Sabato scorso a New York è iniziato il voto delle primarie del Partito Democratico per scegliere il nuovo candidato sindaco della città, in vista delle elezioni comunali del prossimo novembre. New York è una città saldamente Democratica e per questo l’attenzione sulle primarie è solitamente alta, dato che è quasi certo che chi le vincerà sarà poi eletto. Ci sono 11 candidati, ma ultimamente uno si sta facendo notare più degli altri: Zohran Mamdani, un 33enne musulmano di origini indiane con idee simili a quelle di Bernie Sanders, molto popolare sui social media.
Fino a pochi mesi fa Mamdani era praticamente uno sconosciuto, mentre la scorsa settimana per la prima volta un sondaggio lo ha dato in vantaggio su Andrew Cuomo, l’ex governatore dello stato di New York dimessosi nel 2021 per accuse di molestie sessuali (i procedimenti sono stati archiviati). Nonostante la sua candidatura sia stata molto criticata in certi ambienti Democratici, fino a due mesi fa Cuomo era considerato favorito e non c’erano dubbi sulla sua vittoria. Oggi la situazione è cambiata e questo ha molto a che fare con il carisma e una serie di scelte strategiche di Mamdani, oltre che con le sue posizioni parecchio progressiste.
Mamdani si è concentrato sul convincere più nuovi elettori possibili a votare già alle primarie, senza aspettare il voto di novembre. È una strategia diversa da quella più comune per le campagne elettorali delle primarie: dato che raramente l’affluenza supera il 25 per cento degli aventi diritto, nei mesi precedenti i candidati si rivolgono in genere ai cosiddetti “triple prime voters”, ossia le persone che hanno votato in tre primarie consecutive, e sono molto legate al partito.
La sua campagna elettorale si è svolta in due modalità sostanzialmente distinte: una online e una offline. Per convincere i giovani progressisti di New York il suo team ha puntato molto sui social, con video divertenti e curati, e ha coinvolto influencer e microcelebrità newyorkesi. L’account Instagram di Mamdani ha oltre 650mila follower e quello su TikTok quasi 300mila. È stato ospite del format “Keep the Meter Running” in cui il tiktoker Kareem Rahma chiede ai tassisti newyorkesi di portarlo a mangiare nei loro posti preferiti, ed è stato intervistato da Hasan Piker, uno degli streamer più seguiti al mondo su Twitch. A un suo recente evento era presente Ella Emhoff, influencer e figlia del marito di Kamala Harris.
Parallelamente, i suoi volontari hanno fatto un’estesa campagna porta a porta nei quartieri dove l’affluenza è solitamente più bassa. Una comunità a cui Mamdani ha dato particolarmente attenzione è quella musulmana, di cui lui stesso fa parte: è composta da circa un milione di persone, di cui più di 350mila sono iscritte nelle liste elettorali. Alle scorse elezioni comunali però il solo 12 per cento degli elettori registrati per votare l’ha fatto. Alcuni volontari della sua campagna hanno raccontato al New York Times che c’è voluto molto per convincere le parti più conservatrici della comunità a prendere anche solo in considerazione Mamdani, che è a favore della legalizzazione della marijuana e dei diritti delle persone LGBTQ+ e sostiene il diritto di esistere dello stato di Israele (nonostante le sue posizioni molto dure sulla guerra a Gaza, ci torniamo).
Zohran Mamdani è nato in Uganda da genitori indiani e da quando aveva 7 anni vive a New York: suo padre è un professore della prestigiosa Columbia University e sua madre è una regista. Ha preso la cittadinanza statunitense nel 2018 e dal 2021 è un deputato statale a New York. Da sempre si definisce un “socialista democratico”, un’espressione che indica la corrente più a sinistra nel Partito Democratico, secondo cui i servizi essenziali per i cittadini come la sanità, i trasporti e l’istruzione dovrebbero essere finanziati dallo stato attraverso la tassazione dei più ricchi. Sono “socialisti democratici” anche il senatore del Vermont Bernie Sanders e la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, che tra l’altro ha partecipato a diversi eventi della campagna elettorale di Mamdani.
Le proposte di Mamdani sono considerate molto radicali dai suoi avversari più moderati. Tra queste c’è rendere gratuiti i trasporti pubblici di New York per i suoi abitanti e l’assistenza medica per i bambini; bloccare l’incremento degli affitti a prezzi calmierati per i prossimi quattro anni (una proposta a cui per esempio Cuomo si oppone e che riguarda circa 2 milioni di persone); creare supermercati gestiti dal comune (che dovrebbero quindi avere prezzi più bassi); investire nella costruzione di condomini con appartamenti a prezzi calmierati.
Mamdani prevede di finanziare questo ambizioso piano convincendo il governo statale (anch’esso guidato da Democratici) ad alzare l’imposta sul reddito delle imprese dal 7,2 per cento all’11,5 per cento, equivalente a quella attualmente in vigore nel vicino New Jersey. Propone inoltre di alzare del 2 per cento la tassa sul reddito agli abitanti della città di New York che guadagnano più di un milione di dollari all’anno (sono circa 80mila persone su oltre 8 milioni di abitanti).
I suoi critici sostengono che siano proposte problematiche nel merito e irrealizzabili nella pratica, dato che per metterle in atto Mamdani avrebbe bisogno di un grande sostegno da parte del parlamento statale, che non è scontato ottenere per un politico così giovane. Mamdani risponde che si tratta di critiche che vengono da persone, come Cuomo, le cui campagne sono finanziate dalle grandi aziende e da pochi ricchissimi finanziatori, che non vogliono neanche provare a rendere la città più accessibile.

Zohran Mamdani a Brooklyn per un evento di commemorazione per la pandemia di Covid-19, a marzo (Andrew Lichtenstein/Corbis via Getty Images)
Oltre alla sua giovane età e relativa inesperienza, i suoi oppositori lo criticano per le sue posizioni su Israele: Mamdani ha definito la guerra di Israele nella Striscia di Gaza un «genocidio» e da anni sostiene il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), la campagna globale per boicottare Israele per via della sua occupazione dei territori palestinesi. Recentemente, a domanda diretta, ha anche detto che se ne avesse occasione arresterebbe il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, su cui pende un mandato d’arresto della Corte penale internazionale.
È un argomento molto sentito perché a New York vive quasi un milione di persone ebree e, secondo i dati della polizia cittadina, il 60 per cento dei crimini d’odio denunciati nei primi quattro mesi del 2025 erano diretti a persone ebree. Anche per questo motivo molti candidati, fra cui Cuomo, hanno sottolineato più volte il loro sostegno a Israele durante la campagna elettorale. Mamdani invece ha sempre sostenuto il diritto di Israele a esistere come uno «stato in cui esiste una parità di diritti» (e quindi non come un luogo dove i cittadini ebrei hanno più diritti degli abitanti arabi e palestinesi).
Allo stesso tempo Mamdani si è concentrato sul convincere gli elettori e le elettrici del suo interesse per la sicurezza della comunità ebraica newyorkese ed è stato sostenuto da alcune associazioni che ne fanno parte. È uno sforzo che sembra aver funzionato: secondo un recente sondaggio della Marist University Mamdani è il terzo candidato più popolare fra gli elettori ebrei dopo Cuomo e Brad Lander, il direttore finanziario delle agenzie pubbliche della città e un ebreo riformista (ossia progressista), critico di Netanyahu.

Zohran Mamdani in metropolitana fra due eventi della campagna elettorale, il 27 maggio 2025 (Andrew Lichtenstein/Corbis via Getty Images)
Non è chiaro se tutto questo basterà a colmare definitivamente il divario che separa Mamdani da Cuomo, che è comunque molto noto e viene considerato dagli ambienti più moderati del Partito Democratico come un politico esperto e pragmatico: nonostante i suoi difetti, dicono in sostanza i suoi elettori, Cuomo ha le capacità e l’influenza che servono per gestire una città complicata come New York. Viene anche descritto in questi contesti come una persona con più mezzi per opporsi a Donald Trump, qualora ce ne fosse bisogno.
I suoi oppositori invece sostengono che sia sostanzialmente una copia del sindaco uscente Eric Adams, che lo scorso settembre era stato incriminato per corruzione, frode e irregolarità nei finanziamenti elettorali. Adams si è poi molto avvicinato a Trump, e la sua causa è stata archiviata su esplicita richiesta del dipartimento di Giustizia. A queste elezioni Adams si ricandiderà come indipendente, e questo ha dato una possibilità a nuove persone all’interno del partito di farsi spazio.