Le indagini sul delitto di Garlasco si stanno concentrando sull’impronta numero 33, quella attribuita ad Andrea Sempio e individuata sul muro delle scale non molto lontano da dove fu trovato, il 13 agosto 2007, il corpo di Chiara Poggi. “La prossima settimana depositeremo una consulenza finalizzata a evidenziare una possibile traccia biologica nell’impronta”, ha fatto sapere l’avvocato Antonio De Rensis, che con la collega Giada Bocellari difende Alberto Stasi. Mentre gli investigatori hanno ultimato la raccolta di testimonianze degli amici di Sempio, “non sarebbe imminente” una convocazione come testi delle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Poggi. Il momento cruciale dell’inchiesta, al momento, rimane quello del prossimo 17 giugno, quando comincerà l’incidente probatorio sui reperti mai analizzati o riconsiderati ora con tecniche più sofisticate rispetto a quelle di quasi 18 anni fa.
La storia dell’impronta n. 33
Secondo i consulenti di Stasi, l’allora fidanzato della 26enne che sta ormai finendo di scontare 16 anni per l’omicidio, ritengono sia possibile estrapolare del materiale biologico dall’impronta 33, e quindi capire se ci sia o meno sangue di Chiara. La consulenza sarà depositata nei prossimi giorni ai pm di Pavia nell’indagine a carico di Sempio, amico del fratello della vittima. Gli inquirenti stanno cercando negli archivi, in particolare del Ris di Parma, l’intonaco grattato con un bisturi sterile ai tempi dei rilievi: allora le analisi sull’impronta furono senza esito, mentre ora potrebbero fornire risultati stando agli esperti incaricati dai legali di Stasi. Nel 2007 la traccia fu trattata con ninidrina, sostanza che, reagendo, aveva dato all’impronta una colorazione particolare a causa della rilevazione di amminoacidi presenti nel sudore e nel sangue. In questi anni, con i progressi nel campo delle tecniche scientifiche forensi, qualora il reperto venga recuperato, sono amplificate le possibilità di arrivare conclusioni che consentano di arrivare a nuovi dettagli.
Il genetista di Stasi: “Massima prudenza”
Il genetista Ugo Ricci, consulente della difesa di Stasi, ha precisato all’Agi il perimetro in cui potrà muoversi il team legale e scientifico che assiste l’unico condannato per il delitto. “Noi non potremo svolgere analisi autonome sull’impronta attribuita a Sempio, al massimo potremo offrire degli spunti ai consulenti della Procura o al gip. In ogni caso su questa impronta va esercitata la massima prudenza”. E poi: “Le attività tecniche sono state delegate dalla Procura di Pavia a dei consulenti e dal gip ai periti nell’ambito dell’incidente probatorio. Noi non sappiamo nulla delle attività della Procura che, posso immaginare, avrà anche degli assi nella manica ben nascosti”. Sull’impronta numero 33, “sembrerebbe che siamo di fronte a un’incongruenza clamorosa, se pensiamo che nel 2007 il Ris la considerava non utile e ora lo stesso Ris la valuta utile e individua 15 punti di contatto con quella di Sempio”, sottolinea Ricci. “Merito delle nuove tecnologie? No, dal punto di vista dattiloscopico non possiamo dirlo. Può essere che all’epoca non sia stata trovata utile dopo un primo confronto con l’indagato di allora, Stasi”, specifica. In ogni caso, avverte Ricci, gli accertamenti saranno complicati e per prima cosa bisognerà stabilire cos’è rimasto a disposizione della traccia a cominciare dall’intonaco grattato dal muro. “Per adesso abbiamo le fotografie, bisognerà capire se e cosa è rimasto, anche di quell’intonaco”, conclude.

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L’impronta digitale n. 10
Potrebbero aprire spiragli anche gli esami sull’impronta digitale numero 10, quella repertata sulla parte interna della porta di casa Poggi, che avverranno nell’ambito dell’incidente probatorio che comincerà il prossimo 17 giugno. Si tratta di un dito di una presunta “mano sporca” lasciata dall’assassino quando è fuggito: con i kit attualmente in commercio, si può stabilire se ci siano tracce ematiche riconducibili a Chiara e magari anche a qualche ulteriore profilo maschile. È già stato escluso che quell’impronta appartenga a Sempio o Stasi.

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La difesa di Sempio: “Frequentavo tutta la casa”
“Io frequentavo la casa, tracce mie in giro immagino che ci siano, è molto probabile. Poi la casa è diventata la scena del crimine. Molto probabilmente ci saranno mie tracce, me lo aspetterei, ero lì fino a pochi giorni prima. L’unica stanza che non ho mai frequentato era la camera da letto dei genitori”, ha spiegato Sempio in un’intervista a Sky TG24 il 28 marzo scorso, quasi due mesi prima che venisse a galla, il 20 maggio, l’esito della consulenza disposta dai pm sull’impronta sul muro delle scale. Un elemento – quella della frequentazione di tutta casa Poggi, tranne la camera dei genitori – che la difesa del 37enne vuole evidenziare. Sempio, aveva ribadito nei giorni scorsi la legale Angela Taccia dopo gli esiti della consulenza, “ha frequentato ogni angolo della casa tranne la camera da letto dei genitori di Chiara e di Marco”, compresa dunque la taverna e le scale in fondo a cui venne trovato il corpo di Poggi, e dove, sulla parete destra, è stata repertata l’impronta numero 33.

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