di
Armando Di Landro
Le poche righe del presidente che sembrano accennare a un’azione già conclusa, che non si ripeterà. Ma poi il discorso: «O la pace o colpiremo ancora»
Prima l’attacco seguito in via assolutamente riservata dalla situation room, poi l’inizio della notte «pubblica» di Donald Trump, attorno all’1.50 in Italia, con il post su Truth che ha svelato l’attacco all’Iran. Quindi un altro paio d’ore con dichiarazioni che filtravano dalla Casa Bianca e infine il discorso in pubblico con Vance a fianco, tre minuti circa, alle 4 del mattino ora italiana, le dieci di sera a Washington. Due ore o poco più, per ribadire a ogni passaggio, sui social o nel discorso, che «ora è tempo per la pace, altrimenti attaccheremo ancora».
Un post di poche righe, ma pieno di messaggi, quello su Truth, firmato DJT: «Abbiamo completato con successo il nostro attacco ai tre siti nucleari in Iran, tra cui Fordow, Natanz ed Esfahan. Tutti gli aerei sono ora fuori dallo spazio aereo iraniano. Un carico completo di bombe è stato sganciato sul sito principale, Fordow. Tutti gli aerei stanno rientrando sani e salvi. Congratulazioni ai nostri grandi guerrieri americani. Nessun altro esercito al mondo avrebbe potuto fare questo. ORA È IL MOMENTO DELLA PACE!» Grazie per l’attenzione». La frase sulla pace ora auspicabile, dopo lo sgancio di bombe, è scritta proprio così, in maiuscolo. Dallo stesso presidente che un pao d’ore prima, commentando una notizia d Fox News, aveva scritto: «Il tempo parlerà…» proprio in merto all’eventualità d un attacco.
All’inizio della notte è cambiato tutto. Ma non mancano le critiche, anche in casa repubblicana. «Questo non è costituzionale», ha scrtto su X il deputato repubblicano del Kentucky Thomas Massie, in merito all’azione svelata da Trump. Massie aveva sostenuto nei giorni scorsi la necessità che fosse il Congresso a decidere l’entrata nel conflitto degli Stati Uniti. Lo stesso concetto, di incostituzionalità, è stato espresso dal senatore democratico Bernie Sanders.
I post di Trump non si sono comunque limitati al primo, storico, dell’annuncio di guerra. Il presidente ha poi postato un paio di bandiere degli Stati Uniti e ha anche ripreso un post di Open Source Intel: «Fordow is gone», «Fordow è andata», riferimento alla «montagna nucleare» iraniana, ritenuta il sito più importante degli armamenti del regime.
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Poi alle quattro il discorso alla Casa Bianca: «Abbiamo portato a compimento un attacco di precisione su tre siti nucleari iraniani: Fordow, Natanz e Esfahan. Tutti conoscono questi nomi, li abbiamo sentiti da anni perché l’Iran sta costruendo un’attività distruttiva. L’obiettivo del nostro attacco è porre fine alla minaccia nucleare dal primo Stato che sponsorizza il terrorismo. Posso dire al mondo che l’attacco – sostiene Trump – è stato una operazione militare di successo spettacolare. Le postazioni nucleari iraniane sono state quasi completamente distrutte».
Dalla guerra alla richiesta di pace, da imporre: «Adesso è giunta l’ora per il Medio Oriente e per l’Iran di fare la pace. Per quarant’anni l’Iran ha detto “morte all’America, morte a Israele”. Hanno ucciso la nostra gente, hanno fatto esplodere le loro gambe, le loro braccia, con ordigni sulle strade, hanno messo in pericolo migliaia di persone. Molte persone sono morte a causa dei loro generali, del generale Soleimani in particolare. Io ringrazio Netanyahu e voglio congratularmi con lui, abbiamo lavorato come una squadra, come mai una squadra aveva lavorato prima».
Pochi minuti, sempre con lo stesso tono di voce, lo stesso ritmo, dalla critica all’Iran a tutti i ringraziamenti, gli elogi: «Voglio dire grazie all’esercito israeliano per il grande lavoro che hanno svolto, ma soprattutto ai i grandi patrioti americani che hanno portato queste macchine magnifiche sui cieli iraniani. Abbiamo bisogno della loro capacità e competenza. Voglio ringraziare tutti gli elementi brillanti coinvolti in questo attacco. Non si può continuare così, adesso c’è bisogno della pace. Ci sono ancora molti obiettivi da colpire, ma se non si arriverà alla pace andremo avanti. Gran parte di questi obiettivi possono essere distrutti in pochi minuti. Non c’è esercito al mondo che possa fare quello che abbiamo fatto noi stanotte».