in Italia arretra si deve alla trasformazione del processo di transizione alla vita adulta”. Ma a produrre “un effetto strutturale negativo” sui matrimoni è anche il ridimensionamento numerico delle nuove generazioni, dovuto alla bassa fecondità.
Nel 2023 il 58,9% dei matrimoni è stato celebrato con rito civile, in continuità con il valore dell’anno precedente (56,4%) e in linea con l’aumento tendenziale osservato nel periodo pre-pandemico (52,6% nel 2019). Il rito civile è chiaramente più diffuso nelle seconde nozze (95,0%), essendo spesso una scelta obbligata, e nei matrimoni con almeno uno sposo straniero (91,2% contro 52,7% dei matrimoni di sposi entrambi italiani). La scelta del rito civile va però diffondendosi sempre di più anche tra i primi matrimoni (47,5% nel 2023).