In Italia lavora solo il 62,3% delle madri contro il 91,5% dei padri. Il 20% delle donne smette di lavorare dopo la maternità, in caso di figli con disabilità la percentuale sale al 35%. Dati emersi dal rapporto Save the children, in collaborazione con l’Istat, «Le equilibriste – la maternità in Italia nel 2025».

Di pari passo va il calo di natalità, crollato del 2,6% rispetto all’anno precedente: nel 2024 ci sono stati solo 370mila nati. Il tasso di fecondità è ai minimi storici: 1,18 figli per donna.

Tasso di occupazione: nella fascia d’età 25-54, gli uomini raggiungono l’84,1%, le donne si fermano al 64,9%. Rimane inoltre un’evidente differenza geografica: al nord Italia l’occupazione maschile raggiunge l’87% per chi è senza figli e il 96,3% per chi ha figli minori.

L’occupazione femminile ha la tendenza opposta: lavora l’80,2% delle donne senza figli e solo il 74,2% di quelle con minori.

Anche al Centro lo svantaggio femminile vede una differenza di cinque punti tra le donne senza figli e quelle con. Al Sud, inoltre, la partecipazione al mercato del lavoro crolla: le donne senza figli sono il 49,4%, quelle con minori il 44,3%. «Gli uomini con figli lavorano più degli uomini senza figli, per le donne è l’opposto».

Scatti salariali, 15 anni dopo la nascita del primo figlio le madri vedono un aumento di stipendio del 57% inferiore rispetto alle donne senza figli: «Il 67% di questa penalità è attribuibile a una riduzione delle settimane lavorate, poi ci sono il part-time e salari più bassi».

La condizione socio-economica peggiore per le donne è in Basilicata, seguita da Campania e Puglia.