CARLO CARINO BY AI MID - imagoeconomica

In Italia la popolazione residente è in decrescita, la crisi demografica si allarga sempre di più e diminuiremo da circa 59 milioni (al 1° gennaio 2023) a 58,6 milioni nel 2030, per scendere ancora a 54,8 nel 2050 e a 46,1 milioni nel 2080. È quanto emerge dai dati dell’Istat: una estinzione sistematica a cui nessuno ha voluto seriamente porre rimedio da 50 anni, né la politica né la Chiesa. Tutti i soggetti attivi in Italia, non solo quelli istituzionali, dovrebbero sentire l’urgenza di convergere nella ricerca di soluzioni comuni, stabili e ultradecennali che pongano rimedio economico, sostegno culturale e capitale sociale comunitario al servizio della inversione di tendenza e sostenere vita e famiglie.

Ci si metterà almeno lo stesso impegno che si sta profondendo per introdurre l’eutansia nel Paese? C’è da augurarselo, ma nutriamo poche speranze. I dati Istat pubblicati lunedì 28 luglio indicano che il «rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2023 a circa uno a uno nel 2050». Un dramma per il sistema pensionistico e sanitario. Con un’età media di 51,5 anni entro il 2050 (50,8 per l’Italia), nel Mezzogiorno ci sarà un processo di invecchiamento più rapido, un pericolo imminente vista la cultura trionfante dello scarto e le poche risorse per le cure domiciliari, nonché le legislazioni su fine vita e omicidio del consenziente.

Tra 20 anni in Italia ci sarà circa un milione di famiglie in più, ma saranno «più frammentate», termine eufemistico usato dall’Istat per farci sapere che si tratterà di famiglie sempre più piccole, il cui «numero medio di componenti scenderà da 2,25 persone nel 2023 a 2,08 nel 2043». L’aumento della speranza di vita e dell’instabilità coniugale fanno sì che il numero di persone che vivono da sole, vere e proprie “micro-famiglie”, cresceranno nel complesso del 15%, facendo aumentare il loro ammontare da 9,3 milioni nel 2023 a 10,7 nel 2043. Si prevede una prosecuzione della diminuzione delle coppie con figli. Oggi rappresentano quasi tre famiglie su 10 (29,8%), nel 2043 potrebbe scendere a meno di un quarto del totale (23,0%).

Nel 2050, soltanto una coppia su cinque avrà figli (oggi è una su tre). Ricordiamo che l’ente statistico con il termine “famiglia” comprende anche i nuclei composti da una persona sola. Questi, peraltro, sono in continua ascesa e nel 2050 costituiranno oltre il 41% del totale (rispetto al 36,8% odierno). “Famiglie di una persona sola” è una chiara assurdità linguistica che nasconde l’ipocrisia con la quale si evitano i problemi.

Sempre di più gli anziani che vivranno da soli. Dagli attuali 4,6 milioni saliranno in un quarto di secolo a circa 6,5 milioni. Si tratta, ovviamente, di un più ampio processo di invecchiamento della popolazione, alimentato dalla bassa natalità e dall’allungamento della vita media. Tutti dati di previsione scientifica che dovrebbero allarmare chiunque sia dotato di un minimo senso di responsabilità pubblica ma anche di un sano interesse economico di parte. Più decrescita ed inverno demografico avrannò conseguenze devastanti per tutti, non c’è nessuno che si salvi. Infatti non è necessaria una laurea in sociologia né in statistica per intuire come gli squilibri demografici tendono anche ad autoalimentarsi e così la denatalità del recente passato riduce la popolazione in età riproduttiva, che corrisponde anche alla componente più rilevante per i consumi interni, la partecipazione al lavoro, la produttività e l’innovazione.

Guardando all’orizzonte del 2080, la popolazione potrebbe diminuire complessivamente fino a 20 milioni di unità. Tuttavia, nel Nord si ipotizza anche una crescita moderata in alcune proiezioni. Questa dinamica non si riscontra nel Centro e nel Sud, dove il declino appare inevitabile anche nelle previsioni più ottimistiche. Tutto ciò richiederebbe un intervento massiccio da parte di governo e Istituzioni, un vero e proprio “Piano Marshall” di politiche familiari e natalità per la salvaguardia e prosperità dell’Italia e che eviti l’estinzione del nostro popolo, civiltà e cultura. Ovviamente ciò implica il coinvolgimento di tutti i soggetti attivi nella società:mondo della cultura, mass media, educazione, terzo settore, impresa, chiese etc.  Senza un rilancio sul piano demografico ed un investimento almeno pari a quanto si spenderà per il riarmo del Paese (5% Pil) infatti, anche le più nobili iniziative teoriche rischiano di dimostrarsi insufficienti a interrompere il declino inarrestabile che si profila all’orizzonte e l’Italia sparirà non per l’assalto armato dei nemici brutti e cattivi, ma per suicidio assistito cui si vuol portare l’intera nazione. Dinanzi a questo drammatico scenario è fondamentale che media e politica prendano consapevolezza della situazione per trovare soluzioni condivise e concrete.