di
Virginia Piccolillo

Agenti e militari potranno continuare a lavorare da indagati o imputati e lo Stato sosterrà le loro spese legali fino a diecimila euro. La premier Meloni: «Non è un blitz ma una scelta del governo»

«Prevederemo una specifica tutela legale a favore del personale del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico. I nostri agenti di polizia e i nostri militari che dovessero essere indagati o imputati per fatti inerenti al servizio potranno continuare a lavorare e lo Stato sosterrà le loro spese legali, fino ad un massimo di diecimila euro per ogni fase del procedimento. Una norma sacrosanta che le nostre forze di polizia aspettano da molto tempo, e che è nostro dovere assicurare loro»: lo ha annunciato in consiglio dei ministri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che poi ha aggiunto: 

«Sono norme necessarie che non possiamo più rinviare. Ecco perché, d’accordo con Antonio Tajani e Matteo Salvini, abbiamo deciso di trasformare il testo del pacchetto sicurezza attualmente all’esame del Parlamento, comprese le migliorie che vi ho appena ricordato, in un decreto-legge, che quindi sarà immediatamente operativo ed entrerà subito in vigore».



















































Sulla difesa delle forza dell’ordine la premier ha poi precisato: «C’è chi l’ha definita “scorciatoia”, chi addirittura un “blitz”. Ecco, io penso che non sia nessuna delle due cose, ma semplicemente una scelta che il Governo legittimamente ha deciso di prendere, per rispettare gli impegni presi con i cittadini e con chi ogni giorno è chiamato a difendere la nostra sicurezza».

No alla custodia cautelare in carcere per donne in gravidanza o con bimbi minori di un anno, ma solo in un istituto di custodia attenuata per detenute madri. No al divieto di vendita delle sim card agli immigrati irregolari, per l’identificazione varrà il titolo di soggiorno, passaporto o documento di viaggio, ma sì alla chiusura da cinque a trenta giorni per chi vende le schede telefoniche senza identificare il compratore. No all’obbligo per la pubblica amministrazione di fornire informazioni ai servizi segreti, sì alla partecipazione degli 007.
 
Il Consiglio dei ministri trasforma in decreto legge il testo del disegno di legge sicurezza in discussione in Parlamento, sia pure modificando le parti più invise al Colle. Nel provvedimento anche disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e dell’ordinamento penitenziario.

Sulle barricate l’opposizione. È una «forzatura gravissima, sarà battaglia durissima», dice l’M5S. «Ci batteremo in Parlamento e nelle piazze da oggi», promette il presidente dei senatori dem Francesco Boccia. E Magi (+Ue) chiama tutti a raccolta «In piazza contro il golpe liberticida». Mentre il presidente Anm, Cesare Parodi parla di scelta «molto chiara e legittima» che avrà «ricadute sulla gestione comune della giustizia nel paese».

Non entra invece, nel testo del decreto, lo scudo penale. Ma il ministro Carlo Nordio ha annunciato che lo metterà a punto «subito dopo la “madre di tutte le riforme”, quella della separazione delle carriere». Ieri ha anticipato il suo intento agli stati generali della protezione civile, in corso a Roma fino a domenica. Dopo l’intervento del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano: «Esistono tragedie non sempre fronteggiabili, non sempre prevedibili anche la giurisprudenza dovrebbe farsene una ragione evitando la logica di dover trovare un colpevole ad ogni costo per ogni cosa». 

E la protesta del ministro della protezione Civile Nello Musumeci: «A ogni calamità serve un capro espiatorio. C’è un principio su cui dobbiamo confrontarci anche con la magistratura: la responsabilità penale degli operatori di Protezione civile riguarda tutti. Non possiamo fare di sindaci e operatori di Protezione civile “carne da macello”».

Il ministro della giustizia intende intervenire su tre piani. Il concetto di colpa, «elaborato negli anni 30 e ormai completamente superato». Il nesso di causalità, “secondo cui non impedire un evento equivale a cagionarlo”. E l’iscrizione automatica nel registro degli indagati: «Che è un atto dovuto ma, ormai, anche un “marchio di infamia”».

Fuori da Palazzo Chigi tensioni e scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, durante il presidio in piazza del Pantheon, organizzato dalla «Rete Nazionale No Ddl Sicurezza», che ha chiamato a raccolta tutta la società civile, movimenti, partiti e sindacati. Presenti alla manifestazione Pd, M5s, Avs, +Europa e Cgil. In piazza anche esponenti politici, per il Pd Francesco Boccia, Filippo Sensi, Beatrice Lorenzin, e il segretario romano Enzo Foschi; per M5s le senatrici Aida Lopreiato, Elisa Pirro e Elena Sironi, Valentina D’Orso. Per +Europa Riccardo Magi. Le forze dell’ordine hanno respinto i manifestanti che cercavano di forzare il blocco verso palazzo Chigi dopo avere lanciato delle bottiglie.

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4 aprile 2025 ( modifica il 4 aprile 2025 | 19:37)