C’è qualcosa di fiabesco nella foto del maschio di volpe rossa che scende lungo un pendio innevato, scelta come immagine guida della mostra “Il paese della biodiversità. Il patrimonio naturale italiano” di National Geographic Italia e National Biodiversity Future Center (NBFC) con il Cnr, ospitata fino al 30 aprile a Roma, nella sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Le impronte leggere dell’animale, visibili solo grazie a un riflesso di luce, richiamano il silenzio della caccia. Negli occhi, inaspettatamente puntati verso l’obiettivo, pare di scorgere una scintilla di curiosità, che dura forse l’istante del clic, lasciando poi alla vita il suo ritmo, dettato da necessità e stagione. E chissà magari rispetto – e dunque lezione – di una specie diversa che abita lo stesso ambiente.
IL PERCORSO
Articolato in cinque sale, il percorso espositivo riunisce una cinquantina di scatti – una sezione è anche digitale – firmati dal collettivo The Wild Line, composto dai fotografi naturalistici Marco Colombo, Bruno D’Amicis e Ugo Mellone – che illustrano la biodiversità italiana, mostrano il lato selvaggio del nostro Paese e indagano il legame tra le specie, senza trascurare le conseguenze delle attività umane e dei cambiamenti climatici.
«Quando si parla di biodiversità e della sua importanza, anche per la salute dell’uomo, abitualmente ci si rivolge al mondo scientifico, ma è fondamentale che sia tutta la popolazione a riflettere sul tema, cominciando già dai bimbi – spiega Riccardo Coratella, direttore generale NBFC – Per questo abbiamo ideato la mostra con il Cnr e anche “Elogio della diversità», curata da Sapienza, ora in corso a Palazzo delle Esposizioni.
Il nostro centro, nato due anni fa, che riunisce 1400 eccellenze e altre 700 realtà di ricerca, mira proprio a far conoscere e riconoscere la ricchezza che la biodiversità rappresenta”.
LA CONSERVAZIONE
Occhi e obiettivi sono puntati sul nostro Paese perché è quello che, in Europa, ha la più grande varietà di specie viventi e il più alto tasso di specie endemiche. E più del 50% delle specie vegetali e il 30% di quelle animali è presente solo in Italia. Una storia da raccontare e soprattutto un patrimonio – di vita – da tutelare. Non a caso, il National Biodiversity Future Center ha identificato nella conservazione della biodiversità vegetale e animale una delle sfide più cruciali per l’Italia e l’intero bacino del Mediterraneo, che ospita oltre il 30% di ecosistemi gravemente compromessi. Da qui, l’idea di creare iniziative per coinvolgere il pubblico. “In mostra ci sarà sempre uno scienziato pronto ad accompagnare i visitatori e a rispondere alle loro domande. Confidiamo che in Italia si possa sviluppare anche un turismo della biodiversità”, sottolinea Coratella. Perché il primo obiettivo è fare cultura della biodiversità, farla vedere. E comprendere. Ecco allora l’orso appenninico, il lanario, la foca monaca del Mediterraneo e molte altre specie. La gran parte degli animali ha lo sguardo rivolto verso l’osservatore, quasi a chiedergli conto di ciò che ha fatto per la natura e, più ancora, a porre interrogativi su ciò che farà.
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