Nel cuore della sfida industriale contemporanea, l’Italia si trova di fronte a un bivio cruciale: ridurre la propria vulnerabilità legata all’approvvigionamento delle materie prime strategiche. Oggi il Belpaese estrae soltanto feldspato e fluorite tra le 34 materie individuate dall’Unione Europea come fondamentali, una situazione che rischia di mettere in ginocchio comparti chiave come le energie rinnovabili, l’automotive e l’elettronica.

Ma c’è di più: secondo una recente analisi di Iren e The European House – Ambrosetti, investendo 1,2 miliardi di euro si potrebbe abbattere la dipendenza dalle importazioni di quasi il 30% entro il 2040, generando al contempo oltre 6 miliardi di valore aggiunto. Un’opportunità che, se colta, potrebbe davvero cambiare le carte in tavola.

Materie Prime Strategiche: la sfida europea e la posizione dell’Italia

Nonostante la rilevanza strategica di queste risorse, nel 2023 l’Europa ha destinato appena 2,7 miliardi di euro al settore, una cifra che impallidisce di fronte ai 14,7 miliardi investiti dalla Cina, attualmente il principale fornitore – con il 56% delle importazioni dell’UE. Le materie prime strategiche sostengono oggi una produzione industriale che vale ben 690 miliardi di euro, ovvero il 32% del PIL nazionale. Una dipendenza che si traduce in una vulnerabilità strutturale, soprattutto in un contesto globale segnato da tensioni e instabilità nelle catene di fornitura.

Per invertire la rotta, l’Unione Europea ha selezionato 47 progetti strategici distribuiti in 13 Stati membri, quattro dei quali parlano italiano e puntano tutto sul riciclo: dall’Alpha Project di Solvay Chimica Italia per i metalli del gruppo del platino, al Life-22-Env-Ii-Inspiree di Itelyum Regeneration dedicato alle terre rare, passando per il Portovesme CRM Hub per litio e manganese e il Recover-It di Circular Materials che si concentra su rame, nichel e platino. Queste iniziative potranno contare su procedure autorizzative accelerate e su finanziamenti agevolati europei, rappresentando una concreta occasione per rilanciare la filiera nazionale.

Il CRM Act e la nuova strategia per il futuro

A rafforzare il quadro normativo arriva il nuovo Critical Raw Materials (CRM Act), in vigore dal 23 maggio 2024, che fissa obiettivi chiari e ambiziosi: entro il 2030, il 10% della domanda UE dovrà essere soddisfatto tramite estrazione interna, il 40% attraverso la trasformazione e il 25% grazie al riciclo.

on un totale di 60 progetti strategici in campo, l’Europa punta a diversificare le fonti di approvvigionamento e a ridurre la dipendenza da paesi terzi. Per l’Italia, questa è la strada maestra per rafforzare la propria filiera industriale e dare slancio alla transizione verde e digitale, sfruttando appieno le materie prime strategiche e le potenzialità offerte da un sistema integrato e innovativo.