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Ultim’ora news 3 maggio ore 12

Quanto influisce l’invecchiamento della popolazione sul mercato del lavoro? Entro i prossimi dieci anni, secondo dall’ufficio studi della Cgia, che ha elaborato le previsioni demografiche dell’Istat, la popolazione in età lavorativa presente in Italia diminuirà di quasi 3 milioni di unità (-7,8%). Se all’inizio del 2025 questa fascia demografica contava 37,3 milioni di persone, nel 2035 la platea nel  scenderà a 34,4 milioni. 

Il declino demografico porterà anche a un rallentamento nella crescita del pil, con le imprese che incontreranno difficoltà nel reperire giovani lavoratori. E nemmeno il ricorso alla manodopera straniera potrà risolvere completamente la situazione. Una società con una popolazione sempre più anziana dovrà inoltre affrontare un aumento rilevante della spesa previdenziale, sanitaria e assistenziale, con implicazioni molto negative anche sui nostri conti pubblici.

Le grandi imprese meglio delle pmi

Le imprese già denunciano difficoltà nel reperire personale qualificato da inserire nei propri organici. Nei prossimi anni, tuttavia, secondo il report della Cgia, il Mezzogiorno potrebbe incontrare meno problemi rispetto al Centronord. A differenza di quest’ultimo, infatti, il Sud e le Isole presentano  t assi di disoccupazione e inattività molto elevati, che potrebbero consentire di colmare almeno parzialmente le lacune occupazionali previste soprattutto nel settore agroalimentare e in quello turistico.

Per quanto riguarda le medie e grandi imprese la problematica potrebbe risultare meno rilevante rispetto alle pmi: grazie alla possibilità di offrire salari superiori alla media, orari flessibili, benefit e pacchetti significativi di welfare aziendale, i giovani presenti sul mercato del lavoro tenderanno a preferire le realtà più strutturate.

 A Napoli calo record

Secondo lo studio della Gcia, i maggiori cali della popolazione in età lavorativa si verificheranno nel Mezzogiorno. Dei 3 milioni di persone in meno che occuperanno la fascia anagrafica tra i 15 e i 64 anni, la metà interesserà le regioni del Sud. La situazione più critica riguarderà la Sardegna che entro il prossimo decennio subirà una riduzione di questa platea di persone del 15%, seguita da Basilicata (-14,8%), Puglia (-12,7%), Calabria e Molise . Al contrario le regioni meno investite da questo fenomeno saranno il Trentino Alto Adige (-3,1%) la Lombardia (-2,9%) e l’Emilia Romagna (-2,8%).