È una dichiarazione di principio, non una riforma in profondità, per il momento: Choose Europe for Science, il programma inaugurato ieri alla Sorbona su invito di Emmanuel Macron e alla presenza della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è la risposta degli europei all’attacco di Donald Trump contro la ricerca e le università.

L’EUROPA “ALLARGATA” (non solo i 27 ma anche Gran Bretagna, Norvegia, Svizzera) invita i ricercatori del mondo, statunitensi in testa, a venire nei laboratori del vecchio continente, dove viene promesso il rispetto della tradizione di libertà e autonomia accademica, stabile e senza tabù. L’analisi che viene fatta è che l’attrattività della ricerca e i suoi effetti nell’economia sono stati all’origine della forza degli Usa, ora sotto i colpi del vandalismo di Trump. L’Europa vuole sostituirsi agli Usa per favorire l’innovazione, von der Leyen si impegna a aggiungere 500 milioni di euro per il periodo 2025-27, la Francia ne aggiunge 100 per accogliere ricercatori extra europei nei propri laboratori. Un finanziamento che resta modesto, se paragonato ai miliardi – anche dei privati – impegnati negli Usa. Ma che va addizionato ai 95,5 miliardi del programma europeo Horizon per il 2021-27, in aumento del 30% sul precedente e che riguarda 35mila progetti e 40mila organizzazioni. Ursula von der Leyen ha ribadito l’obiettivo di arrivare al 3% del pil di investimento nella ricerca in ogni paese Ue.

Alcuni paesi sono già al di sopra (Svezia al 3,6, Germania 3,1, Austria, Olanda), altri al di sotto (Spagna e Italia 1,4%). La Francia è un po’ sopra la media Ue, ma resta al 2,1% – 61,7 miliardi – con finanziamenti in stagnazione (quindi in calo per l’inflazione) da più di un decennio e con minacce di tagli a causa dei conti pubblici in rosso.

L’Europa deve anche fare i conti con le divisioni e la concorrenza interna. Ieri l’Italia si è distinta, la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, non è venuta alla Sorbona (sostituita dall’ambasciatrice), per ripicca: Macron è accusato dal governo italiano di voler mettere in avanti la ricerca francese, con la piattaforma Choose France, mentre per Roma la sede più adeguata per il lancio di Choose Europe for Science avrebbe dovuto essere il consiglio Competitività del 23 maggio prossimo. L’Italia mette in avanti il progetto di favorire il rientro dei ricercatori italiani fuggiti all’estero, in un’ottica nazionalista inopportuna, particolarmente in questo campo. Gli stipendi dei ricercatori in Italia sono molto al di sotto non solo di quelli americani – questo vale in generale per tutti gli europei – ma anche rispetto ai principali paesi Ue (con la Germania, che pure a tagliato i fondi, lo stipendio è di circa la metà).

ALL’ORIGINE di questa iniziativa europea, c’è lo stupore per gli attacchi di Trump, sui finanziamenti “discrezionali”, che colpiscono in particolare le ricerche sul cambiamento climatico, per non parlare di tutto ciò che viene condannato come “woke”. «Nessuno avrebbe mai potuto immaginare» una deriva del genere, «impensabile», ha affermato Macron, «un errore di calcolo» per Ursula von der Leyen, fatto da Trump, e che può andare a vantaggio dell’Europa. Macron ha legato la libertà della ricerca alla democrazia e al «rapporto con la verità»: fare la guerra alla scienza equivale a spalancare la porta al complottismo. C’è anche l’emergenza di trovare una risposta alla minaccia di distruzione di dati in seguito all’attacco di Trump e alla necessità di garantire la continuità delle ricerche in corso in Europa, in collaborazione con gli Usa.
Ieri ci sono state due tavole rotonde alla Sorbona, la prima sulla libertà accademica e la ricerca come bene pubblico, la seconda sui mezzi per lottare contro la dipendenza europea nella ricerca.

La filosofia di Choose Europe for Science si inserisce nella scia del modello americano: Macron ha parlato di «valorizzazione dei progetti», che mettono in concorrenza i laboratori, una strategia di ricerca che mira a produrre effetti nell’economia. Questa filosofia è contestata dai ricercatori francesi, che ieri hanno accolto con molto scetticismo Choose Europe. Le organizzazioni dei ricercatori mettono in evidenza la necessità di perennità e stabilità di finanziamenti, e sottolineano che quasi la metà degli scienziati del Cnrs sono in situazione precaria (il Cnrs è la più grossa struttura di ricerca europea).