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Immatricolazioni a maggio ferme ai livelli del 2024 – il mese chiude a -0,16% rispetto a un anno fa – con volumi da inizio anno sui livelli di quelli dell’anno scorso. Da gennaio a maggio le auto immatricolate in Italia sono state 722.452 con un calo dello 0,54% sullo stesso periodo del 2024. «Nel complesso, dunque, il mercato dell’auto dell’Unione è in stagnazione» spiega il Centro Studi Promotor nella sua nota mensile. Per quanto riguarda poi i concessionari interpellati dal Centro Studi Promotor, «in stagnazione resterà quantomeno nel breve periodo dato che l’acquisizione degli ordini nel mese scorso è stata bassa per il 97% degli interpellati, mentre il livello delle giacenze di auto nuove presso le concessionarie è stato alto per il 45% degli interpellati e l’affluenza di visitatori nelle show room è stata bassa per il 95% del campione».

In questo contesto di mercato, in casa Stellantis Fiat perde il 7% dei volumi nel mese, quasi il 10 da inizio anno, e scende poco sotto la quota del 10% di market share, Peugeot invece guadagna terreno, cresce a doppia cifra sia a maggio che nel periodo e chiude i cinque mesi sfiorando il 6% di market share. Lancia non riesce a prendere quota, Jeep non brilla e cala mentre Alfa Romeo conferma il buon momento di mercato e chiude con volumi in crescita da gennaio di oltre il 30% con una quota di quasi due punti di mercato.

Il mercato resta negativo in Italia anche per Volkswagen (-3,2% da inizio anno) e per Renault (-2% da gennaio) mentre crescono le immatricolazioni di Toyota, sia nel mese che da inizio anno, brand che si affianca a Fiat per volumi e quote di mercato in Italia. Tra i new comer, Tesla vede ulteriormente ridurre le sue vendite a maggio (-20,3%) e nel periodo mentre continua la galoppapa dei cinesi di Mg e di Byd. I primi hanno archiviato un market share prossimo al 4% con volumi in crescita di oltre il 40% da gennaio, mentre Byd è passata in un anno da 50 a quasi 2mila immatricolazioni, con una quota di mercato di un punto raggiunta da gennaio a maggio.

Il quadro europeo è sostanzialmente in linea con quello italiano, lontano di circa il 20% dai volumi pre-Covid recuperati invece dalla maggior parte dei mercati globali. «In questo quadro – sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – sembra proprio che il primo problema da risolvere sia come salvare l’auto europea dall’Unione Europea e dalle sue politiche ispirate non all’ambientalismo razionale, ma all’ambientalismo ideologico».

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