Biodiversità a rischio e Italia in grave ritardo nell’attuazione della Strategia europea sulla biodiversità al 2030. Con il ritmo attuale, l’obiettivo di avere il 30% di territorio e di mare protetto sarà forse raggiunto fra 80 anni. Troppo tardi per la tutela della biodiversità, che richiede un’azione immediata, tanto più necessaria in un Paese quale l’Italia che è un tesoro di biodiversità per diverse specie. Fra queste le orchidee.

È appunto alle orchidee selvatiche che è dedicato il focus del Report sulla Biodiversità a rischio 2025, il rapporto diffuso oggi da Legambiente. alla vigilia della Giornata Mondiale della Biodiversità. Lo studio analizza alcuni progetti di tutela e buone pratiche e fa un punto sui gravi ritardi che l’Italia ha accumulato rispetto agli obiettivi europei 2030 in fatto di tutela e conservazione della biodiversità e creazione di nuove aree protette.

«In Italia la perdita di biodiversità e in particolare delle orchidee – commenta Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente – sottolinea i limiti di un approccio passivo e l’importanza di integrare protezione, politica e ricerca scientifica. Le zone umide italiane insieme alle praterie semiaride, pur ospitando un’elevata diversità di orchidee, sono tra gli habitat meno tutelati. Solo unendo ricerca, politica e azione concreta sarà possibile garantire prosperità alla straordinaria diversità biologica. Siamo ancora in tempo per rallentare i processi di estinzione: proteggere gli habitat, sostenere la ricerca, coinvolgere cittadini e istituzioni».

Biodiversità, a che punto siamo con l’obiettivo del 30% di territorio e mare protetto?

La Strategia europea sulla biodiversità si impegna a frenare la perdita di biodiversità e a ridurre l’impatto della crisi climatica.

La Ue si è impegnata a sbloccare 20 miliardi di euro l’anno. Mentre alcuni impegni sono in capo agli Stati che da parte loro “devono puntare alla creazione di nuove zone protette e tutelare almeno il 30% della superficie terrestre e dei mari e proteggerne almeno il 10% in maniera rigida, e ripristinare gli ecosistemi terrestri e marini degradati in tutta Europa entro il 2030” aumentando l’agricoltura biologica, riducendo la nocività dei pesticidi, invertendo il declino di api e impollinatori.

A questa Strategia si aggiunge la legge sul ripristino della natura, che ha fra i suoi obiettivi quello di ripristinare almeno il 20% delle terre emerse e il 20% degli ecosistemi marini entro il 2030, per arrivare entro il 2050 al ripristino di tutti gli ecosistemi terrestri e marini.

“Quando si tratta di sostenere a parole gli impegni per la biodiversità il nostro Paese è sempre in prima linea fornendo contributi importanti alla definizione di queste strategie, ma quando si passa alle politiche concrete la nostra azione segna il passo e la nostra credibilità cala vertiginosamente – scrive Legambiente in “Biodiversità a rischio” – Ne sono la prova i ritardi accumulati dal nostro Paese per raggiungere i target previsti dopo 5 anni dall’avvio della Strategia e a metà del decennio che si concluderà nel 2030”.

Biodiversità e nuovi parchi, i ritardi

L’Italia insomma è indietro nell’attuazione della strategia e nello stanziamento delle risorse per la creazione di nuovi parchi naturali.

I tempi per istituire parchi e aree marine protette sono molto lunghi: dall’approvazione della legge alla operatività di un’area protetta, spiega Legambiente, passano circa 7/8 anni.

“Al ritmo attuale l’Italia rischia di centrare l’obiettivo del 30% di territorio e di mare protetto tra ben 80 anni. Un ritardo inaccettabile per un Paese come l’Italia che custodisce uno dei patrimoni di biodiversità più ricchi in Europa, dato che mancano solo cinque anni alla scadenza degli obiettivi europei. Ad oggi le uniche nuove aree protette create sono state il Parco nazionale del Matese, istituito ad aprile 2025 dopo un lungo e travagliato iter, mentre è stato sbloccato l’iter per l’area marina protetta di Maratea”.

L’Italia ha 25 parchi nazionali con cinque aree protette (Parco nazionale della Majella, Parco del Grasso e Monti della Laga, Parco del Vesuvio, Parco nazionale del Cilento, Vallo Di Diano e Alburni, e Parco nazionale del Gargano) che il 5 giugno festeggeranno 30 anni di storia. E i successi ci sono stati: oltre 3 mila camosci, all’inizio degli anni ’90 quasi estinti, sono stati reintrodotti in tutto l’Appennino; c’è la tutela del lupo in Majella dove se ne contano circa un centinaio; l’orso bruno conta una popolazione di circa cinquantina di individui; per la tutela della biodiversità marina si segnala la tartaruga Caretta caretta nel Gargano, dove grazie alla sinergia con il Centro Tartarughe Marine a Manfredonia sono state soccorse e curate in questi anni oltre 2mila esemplari.

Ci sono però una lunga lista di parchi e riserve in attesa di attuazione, alcune previste da leggi del Parlamento o dei Consigli regionali e ferme a causa di complessi iter amministrativi, altre richieste dalle comunità locali o da associazioni. “Il risultato è che ci sono territori che inseguono la “chimera” dell’area protetta da 34 anni, come per il Parco nazionale del Gennargentu e del Delta Po, mentre per il Parco Nazionale della Costa Teatina, “solo” da 24, o da 18 anni come per i Parchi nazionali siciliani (Egadi, Eolie e Iblei)”, spiega Legambiente. E non va meglio per la tutela del mare e per alcune aree marine protette previste fin dal 1991 per le quali l’iter istitutivo non è nemmeno iniziato; altre sono state congelate dai Comuni, per altre si attendono decisioni definitive dal Ministero.

 

(Foto credit A. Iannarelli – Legambiente)

 

Biodiversità, l’Italia e le orchidee

L’Italia è uno dei paesi più ricchi di orchidee, unico nel Mediterraneo. Nel Paese si contano ben 240 specie di orchidee e di queste circa un quarto è costituito da specie endemiche. Ma oggi, denuncia Legambiente, le orchidee selvatiche sono sempre più rischio a causa della crisi climatica, delle attività antropiche, delle trasformazioni del paesaggio e dal commercio illegale.

In Sardegna nel 2025 si è estinta l’orchidea più rara della penisola, l’orchidea palustre Dactylorhiza elata subsp. sesquipedalis, che era presente in provincia di Nuoro. Delle 240 specie di orchidee presenti in Italia, solo quattro sono tutelate dalla direttiva europea Habitat.

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