Ottavo decesso per il virus West Nile nel Lazio, e sedicesimo in Italia. Un uomo di 80 anni, residente ad Aprilia, è morto questa mattina nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Il paziente, con patologie concomitanti, era ricoverato da circa tre settimane presso il nosocomio pontino.
I casi, dall’inizio dell’anno sono oltre 170 e le regioni coinvolte sempre più numerose. Gli ultimi casi, in Piemonte e Trentino. Una 72enne è stata ricoverata all’ospedale di Biella. “È stato segnalato al Servizio di igiene del Dipartimento di prevenzione un caso di infezione da West Nile in una signora rientrata in Trentino dopo un periodo di vacanza. La paziente, le cui condizioni sono al momento stabili, è ricoverata in ospedale”, ha reso noto l’Azienda provinciale per i servizi sanitari della provincia autonoma di Trento sul proprio sito.
Il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, “per ridurre al minimo il rischio di punture e al contempo contrastare la diffusione dell’infezione in provincia di Trento, invita la popolazione che si reca in viaggio a seguire alcuni consigli pratici”.
Il virus West Nile in Italia è endemico
Su questa testata, già a settembre del 2022, scrivevamo dei sintomi, dei rischi e della diffusione del virus che prende il nome dal distretto dell’Uganda in cui è stato isolato per la prima volta, nel 1937. Venerdì, presso la sede del Dipartimento della Protezione Civile, si è tenuto un incontro della Commissione Grandi Rischi, convocata dal capo Dipartimento della Protezione Civile, Fabio Ciciliano, per fornire una valutazione tecnico-scientifica dello scenario epidemiologico legato alla circolazione del West Nile Virus (Wnv). Al centro della riunione, il confronto tra componenti del settore rischio ambientale e igienico-sanitario della Commissione Grandi Rischi ed esperti esterni per individuare misure di protezione civile utili in risposta alla richiesta di collaborazione avanzata dal ministero della Salute.
Il virus è endemico in Italia da tempo, e non vi è evidenza di incremento numerico dei casi registrati quest’anno. Il fattore nuovo rispetto agli anni passati è rappresentato dalla maggior concentrazione di casi in regioni del centro-sud del Paese. La Commissione ha inoltre rilevato che negli anni precedenti il periodo di picco si è registrato durante il mese di agosto.
La prevenzione
Alla luce del confronto, la Commissione ha fatto sapere di ritenere opportuni interventi di contrasto alla diffusione del principale vettore di contagio, rappresentato dalla zanzara Culex Pipiens, nonché il potenziamento delle attività di sorveglianza sanitaria e della formazione ai medici di medicina generale sulla corretta valutazione delle febbri estive. Evidenziata l’importanza di una corretta informazione alla popolazione sulle misure utili a ridurre il rischio di puntura e, quindi, di trasmissione, come il coprire più parti del corpo possibile, soprattutto nelle ore serali e notturne, ed impiegare repellenti per le zanzare. Va scongiurata anche la psicosi da West Nile, perché i casi più gravi siano nettamente minoritari rispetto alla maggior parte dei casi con decorso asintomatico.
West Nile in USA
Dal 1999, negli USA è stata documentata la diffusione del virus del West Nilo occidentale negli Stati orientali e meridionali e negli Stati Uniti centrali. Nel 2002 si verificò una grande epidemia in molti stati di una malattia neuroinvasiva generata dalla puntura di questa zanzara. Utilizzando linee guida standardizzate, i dipartimenti sanitari americani adottarono sistemi di sorveglianza per monitorare la malattia da virus West Nile negli esseri umani, cosi come per l’infezione e la malattia nelle specie animali.
I primi segnali allarmanti
“Iniziarono a cadere uccelli dal cielo. Fu una sorpresa capire per quale motivo stessero morendo tutti quegli uccellini che sembrava fossero morti d’infarto in volo- ha spiegato la virologa Ilaria Capua. Nel giro di qualche anno il virus si diffuse dalla costa est alla costa ovest, provocando un’infezione multi specie, che galoppava in un territorio completamente vergine. Oggi, negli Stati Uniti e in Canada, l’infezione continua a circolare nonostante siano stati messi in atto strumenti di lotta a tappeto. Di contro, in Italia e in Europa, fino ad oggi, le dimensioni dell’infezione sono limitate, nonostante la presenza di focolai ogni anno nelle zone a rischio, come le aree paludose della Camargue e il Delta del Po”.
Il clima incide molto
La scienziata italoamericana sottolinea: “È un virus che si trasmette grazie agli insetti, tanto per cambiare dalle nostre nemiche zanzare: una sua peculiarità è che utilizza come serbatoi molte specie di animali. Il virus, infatti, si perpetua soprattutto negli uccelli nei quali raggiunge cariche infettanti altissime e, poi, grazie a zanzare che pungono sia gli uccelli sia i mammiferi, arriva agli ospiti ‘terminali’ che sono l’uomo ed il cavallo. La definizione ‘ospite terminale’, va specificato, non ha nulla a che fare con la gravità della malattia ma con il fatto che umani ed equini non trasmettono l’infezione oltre ma sono ospiti a fondo cieco. Il che significa che né l’uomo né il cavallo generalmente trasmettono l’infezione ad altri”.
I numeri non giustificano l’allarmismo esagerato
Nonostante i numeri di decessi e preoccupazione generale, c’è chi prova ad abbassare il livello di allarme, come Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute e oggi professore straordinario di Igiene all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano che sulla sua pagina Facebook ha scritto: “Per le infezioni da virus West Nile in Italia in linea di massima l’andamento dei casi umani è in linea con le attese, pur se si conferma una tendenza a un’estensione delle aree colpite sul territorio nazionale”.
“Anche se i focolai del Centro-Sud sono i più attivi – ha precisato Rezza – la Pianura Padana, pur con un numero di casi umani relativamente basso, continua ad essere interessata dalla circolazione del virus del Nilo Occidentale, come evidenziato dalle positività riscontrate in un elevato numero di province sia nell’uomo che negli animali”.