Pubblicato il
24/07/2025 – 14:20 CEST
PUBBLICITÀ
L’Italia ha confermato in questo 2025 almeno 32 casi di infezioni da virus West Nile (o del Nilo occidentale), di cui la maggior parte nella provincia di Latina, a un centinaio di chilometri a sud di Roma.
Lo segnala il rapporto settimanale pubblicato giovedì dall’Istituto superiore di sanità (Iss) specificando che “l’andamento epidemiologico è in linea con quello degli anni precedenti”, mentre la sua distribuzione geografica “appare invece abbastanza differente”.
Gli altri casi di infezione, che porta febbre alta ed eruzioni cutanee, sono stati registrati in Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Campania. Tra i casi confermati vi sono stati finora due decessi, uno a Fondi e l’altro in provincia di Novara.
“Il virus West Nile ormai da diversi anni è endemico nel nostro paese”, ha sottolineato Anna Teresa Palamara, direttrice del dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss, “tutte le misure sono in campo, comprese quelle a protezione dei trapianti e delle trasfusioni”.
“Ricordiamo che l’80% dei casi di infezione da West Nile è asintomatico e il rischio di conseguenze gravi è maggiore per le persone più fragili” ha detto Palamara.
La Regione Lazio ha confermato giovedì dodici nuovi casi di positività al virus, dopo le analisi effettuate dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive dell’ospedale Spallanzani di Roma.
I nuovi casi, che rientrano nel computo totale dei 21 presenti nel Lazio, sono stati registrati ad Aprilia, Cisterna di Latina, Fondi, Latina, Pontinia, Priverno, Sezze e Sabaudia.
Come spiega l’Iss sul suo sito, la febbre West Nile (West Nile Fever) è dovuta a un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nel distretto West Nile da cui prende il nome.
I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo dal momento che non esiste contagio da persona a persona.