di
Enrico Marro
S&P Global Ratings ha alzato i rating sovrani a lungo termine in valuta estera e locale dell’Italia da BBB a BBB+ e ha confermato i rating a breve termine ad A-2. L’outlook è stabile
La buona notizia arriva a tarda sera, dopo una giornata dove le previsioni del governo e della Banca d’Italia sulla crescita del Pil erano state riviste al ribasso per via dei dazi. L’agenzia Standard & Poor’s migliora il rating sul debito sovrano dell’Italia, da Bbb a Bbb+, mantenendo l’Outlook, a «stabile» come lo scorso ottobre. La promozione sul rating, dice S&P «riflette il miglioramento dell’economia dell’Italia in un contesto di crescenti venti contrari a livello globale, nonché i graduali progressi compiuti nella stabilizzazione delle finanze pubbliche».
La valutazione
La decisione di Trump di sospendere per tre mesi i dazi annunciati «significa che il colpo all’economia dell’Italia — si legge ancora — sarà gestibile, parzialmente attenuato dall’accelerazione degli investimenti pubblici e dallo stimolo fiscale tedesco». S&P prevede quindi «che il rapporto debito-pil si stabilizzerà a partire dal 2028». A favore dell’Italia, dice l’agenzia, gioca anche la «continuità politica» e la «stabilità della maggioranza» di governo. «Le nostre proiezioni — avverte però S&P — riflettono l’ipotesi che i dazi Usa di base sulle merci dell’Ue (incluse quelle italiane) rimangano al 10%».
Le reazioni
Immediata la soddisfazione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: «Il giudizio di S&P premia la serietà dell’approccio del governo alla politica di bilancio. Nel clima generale di incertezza, prudenza e responsabilità continueranno a essere la nostra linea di azione».
Il Dfp
Non a caso, nel Dfp, Documento di finanza pubblica, che il governo ha inviato al Parlamento, Giorgetti, pur rivendicando il «notevole miglioramento della finanza pubblica nel 2024», mantiene la consueta cautela nelle previsioni, con il Pil visto in aumento di 0,6% quest’anno e 0,8% nel ‘26 e nel ‘27. Ma, in caso di ulteriori tensioni sull’export, la già modesta crescita, avverte il documento, si fermerebbe a 0,5% nel 2025 e 0,6% nel ‘26. E ne risentirebbero il deficit (2,9% del Pil l’anno prossimo invece del 2,8%) e il debito (138,1% del Pil nel 2026 anziché 137,6%).
Le previsioni del governo
L’Ufficio parlamentare di bilancio, ha validato le previsioni del governo, ma «assumendo la piena e tempestiva realizzazione del Pnrr e le ipotesi del ministero dell’Economia sul contesto internazionale». Ipotesi, sottolinea l’authority, sottoposte però a una incertezza che determina rischi «nettamente orientati al ribasso». Del resto, secondo lo stesso Upb, la crescita del Pil nel primo trimestre 2025 non è andata oltre lo 0,25%.
L’andamento dei conti
Anche la Banca d’Italia, nelle nuove stime rilasciate nel Bollettino economico, è allineata con le previsioni del Dfp (Pil +0,6% nel 2025 e +0,8% nel ‘26). Mentre le imprese sono chiamate a navigare in queste acque agitate, i lavoratori continuano a stringere la cinghia. Nel Bollettino si legge infatti che in Italia, nel 2024, nonostante la crescita delle retribuzioni contrattuali, i salari sono stati ancora inferiori di circa l’8% in termini reali rispetto ai livelli del 2021.
Le misure
Nel Dfp il governo promette un rafforzamento delle politiche per la famiglia e per l’occupazione di giovani e donne. Tra le cose che non hanno funzionato, il documento parla degli incentivi Transizione 5.0 per le imprese, dove sono stati spesi solo 500 milioni su 6,3 miliardi, e sul concordato biennale, la sanatoria fiscale cui ha aderito solo il 13% della platea interessata.