E’ facile prendere i fondi europei per i Paesi membri dell’Unione. Meno rispettare le leggi europee. Non sorprende, dunque, l’ennesimo avvio delle procedure di infrazione nei confronti degli Stati Ue, tra cui l’Italia per inadempienze in materia di regolamentazione ambientale, doganale e fiscale. Le contestazioni riguardano, in particolare, il mancato rispetto del Regolamento sul metano, la trasmissione dei dati doganali e alcune norme fiscali discriminatorie.

Nel dettaglio, Bruxelles ha inviato lettere di messa in mora all’Italia per non aver ancora designato e notificato alla Commissione l’autorità nazionale responsabile del controllo e dell’applicazione del Regolamento UE 2024/1787 sul metano. Tale regolamento, entrato in vigore per migliorare la misurazione e la riduzione delle emissioni di metano nei settori del petrolio, del gas e del carbone, imponeva agli Stati membri di comunicare entro il 5 febbraio 2025 le autorità competenti. A oggi, l’Italia è ancora inadempiente e adesso avrà tempo per altri 2 mesi per rimediare.

Sul fronte doganale, sono stati notificati altri richiami formali al nostro Paese per il mancato aggiornamento dei sistemi informatici richiesti dalla normativa unionale. In particolare, non è stato ancora adattato il formato dei dati trasmessi al sistema europeo SURV3 secondo quanto previsto dal Codice doganale dell’Unione (UCC). Questa negligenza, secondo Bruxelles, compromette la corretta applicazione dei controlli doganali e il monitoraggio efficace delle merci che attraversano le frontiere europee.

L’Italia, inoltre, è al centro di due ulteriori procedure per presunte violazioni del diritto europeo in ambito fiscale. La prima riguarda il cosiddetto regime forfetario, riservato ai lavoratori autonomi residenti in Italia, ma precluso in larga parte a quelli non residenti, salvo che almeno il 75% del loro reddito complessivo provenga dal territorio italiano. Secondo la Commissione, tale discriminazione è incompatibile con la libertà di stabilimento sancita dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e dall’Accordo SEE.

La seconda contestazione interessa le agevolazioni IMU e TARI previste per i pensionati non residenti. La normativa italiana consente l’accesso a questi benefici solo a determinate condizioni, tra cui la residenza nel Paese che eroga la pensione e i contributi versati sia in Italia sia all’estero tramite un accordo bilaterale. Un criterio che esclude, di fatto, i pensionati provenienti da altri Stati membri o da organismi internazionali, disincentivando l’acquisto o la conservazione di immobili in Italia da parte di questa categoria.

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