di
Leonard Berberi
Il gesto subito dopo il decollo, la discussione a bordo. Il «Wall Street Journal» conferma le anticipazioni del «Corriere». Ecco cosa è successo in meno di mezzo minuto
Tre secondi dopo il decollo del volo Air India 171 il comandante Sumeet Sabharwal ha alzato la sua mano destra, l’ha portata verso due levette della console centrale del Boeing 787 e ha interrotto, in rapida successione, il flusso di carburante prima del motore sinistro e poi di quello destro. In quella fase così delicata, con l’attenzione dedicata a portare il velivolo il più in alto possibile, il primo ufficiale Clive Kunder, in quel momento il pilota responsabile delle attività principali, non poteva fare nulla: le sue mani erano impegnate a gestire il jet.
Il suono distinguibile
Se non ha visto, Kunder ha sicuramente intuito che il comandante — che svolgeva il ruolo di pilota di monitoraggio — ha spostato gli interruttori da «Run» a «Cutoff»: il suono provocato dal movimento dall’alto al basso è inequivocabile. E mentre i motori hanno iniziato a perdere potenza, come registrato anche dall’audio di una delle scatole nere, è partita la discussione, con Kunder che ha chiesto ripetutamente «perché l’hai fatto?», con voce via via più disperata, e Sabharwal che ha provato a negare, per diversi secondi, come rivelato in esclusiva dal Corriere due giorni fa. Il primo ufficiale ha poi provato a salvare la situazione, riavviando i due motori dopo 10 e 14 secondi. Ma era troppo tardi.
I punti ora chiariti
Ora è il Wall Street Journal a confermare la dinamica, citando funzionari statunitensi a conoscenza del contenuto dei file audio. Materiale che è stato ascoltato direttamente anche da Jennifer Homendy, numero uno dell’Ntsb, l’ente investigativo americano che indaga sugli incidenti nell’ambito dei trasporti. Una ricostruzione che da un lato solleva completamente Boeing e GE Aerospace, rispettivamente costruttore del velivolo e dei propulsori. Ma dall’altro lato getta un’ombra sugli investigatori indiani che hanno omesso questo dettaglio nel rapporto preliminare.
Il volo
Il 12 giugno scorso il Boeing 787 di Air India con 242 persone a bordo è precipitato 32 secondi dopo il decollo dall’aeroporto di Ahmedabad. Era diretto a Londra Gatwick. In tutto sono morti in 260: 241 tra quelli sull’aereo (si è salvato un passeggero) e 19 a terra, che si trovavano all’interno di uno degli edifici contro il quale si è schiantato il velivolo. Il rapporto preliminare ha confermato che tre secondi dopo il decollo gli interruttori che regolano il flusso di cherosene dei motori si sono spostati da «Run» a «Cutoff» senza spiegare come.
L’interruzione volontaria
Come ha rivelato il Corriere è interrompere il flusso di carburante, mettendo fuori uso i motori, è stato uno dei piloti, con un gesto intenzionale. E le scatole nere lasciano pochi margini d’errore sulle responsabilità: è stato il comandante Sabharwal ad avviare la sequenza che ha portato allo schianto, facendo togliere il cherosene. Il primo ufficiale Kunder, all’inizio sorpreso dalla mossa è poi entrato nel panico, chiedendo ripetutamente al suo superiore il perché di quel gesto, mentre il comandante prima ha negato, salvo poi restare in silenzio.
Chi erano i piloti
Sabharwal, 56 anni, viene descritto da tutti — colleghi e vicini di casa — come un uomo gentile, devoto al padre malato, ex funzionario del ministero dell’Aviazione civile indiano. Su di lui nemmeno una «macchia» professionale, anche se nei giorni scorsi un pilota indiano ha rivelato che soffriva di depressione. Kunder, 32 anni, sognava di volare fin da bambino anche grazie alla madre che ha lavorato come assistente di volo per Air India.