In Francia sono ai primi posti (terzi dopo USA e Cina) per numero di “chip AI”, anche in Germania si stanno muovendo. Speriamo che si muovano le cose anche in Italia, sebbene abbiamo già due super computer nei primi 10 posti al mondo (6° HPC ENI e 10° quello di Leonardo), il problema sarà la capacità di fornire tutta quella energia (e ne serve molta, almeno fino alla consolidazione di chip solo fotonici e/o quantum, molto in là…) ma la rete italiana sembra reggere.

Non capisco perché tutti al nord però. Tra l’altro arrivano due dorsali importanti tra Puglia e Sicilia

Con il piccolo vantaggio che “adesso” (da pochi giorni son stati presentati chip capaci) si possono connettere data center anche a 50/100km di distanza come se fossero “uno solo”. Quindi non è necessario avere spazi enormi a disposizione come per USA e Cina ma si possono anche riutilizzare vecchi impianti dismessi.

Secondo la fotografia registrata da Terna, a oggi l’asticella complessiva segna 55 gigawatt per un totale di 342 istanze: un dato decisamente più alto rispetto a quello registrato lo scorso anno (quando il contatore si era fermato a 31,2 GW) e soprattutto molto lontano dai numeri fatti segnare tra 2019 e 2021 quando le richieste avevano raggiunto a stento il gigawatt per poi superare i 5 GW nel 2023. Un forte aumento, dunque, negli ultimi due anni e che vede la fetta principale di richieste concentrata nel Nord Italia. A far la parte del leone è la Lombardia, che da sola registra 210 domande per 30,2 gigawatt, il grosso delle quali localizzato su Milano, seguita dal Piemonte, con 43 pratiche (9,8 GW), dal Lazio (27 istanze per complessivi 4,2 GW) e dall’Emilia-Romagna con 15 domande corrispondenti a 2 GW di potenza in prelievo.

a marzo, come aveva rilevato sempre questo giornale, le richieste ammontavano a 40 gigawatt. In soli cinque mesi, quindi, le domande sono aumentate di 15 gigawatt.

per via delle innovazioni tecnologiche in corso, e, dall’altro, stima che il consumo dei data center al 2030 sarà pari a 11 terawattora, equivalenti al 3% del fabbisogno nazionale e che sarà localizzato prevalentemente nel Nord del Paese. Una quota significativa, quindi, che, scrive Terna, «è comunque in linea con le attuali proiezioni degli altri Paesi europei (con l’eccezione dell’Irlanda) ed è considerata verosimile anche dalle associazioni di categoria.

Sul fronte politico, il governo sta già lavorando a una soluzione e l’ipotesi al vaglio – che dovrebbe arrivare sul tavolo di Palazzo Chigi con uno dei primi veicoli legislativi utili – è quella di un procedimento unico per il rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione e l’ampliamento delle infrastrutture, come peraltro avviene anche nel resto d’Europa. A spingere per una soluzione di questo tipo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha incaricato i suoi tecnici di predisporre una soluzione normativa in grado di accelerare lo sviluppo dei data center, snodi essenziali per la transizione digitale del Paese. La ricetta individuata sarebbe quella di un doppio binario, con la Regione incaricata di rilasciare l’autorizzazione richiesta nel caso di impianti con potenza fino a 300 MW, mentre al di sopra di tale soglia la responsabilità sarebbe in capo al ministero.

by nohup_me

3 comments
  1. La mia domanda resta sempre: cosa cavolo dovremmo fare tutti con questi chip AI? Mi pare una corsa di cani (o rat race) in cui vince chi arriva primo perché i training data sono sempre gli stessi, più o meno, per tutti.

  2. Spero che con la mania dell’AI e le conseguenti esigenze energetiche riusciremmo finalmente a defenestrare dalla società civile gli anti-nucleare.

    Deve essere quello il piano, altrimenti non mi spiego perché scegliere l’Italia (che storicamente fa cagare dal punto di vista energetico).

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