La Ferrari cresce ma resta a zero podi. Leclerc è frustrato, Hamilton deve imparare più in fretta
La legge del deserto, un tempo era un posto amico della Ferrari, ancora a secco di podi. La scrive Oscar Piastri, 24enne di Melbourne, apparentemente gelido, che festeggia mostrando il ditino come faceva Vettel. Il ritorno in Bahrein, quaranta giorni dopo i test pre-campionato, doveva fornire risposte e le ha date: l’australiano si è preso la McLaren ed è pronto a prendersi il Mondiale. Cinquanta Gp disputati, terza stagione in F1. Quattro vittorie contro le cinque di Norris (139 presenze), un comportamento da leader. In qualifica con la pole, in gara alla partenza e al restart dietro alla safety car, con il giro veloce in un Gp vivacissimo.
Non guida un’astronave ma una macchina che ha un leggero vantaggio e lui, al contrario di Lando (altra galleria di errori), sa sfruttarlo. Non ha la Red Bull del 2022 e 2023 che Verstappen rimpiange «perché tutto quello che poteva andare storto è andato storto: una catastrofe ben oltre il sesto posto».
Oscar ha la macchina che Leclerc non ha mai avuto nei suoi sette anni a Maranello e che era convinto di avere quest’anno. Si era illuso, o era stato illuso dalla fanfara per l’arrivo di Hamilton.
L’umore del monegasco è cambiato dopo averla battezzata proprio a Sakhir, tornarci è stata una seduta dallo psicanalista, una presa di coscienza. Una penalità di Russell lo aveva promosso in prima fila, il copione non si è ripetuto quando l’inglese della Mercedes, finito di nuovo sotto indagine, è stato scagionato per uso non corretto dell’ala mobile a causa di un malfunzionamento del sistema di gestione dei tempi.
La Ferrari deve rivedere gli obiettivi e pensare a far funzionare i correttivi che qualche progresso hanno portato, poi si vedrà: più che di ripresa, tecnicamente, è un rimbalzo dopo una picchiata tipo Wall Street dei giorni scorsi. Lo spiega Charles: «È deludente dare tutto, fare il massimo e scoprire che non basta per il podio. Ma ora il nostro valore è questo e non mi viene da sorridere». Tutto il potenziale che c’era da estrarre — per usare parole care a Vasseur («Siamo sempre a due-tre decimi dalla McLaren, la safety car ci ha penalizzato»)— è stato tirato fuori, i dubbi sulle strategie (lui e Lewis al via hanno montato gomme medie anziché le soft come tutti gli altri davanti) svaniscono di fronte ai limiti: «Quando manca il ritmo qualsiasi tattica non funziona come dovrebbe. Non eravamo abbastanza veloci. Quando ero dietro a George (Russell ndr) mi sono accorto che la loro macchina è più completa».
Insomma, la Ferrari aggiornata è terza forza e deve anche ritrovare il vero Hamilton, scosso da un moto d’orgoglio (da nono a quinto). «Non mi aspettavo che l’adattamento fosse così difficile. E comunque spero di aver dimostrato che voglio reagire quanto prima. Credo di aver imparato tantissimo». Ma per tornare a essere il primo della classe la strada è lunga.