di
Flavio Vanetti
La Nazionale di Pozzecco esce agli ottavi: 42 punti del fenomeno dei Lakers, non basta la rimonta nel quarto periodo
La Grande Incompiuta, nel giorno dell’addio di Gianmarco Pozzecco alla Nazionale (annuncio a fine partita) e di quello di Danilo Gallinari. L’Italia lascia l’Eurobasket, eliminata a Riga negli ottavi dalla Slovenia (77-84) al termine di una partita surreale: prima strapersa, perché l’orco Luka Doncic ha aperto le fauci e ha fatto un sol boccone dei nostri (22 punti in 10’, 30 al 20’); poi ricostruita con calma, elevando la difesa e aspettando che il già citato orco – alle prese anche con un acciacco – calasse; quindi clamorosamente portata in equilibrio (77-78 al 38’, canestro di Fontecchio: eravamo scesi a -19) dopo che la Slovenia B, quella senza Luka sul parquet, aveva provato a cancellarci con i gregarioni; infine sfuggita negli ultimi giri delle lancette in un rush mancato a differenza di quanto era successo contro Georgia, Bosnia e Spagna.
Il quarto blitz è rimasto «appeso» per due errori proprio di Fontecchio – una tripla e un’incursione alla ricerca di un fallo -, il bomber stavolta efficiente (22 punti) ma con destino sfortunato, come tre anni fa a Berlino nel testa a testa con la Francia nei quarti. Un peccato. Nell’Eurobasket che sabato ha mandato a casa la Serbia contro la Finlandia e che ieri ha bastonato la Francia al cospetto di quella Georgia sopravvissuta per miracolo all’eliminazione nel girone di Cipro (il nostro), ci sarebbe stato spazio pure per noi.
Luka Doncic (42 punti, con 11 su 19 dal campo e 15 su 16 ai liberi) è stato per 20’ una divinità del basket calata in terra. Canestri impossibili, assist da metà campo, astuzie: sì è visto di tutto. Sulla sua spinta la Slovenia è decollata (al 10’ era Doncic-Italia 22-11), ma gli azzurri, già usciti al 20’ dalla sbornia (40-50), hanno messo nella sfida quel carattere che è sempre stato un marchio. Niang si è scatenato di nuovo, Gallinari ha dimostrati perché era utile nella squadra (il 69-78, dalla lunetta, ha spiegato che si poteva osare), Melli è stato il volto morale di una rimonta costruita sulle piccole cose. Ci possono essere state scelte rivedibili – perché non riproporre Diouf quando gli sloveni erano «bassi»? – e c’è la domanda scontata: che cosa sarebbe successo se Fontecchio avesse segnato quei canestri? Ma con i «what if» non si fa mai la storia. Alla resa dei conti abbiamo pagato il -19 iniziale e le tre triple di Muric, Prepelic e Nikolic: tornare a -15 (55-70) dopo tanta fatica ha tolto energie preziose.
Danilo Gallinari ha ricevuto in campo il quadro con la carta di tiro dell’ultima partita in Nazionale. Il commento di Melli: «Gallo ha avuto una carriera con vari infortuni, ma se fossi in lui sarei orgoglioso di quello che ho fatto». Poi il saluto del Poz, un po’ amaro: «Lascio per mia scelta. Ringrazio il presidente Petrucci e la Federazione, è stato un onore guidare l’Italia. Non mi importa nulla di quello che dite di me, nessuno ha avuto l’amore che ho provato io per questa squadra». Melli l’ha elogiato: «Gianmarco ha proseguito nel solco di Meo Sacchetti, aumentando la gioia di vestire l’azzurro». Il nuovo c.t., salvo sorprese, sarà Luca Banchi.