L’Italia perde un sacco di soldi per colpa delle leggi scritte male – Il Post

by GymPantegana

11 comments
  1. > Un gruppo di economisti ha provato a calcolare quanto questa incertezza freni gli investimenti e l’innovazione, e ha stimato che ogni anno le leggi scritte male costino 110 miliardi di euro di mancata crescita economica: con leggi chiare e comprensibili il Prodotto Interno Lordo italiano sarebbe più alto del 5 per cento. E le cose, a loro dire, vanno sempre peggio.

    Uno dei contraccolpi più gravi di una classe politica che usa la legislazione come arma elettorale populista, creando instabilità che spaventa chi dall’estero potrebbe investire nel paese.

  2. Se le leggi fossero scritte bene, mancherebbero nello Stato italiano x miliardi che ora figurano contro recupero dell’evasione.

    Quindi scriverle bene comporterebbe nel breve periodo a minori entrate cosa che non ci possiamo permettere.

  3. Abbiamo pure il Ministero delle Semplificazioni che dovrebbe, appunto, semplificare la burocrazia e le norme.

  4. Avevamo Calderoli che alle leggi dava letteralmente fuoco, ma non abbiamo saputo apprezzarlo.

  5. E chi l’avrebbe mai detto.

    Avete mai letto una legge italiana?

    Sembra scritta da un COGLIONE.

    E fanno parte di noi eh!

  6. Negli USA però scrivono le leggi da culo eppure sono l’economia più grande del mondo. Basta fare delle leggi che fottono i lavoratori e premiano le grosse corporazioni.

    Pur concordando sul fatto che sia necessario semplificare la normativa italiana (e non solo sul lavoro e l’impresa), quantificare un dato così soggettivo non mi sembra per niente fattibile. Mi sembra piuttosto uno di quegli studi finanziati dalle lobby (che in questo caso vogliono deregolamentare la normativa legata all’attività d’impresa) o fatti per accapparrarsi i soldi di un bando.

  7. Dicono che la legge non ammette ignoranza e poi ti devi prendere una laurea in giurisprudenza per capirci qualcosa

  8. L’ho scoperto all’università. Studiando diritto penale dell’economia, pure gli strafalcioni.

  9. Non ho ancora letto tutto il paper – ci ho dato solo un’occhiata – ma alcuni punti mi sembrano discutibili.

    Tralasciando che fra gli autori non ci sia nessun giurista, l’articolo analizza tutti i casi della Corte di Cassazione, considerando la percentuale di casi ribaltati come elemento di poca chiarezza legislativa, vista la funzione nomofilattica della corte stessa. La funzione nomofilattica però dovrebbe essere ricondotta ad uno solo dei motivi (di 5, sia nel civile che nel penale) di impugnazione. Fra l’altro il motivo 3 per la cassazione civile si applica anche per i ccnl e quindi non necessariamente per la legge, anche se l’articolo dice di aver considerato solo i giudizi che citano almeno una legge.

    Poi vengono considerati come elementi che concorrono ad incertezza la lunghezza della frase superiore a 25 parole (o l’uso di gerundi o verbi modali) e l’uso di richiami legislativi. I richiami sono fatti per indicare con precisione qualcosa: senza, quanto richiamato dovrebbe essere riscritto anche nel testo in questione e le frasi (o la legge) sarebbero ancora più lunghe, per cui bisognerebbe anche vedere come sono fatti questi richiami.
    Poi, 25 parole per una frase non sono così tante, chiaramente la legge (soprattutto quella penale) dovrebbe essere comprensibile da tutti, ma a volte la difficoltà interpretativa non proviene da una struttura linguistica complicata quanto da ciò che può rientrare o meno in un istituto giuridico.

    Ah piccolo edit, ammetto che non ho letto la parte in cui si arrivi al calcolo dell’inefficienza economica, ma mi chiedo come, ad esempio, la conferma in Cassazione delle condanne di Sabrina Misseri e Cosima Serrano per il delitto di Avetrana possa contribuire alla crescita e agli investimenti. Non avrebbe più senso considerare solo le norme di natura economica-finanziaria, piuttosto che tutte le norme dell’ordinamento e tutta la giurisprudenza della cassazione?

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