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Gli amanti «beccati» al concerto dei Coldplay diventano un caso globale: perché ormai basta un attimo per scoprire tutto sulle vite di due sconosciuti
IItaly

Gli amanti «beccati» al concerto dei Coldplay diventano un caso globale: perché ormai basta un attimo per scoprire tutto sulle vite di due sconosciuti

  • 18.07.2025

Una vicenda che svela come ormai sia impossibile difendere la propria privacy online. Lui, il ceo di un’azienda tech, e lei, a capo delle risorse umane sono stati pizzicati dalla «kiss cam» al concerto di Boston della band: e in un attimo tutti hanno saputo tutto sui dettagli della loro vita privata

Chris Martin, il cantante dei Coldplay, ci scherza su: «Guardate questi due, o hanno una relazione segreta oppure sono molto timidi». Senza volerlo (si spera) ci ha azzeccato. Non possiamo dire con certezza se l’uomo e la donna inquadrati dalla kiss cam siano inclini alla timidezza, ma quello che ha scoperto Internet — un’entità astratta fatta di persone dotate di libero arbitrio — è che i due sono in effetti amanti. I rispettivi partner e i rispettivi figli della coppia segreta ormai lo sapranno, visto che le folle del web hanno assaltato i profili social dei traditi per offrire consiglio, supporto o anche solo per segnalare l’esistenza di questo video incriminato. Ma partiamo con ordine.

La kiss cam inquadra i due amanti

Boston, Gillette Stadium, concerto della band britannica Coldplay. Sul jumbotron — l’enorme schermo rivolto verso gli spettatori così che non perdano neppure un dettaglio del concerto — si vede una coppia. Lui abbraccia da dietro lei, stanno sorridendo. Sembrano felici e tra i due c’è evidente affetto. Il momento tenero viene interrotto dall’improvvisa consapevolezza di essere stati inquadrati dalla kiss cam — una telecamera, usata soprattutto in certi eventi sportivi statunitensi, per mostrare a tutto il pubblico le coppie più “belle” presenti all’evento. Lei si copre il viso e si gira di schiena. Lui si accuccia per sfuggire all’obiettivo. Se volevano passare inosservati, non ci sono riusciti. In quel momento arriva il commento “innocente” del frontman della band. Seguito da un «spero di non avere fatto qualcosa di male». Ma il danno è già fatto.



















































Il video diventato virale sui social

Forse tutto questo non sarebbe successo se Chris Martin non avesse sottolineato il comportamento strano dei due. Forse comunque degli spettatori attenti (o degli utenti curiosi) avrebbero tirato fuori la vicenda. Quello che non ci si aspettava, probabilmente, è la velocità con cui la coppia è stata rintracciata. Nome, azienda per cui lavorano, stato civile, situazione familiare. Tutto in bella mostra, buttato alle folle dei social come carne in pasto ai leoni.
Lui, ceo di un’azienda tech “unicorno”, cioè una startup che ha superato il valore di mercato di un miliardo di dollari. Lei a capo delle risorse umane, assunta in azienda appena sette mesi fa. I profili social, specialmente quello di LinkedIn, trasformati in una pubblica piazza. Tanto che nel sito dell’azienda è adesso impossibile cliccare sull’icona che, in teoria, dovrebbe rimandare agli account su questo social dei due protagonisti della vicenda.
Non due personaggi pubblici come li definiremmo normalmente, ma neppure due perfetti sconosciuti. Abbastanza in vista da avere un po’ di immagini sparse in giro da dare in pasto ai software di riconoscimento facciale (come diremo più avanti) e da diventare la perfetta dimostrazione di cosa significa vivere un incubo privacy.

A finire nel marasma caotico della gogna di Internet sono finiti anche i rispettivi partner traditi. La moglie del ceo, per esempio, è stata tempestata su Facebook da commenti di sconosciuti, dallo screenshot di un video su TikTok dove i due amanti sono inquadrati alla perfezione ai commenti che, pur benevoli, sicuramente non sono mai stati richiesti: «Spero davvero che se vedrà tutto questo e se non lo sapeva già, che sia almeno circondata da persone che la amano davvero e la supportino». 
«Se vedrà tutto questo», già. Difficile non vederlo. Tanto che, in poche ore, la donna ha rimosso dal proprio profilo Facebook il cognome del marito, rimanendo solo con quello da nubile. Poi, tutti gli account social rimossi in un battibaleno. Una chiusura che parla chiaro e che racconta le conseguenze della gogna (goliardica?) di internet.

Gli strumenti per il riconoscimento facciale

Fra le cause (essersi presentati, da amanti, a un concerto partecipato da decine di migliaia di persone, con telecamere dell’evento e degli smartphone sempre a portata) e conseguenze che si possono intuire, c’è in mezzo la volonta di anonimi utenti di sfruttare strumenti per scovare l’identità dei “colpevoli”. Una pratica antica quasi quanto Internet. Cercare informazioni private su una persona e diffonderle online. In breve, doxxing.
Non ci sono dubbi che questo genere di pratiche — una volta appannaggio di chi aveva tempo, risorse e possibilità di scavare nella vita di una persona — adesso sono entrate potenzialmente nella cassetta degli attrezzi di tutti. 

Cosa sia stato utilizzato con esattezza per “smascherare” i due amanti non si sa. Ma i tool abbondano online. Uno di questi è PimEyes, un software online di riconoscimento facciale che scansiona tutto il web per trovare le corrispondenze con una foto caricata dagli utenti. Uno strumento a dir poco controverso, perché permette a tutti di cercare corrispondenze (incredibilmente precise) con foto che sono state pubblicate online. Certo, nella sua versione gratuita non è possibile risalire direttamente al sito che le ha pubblicate originariamente. Ma basta pagare un abbonamento o essere abbastanza fortunati per capire come rintracciare poi la persona che si cerca.
Uno strumento che, se dovesse finire nelle mani sbagliate, può “sbloccare il potere” del doxxing in tempo reale. È il caso (lo avevamo raccontato interamente qui) che è stato dimostrato da due studenti di Harvard. I due giovani hanno montato il software di riconoscimento facciale di PimEyes su un paio di occhiali smart Ray-Ban Meta. Scansionando i volti incontrati in giro per il campus universitario, il software riusciva a far corrispondere le immagini registrate con quello che si trovava online e, alla fine, trasmetterlo di nuovo a chi indossava gli occhiali. Guarda, inquadra, scopri tutto. 

Un problema non da poco per la privacy, come ci ha dimostrato il caso dei due fedifraghi al concerto dei Coldplay. E, al tempo stesso, un problema noto alle Big Tech, che comunque si sono adoperate per ridurre al minimo la possibilità dei “curiosi” di scoprire l’identità di una persona sulla base di una semplice foto. Per esempio, Google Lens limita la possibilità di cercare sulla base della foto di una persona, consentendolo solo in caso di personaggi pubblici. Allo stesso modo, il «Cerchia e cerca» di Gemini, l’intelligenza artificiale di Google, non permette di ricercare i volti che compaiono sullo schermo di uno smartphone. Anche su ChatGpt, caricando un’immagine personale, il chatbot si rifiuta di rivelare l’identità del soggetto.
L’incubo privacy, come dimostra questa vicenda, è solo rimandata un po’ più in là grazie alle politiche di riservatezza delle Big Tech. Ma basta poco, pochissimo, per aggirare l’ostacolo e trovare un tesoro di informazioni su tutto e tutti.

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18 luglio 2025 ( modifica il 18 luglio 2025 | 12:34)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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