di
Cesare Zapperi

La premier, a differenza di esponenti del centrodestra che non voteranno, spiega che andrà ai seggi. Il suo «non voto» però non entrerà nel quorum

«Vado a votare, non ritiro la scheda. E’ una delle opzioni». Così la
presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a margine della Rivista militare per la festa della Repubblica, interpellata dai cronisti sui referendum dell’8 e 9 giugno. La premier sceglie una soluzione ad hoc per non sottrarsi ai seggi, come hanno detto di voler fare diversi esponenti del centrodestra a partire dal presidente del Senato Ignazio La Russa, e contemporaneamente non esprimersi sui cinque quesiti che fra pochi giorni saranno sottoposti agli elettori.

Ma questo cosa significa in concreto? Meloni risulterà tra i votanti oppure no? Una circolare del ministero dell’Interno è chiara al proposito: «Per quanto attiene la rilevazione del numero degli elettori, appare utile rammentare che coloro che rifiutano la scheda non dovranno essere conteggiati tra i votanti della sezione elettorale». Questa frase significa che pur recandosi al seggio, la premier non sarà conteggiata tra i votanti e quindi il suo non voto non sarà inserito nel conteggio utile al raggiungimento del quorum (50% più uno) necessario affinchè i referendum siano considerati validi. 



















































Immediata scoppia la polemica: «Meloni prende in giro gli italiani dicendo `vado a votare ma non voto´. Anziché dire se è favorevole o contraria ai 5 quesiti su lavoro e cittadinanza, conferma che vuole affossare i referendum e che teme il raggiungimento del quorum perché non ritirare le schede equivale a non votare». Lo afferma la segretaria del Pd, Elly Schlein. «Meloni – prosegue la leader dem – ha paura della partecipazione e di dire la verità che è sotto gli occhi di tutti: è contraria a contrastare la precarietà e migliorare la legge sulla cittadinanza. Invece di invitare all’astensione, e di farlo nel giorno della festa della Repubblica, avesse almeno il coraggio di andare a votare no. Noi invece voteremo convintamente 5 sì, e saremo tanti!».

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«Indigna ma non stupisce che Meloni non ritirerà la scheda e quindi non voterà al referendum dell’8 e 9 giugno in cui si sceglie se aumentare i diritti e le tutele dei lavoratori contro precarietà, incidenti sul lavoro, licenziamenti. In fondo in quasi 30 anni di politica non ha fatto nulla per tutelare chi lavora e si spacca la schiena ogni giorno, i ragazzi precari che non hanno la fortuna di aver fatto carriera in politica. E’ vergognoso che questo messaggio di astensione rispetto a una scelta importante arrivi da un Presidente del Consiglio il 2 giugno, giorno simbolo di un Paese che sceglie la Repubblica, della prima volta per le donne ammesse a un voto nazionale». Lo scrive sui social il leader M5s Giuseppe Conte a proposito delle parole della premier in vista del referendum. 

«Giorgia Meloni dice che andrà a votare ma non ritirerà le schede: una
dichiarazione furba ma falsa perché non si può andare a votare non ritirando le schede di alcun referendum. Un invito di fatto
all’astensione quindi, che fa impallidire soprattutto perché fatto durante la
cerimonia del 2 giugno, quando gli italiani con un referendum scelsero la Repubblica. I cittadini sono liberi di andare a votare e i leader politici di
dare le proprie indicazioni, ma che la premier mandi messaggi confusi che
invitano alla non partecipazione al voto è agghiacciante: è evidente ormai che Meloni e tutta la sua maggioranza temono il voto. Nel giorno in cui si celebra la Repubblica nata dal referendum, il nostro invito è di andare a votare e votare Si al referendum sulla cittadinanza». Lo afferma il segretario
di Più Europa Riccardo Magi, presidente del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza.

«Mancava solo la presidente del Consiglio, e la lista dei sabotatori del referendum è completa: prima il presidente del Senato, poi i ministri, ora anche la premier». Così Angelo Bonelli, parlamentare di Avs e co-portavoce di Europa Verde, a una settimana dal voto sui 5 referendum dell’8 e 9 giugno. «Non votano perché sanno di essere minoranza nel Paese, e usano l’astensionismo che a parole dicono di voler combattere a ogni elezione.  Se anche la Presidente del Consiglio è costretta ad annunciare che non ritirerà le schede, con l’obiettivo di non far raggiungere il quorum, significa una sola cosa: hanno paura della vittoria, perché sanno che il quorum può essere raggiunto», conclude Bonelli.

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2 giugno 2025 ( modifica il 2 giugno 2025 | 16:57)