Secondo i nuovi dati dei CDC statunitensi, l’autismo è in costante aumento, mentre in Italia le diagnosi restano poche e gli interventi mirati faticano ad affermarsi. Il confronto con altri Paesi evidenzia gravi ritardi nell’adozione delle pratiche più efficaci, soprattutto nei servizi sanitari e scolastici destinati ai minori con ASD.

I dati USA mostrano un aumento costante dell’Autismo

Nei centri ADDM dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), presenti in 16 Stati americani, si monitorano con cadenza biennale i casi di autismo tra i bambini di 4 e 8 anni. L’ultima indagine riferita al 2022 mostra che 1 bambino su 31 (32,2 per mille) di 8 anni ha una diagnosi di disturbo dello spettro autistico (ASD), in aumento rispetto al 2020 (1 su 36) e al 2018 (1 su 44). La variabilità tra i siti è significativa: dal 9,7 per mille in Texas al 53,1 per mille in California. La prevalenza nei maschi è 3,4 volte superiore rispetto alle femmine (49,2 contro 14,3 per mille). Solo il 39,6% dei bambini con ASD presenta anche disabilità intellettiva.

Italia ferma a dati vecchi e numeri sottostimati

Nel 2019 l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha stimato in Italia un caso ogni 77 bambini, pari a una prevalenza di circa 13 per mille, valore simile a quello rilevato negli USA nel 2008. Le madri americane, oggi ben informate, ricorrono precocemente a interventi intensivi basati sull’ABA (Applied Behaviour Analysis), raccomandati dalle linee guida dell’American Academy of Pediatrics. Negli Stati Uniti, gli interventi sono spesso sostenuti da assicurazioni e sistemi statali, spingendo le famiglie a migrare verso Stati più generosi, aumentando così la domanda di diagnosi precoci. In Italia, invece, l’adozione dell’ABA è limitata, nonostante le raccomandazioni contenute nella Linea guida ministeriale n. 21 del 2011, che ha segnato il superamento della visione psicoanalitica secondo cui l’autismo derivava da carenze affettive materne.

Autismo: il passo indietro nelle Linee guida italiane

Purtroppo, nel 2023 l’ISS ha annullato la Linea guida n. 21, pur confermata nel 2015 e citata nelle Linee di indirizzo del 2018, ancora vigenti. Il Centro Nazionale di Eccellenza Clinica ha promosso l’idea che tutti gli approcci siano equivalenti, anche senza evidenze di efficacia, creando il cosiddetto “Effetto pavimento”, ovvero l’omologazione verso il basso. Secondo il prof. Carlo Hanau dell’associazione A.P.R.I., ciò avrebbe rischiato di escludere dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) proprio gli interventi con efficacia intermedia, come l’ABA, a vantaggio di approcci meno costosi ma anche meno efficaci. In realtà, gli interventi ABA non richiedono strutture residenziali, ma possono essere organizzati sul territorio e nelle scuole, dove già esiste personale formato da valorizzare.

La scuola e la sanità devono colmare il divario

Nell’ultima Linea guida 2023 dell’ISS per bambini e adolescenti con ASD, è stato parzialmente corretto l’errore con una tabella (pagg. 190-192) che evidenzia l’efficacia superiore degli interventi ABA nel ridurre i comportamenti problema che ostacolano l’inclusione scolastica e sociale. Paesi come l’Australia mostrano che investire in interventi precoci, intensivi e supervisionati può portare a risparmi a lungo termine e migliorare significativamente la qualità della vita delle persone con autismo. La Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo 2025 ha visto il coinvolgimento di ANGSA, Anffas e tutti i Lions italiani con il service nazionale “Autismo e inclusione, nessuno escluso”. Ora serve una risposta concreta da parte delle istituzioni per recuperare il ritardo rispetto ai Paesi più avanzati.

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