Secondo una recente analisi condotta dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dal Centro Ricerche Enrico Fermi di Roma, su incarico di ECCO e Transport & Environment, senza una strategia industriale chiara e misure di sostegno mirate alla riconversione elettrica, il settore rischia di dimezzare il proprio valore produttivo entro la fine del decennio.

Le stime parlano di una contrazione compresa tra il 56% e il 58% del valore del comparto, che potrebbe scendere fino a 7,49 miliardi di dollari, con impatti diretti anche sulla domanda interna. E questo è solo lo scenario più ottimistico, mentre con il più pessimistico, con un calo di -77,6% rispetto al 2020, il controvalore del mercato produttivo delle auto in Italia scenderebbe ad appena 4,66 miliardi di dollari.

L’analisi distingue, infatti, tra diversi livelli di conseguenze. Nello scenario più contenuto, chiamato “Low Intervention”, ovvero con una maggiore capacità dell’economia di riassorbire i lavoratori in esubero grazie agli aiuti statali, le conseguenze comunque sarebbero pesanti: oltre 66 mila posti persi lungo la filiera – di cui il 37% diretti – e un costo per le finanze pubbliche di circa 510 milioni di dollari destinati alla cassa integrazione.

Transport & Environment

Il quadro diventa ancora più critico nello scenario “High Intervention”. Qui le perdite occupazionali dirette raggiungono quota 30 mila unità. Sommando i lavoratori impiegati nei settori correlati, si superano le 94 mila unità. In questo contesto, il fabbisogno di cassa integrazione esplode: quasi 2 miliardi di dollari, il doppio dell’intera spesa pubblica destinata nel 2022 al welfare per i disoccupati, non solo nel settore automotive.

La riflessione centrale dello studio ruota attorno a un concetto preciso: il costo dell’inazione. Senza un piano per la transizione elettrica, non solo si perde competitività, ma si acuisce una crisi già in atto da tempo. Andrea Boraschi, direttore di Transport and Environment Italia, sottolinea che i problemi del comparto non nascono con la mobilità elettrica, ma la transizione rappresenta oggi la direzione obbligata per riallinearsi con l’industria globale.

Boraschi evidenzia anche l’importanza di un contesto normativo e fiscale che offra certezze, accompagnato da un sostegno concreto alla produzione delle tecnologie chiave lungo tutta la catena di fornitura. Modelli vincenti non mancano, come dimostrano gli interventi statunitensi in favore dell’industria nazionale.

Fra le proposte operative contenute nel briefing, spiccano misure indirizzate sia alla domanda che all’offerta. Da un lato si suggerisce di accelerare l’elettrificazione delle flotte aziendali e di introdurre meccanismi premiali come l’Ecoscore o forme di social leasing per facilitare l’accesso all’elettrico. Dall’altro si propone un uso mirato della leva fiscale per sostenere la produzione di veicoli e componenti. Lo studio invita a considerare la transizione non solo come una questione ambientale, ma anche come un’opportunità industriale ed economica, da cogliere con strumenti concreti.