Gestori, duttili, con il pragmatismo di chi sa lavorare nell’emergenza: oggi sono i due principali candidati, ma Claudio è molto legato al progetto Gasperini


Fabio Licari

Giornalista

8 giugno 2025 (modifica alle 00:44) – MILANO

Si fa presto a dire: cambiamo allenatore. Come no. Ci sono sicure responsabilità tecnico-tattiche e gestionali di Spalletti che, forse, non è entrato nel ruolo di ct come ha sempre fatto in quello di allenatore. Ma c’è anche una Nazionale più modesta di quanto si pensasse. E un serbatoio impoverito da anni di calcio “all’italiana”: non nel senso di catenaccio, ma di atteggiamento remissivo, propensione difensiva, attenzione soltanto al risultato, insegnamento della tattica e non della tecnica individuale. Chiunque dovesse arrivare — in caso di ribaltone — dovrebbe lavorare in emergenza per salvare il Mondiale. Al futuro, purtroppo, si penserà dopo. Quali volti ha il presente? Sembra una questione a due: Claudio Ranieri e Stefano Pioli. Al fixing di oggi, più Pioli di Ranieri.

dualismo obbligato—  

Due allenatori pragmatici, di buon senso. Ancelottiani nel senso più bello della parola. Il rovescio della medaglia, lo sanno tutti, è che oggi si rimpiange la fuga velocissima del prototipo, Ancelotti, in Brasile. Se fosse ancora in attesa post-Real, Carletto avrebbe ricevuto l’invito federale a tenersi pronto, nel caso. Con Ancelotti sarebbero stati in lizza Allegri e Gasperini, altri neoassunti. Ranieri e Pioli non sono la primissima scelta, ma persone per bene con uno spiccato senso del dovere (e della missione).

Roma?s head coach Claudio Ranieri , last match   during the Serie A soccer match between Fc Torino and Roma  at Olympic Stadium in Turin , North Italy -  Sunrday ,  May 25 , 2025 . Sport - Soccer (Photo by Spada/LaPresse)

ranieri—  

Uno dei segreti meglio nascosti del calcio italiano. Sottovalutato finché, un giorno, ha vinto la Premier con un Leicester che, forse, non vale le leggendarie Verona e Samp negli anni 80 e 90, come nomi sicuramente. Lì si sono accorti tutti che Ranieri ha visione panoramica dei problemi, esperienza e pazienza per risolverli, ma anche piglio da duro, e da leader, sotto un’immagine rassicurante. La definizione inglese di “riparatore” non è mai stata così attuale: il miracolo con la Roma lo rende di diritto candidato. Roma che però non vuole privarsi del tecnico-dirigente con il quale cominciare il ciclo Gasp. Come sarebbe in caso la Nazionale? Se ricominciasse dalla Roma, si potrebbe immaginare un 3-5-2, chissà se virato in 3-4-2-1: Donnarumma; Coppola (Mancini), Bastoni (Buongiorno), Calafiori; Cambiaso, Frattesi, Barella, Tonali, Dimarco; Raspadori, Kean (Retegui). Non lontana da quella di Spalletti, ma forse è questione di “elettricità” nei rapporti.

pioli—  

Altro gestore creativo, non a caso al centro di tutti i discorsi di mercato recenti, dalla Juve all’Atalanta alla Roma. Pioli lascerebbe l’Al Nassr senza rimpianti, da capire però i problemi contrattuali. Ha inoltre il vincolo di dover restare in Arabia per ragioni fiscali fino al 10 luglio. Con i tifosi non è scoppiato il feeling, bella la stagione a esclusione della Champions, rapporto ok con Ronaldo. Pioli ha un grande merito: ha reinventato il Milan, senza smettere di cercare soluzioni diverse e sorprendenti. Lo scudetto, oltre i demeriti dell’Inter, è suo. Il Milan era giochista e faceva tutto con quella leggerezza di cui avrebbe bisogno oggi l’Italia. Ripartenze veloci, Theo mezzala, Kessie arretrato: non ci si annoiava. In un teorico 4-2-3-1 avrebbe un bel problema: gli esterni alti. Scomparsi Zaniolo e Chiesa, c’è poco. Un’Italia da Pioli? Donnarumma; Cambiaso, Buongiorno (Coppola), Bastoni, Calafiori; Barella, Tonali; Politano, Raspadori, Zaccagni; Kean (Retegui). Ma soprattutto c’è una cosa: al tempo della successione di Mancini, se Spalletti avesse detto no, sarebbe toccato a Pioli. Gravina lo stima da tempo.

altri—  

Ranieri non è detto possa lasciare la Roma, anzi… Pioli non è sicuro possa liquidare le questioni arabe, ma è più facile. Di chi altri si potrebbe parlare? Circola il nome di Mancini, ma il suo addio sbagliato complica tutto. Oppure il fronte del 2006: De Rossi, Cannavaro, Gattuso. Ma l’urgenza è un “guaritore” e non un “progettista” del futuro. Così siamo messi. Male.

L'ex ct della nazionale italiana Roberto Mancini ha reso omaggio al presidente Paolo Mantovani presso il cimitero di Bogliasco, prima di assistere all'allenamento dei giocatori sotto le direttive di Alberico Evani e Attilio Lombardo. Genova, 09 aprile 2025.
ANSA/LUCA ZENNARO