Si è consegnato in silenzio, spinto dal padre e da un sacerdote vicino alla famiglia. Così è finita la fuga di Tyler Robinson, 22 anni, il presunto killer di Charlie Kirk, l’attivista conservatore amico di Donald Trump. Dopo 33 ore di caccia all’uomo, il giovane che aveva seminato panico e dolore all’Utah Valley University si è presentato alla polizia a St. George, quattrocento chilometri a sud. La confessione è arrivata subito dopo. A riconoscerlo per primo era stato il padre, Matt Robinson, ex agente di polizia. Guardando i video diffusi dall’Fbi, aveva notato nel ragazzo i tratti familiari del proprio figlio. Ha tentato di convincerlo a consegnarsi, ricevendo un rifiuto. Anzi, inizialmente Tyler ha minacciato di suicidarsi piuttosto che arrendersi. Però il padre si è rivolto al sacerdote, che è anche ufficiale della US Marshals Task Force, e insieme sono riusciti a costruire il ponte con le autorità e a portare il ragazzo a cedere senza ulteriore violenza. La rapidità con cui si è arrivati alla cattura è considerata dagli investigatori un caso esemplare di coordinamento fra agenzie federali, forze locali e opinione pubblica. Oltre 7.000 segnalazioni sono arrivate in appena 30 ore. Decine di video, testimonianze, indizi. Come accadde dopo le bombe alla maratona di Boston nel 2013 o l’insurrezione del 6 gennaio 2021, è stata la partecipazione popolare a rendere impossibile la fuga del giovane: «La gente ha voluto aiutare» ha spiegato lo stesso capo dell’Fbi, Kash Patel. Il cerchio intorno a Robinson si è chiuso grazie a una serie di riscontri materiali: il fucile Mauser calibro 30 ritrovato in un bosco, i bossoli incisi con frasi derisorie e slogan antifascisti, le impronte di una scarpa e di un avambraccio lasciate sul tetto da cui era partito il colpo fatale. Una cartuccia sparata portava inciso «Hey fascist! Catch!». Altre tre, non esplose, recavano scritte come «Bella Ciao» o frasi tratte dai giochi online.
LA PREPARAZIONE
Gli investigatori hanno ricostruito un percorso che mostra come l’attacco sia stato frutto di una preparazione accurata. Robinson, che aveva familiarità con le armi sin da bambino, come mostrano le foto di famiglia, aveva ispezionato il tetto dell’edificio il giorno prima, scegliendo il punto da cui sparare. Dopo aver ucciso Kirk e abbandonato il fucile Mauser in un bosco, aveva scritto in chat al compagno di stanza che «doveva recuperare il fucile», un messaggio che tradisce una strana mancanza di preparazione del killer per la fase della fuga, e solleva interrogativi sul livello di consapevolezza del giovane coinquilino e sul perché non abbia avvertito subito le autorità. Tyler Robinson aveva anche curato nei dettagli l’abbigliamento. Al momento dell’assalto indossava una maglietta patriottica, con la bandiera e un’aquila, un richiamo al mondo della destra conservatrice. Subito dopo si era cambiato, tornando a indossare jeans e felpa per confondersi fra gli altri studenti e guadagnare tempo nella fuga. Negli ultimi mesi Robinson aveva apparentemente abbandonato il retroterra conservatore mormone in cui era cresciuto e aveva espresso critiche contro Charlie Kirk, accusandolo di «diffondere odio» e di «alimentare divisioni». L’arrivo del fondatore di Turning Point Usa all’Utah Valley University era stato preceduto da un clima teso, con oltre seimila studenti che avevano firmato una petizione per contestarne la presenza nel campus per le sue posizioni estremiste. Un segnale che potrebbe aver rafforzato la rabbia e la volontà omicida del giovane. Per le autorità dello Utah non ci sono dubbi: si tratta di un assassinio politico. Il governatore Spencer Cox ha annunciato che lo Stato chiederà la pena capitale, se Robinson sarà riconosciuto colpevole. La legge locale lo consente per omicidi particolarmente efferati e pericolosi per altri, condizioni che, secondo l’accusa, sarebbero pienamente soddisfatte. Proprio in questo contesto, vale la pena ricordare che lo Utah è uno dei pochi Stati che, dal 2022, ha reintrodotto il plotone di esecuzione come metodo di riserva per portare a termine le condanne capitali, nel caso in cui i farmaci per l’iniezione letale non siano disponibili. Donald Trump, che con Kirk aveva un legame personale profondo, è stato il primo a invocare la pena di morte: «Charlie era un gigante della sua generazione, lo vendicheremo con la giustizia» ha dichiarato il presidente, annunciando anche la concessione postuma della Medaglia Presidenziale della libertà. È cosa nota che Trump ha vinto le elezioni dell’anno scorso anche per il sostegno di Kirk, che gli aveva portato il voto di tanti giovani. Intanto Robinson è stato formalmente incriminato per omicidio aggravato, scarico illecito di arma da fuoco e ostruzione della giustizia. È stato già trasferito nella prigione della contea di Utah, mentre i documenti ufficiali dell’accusa sono attesi nei prossimi giorni. Secondo le ultime comunicazioni, il giovane non sta comunicando con la polizia, e mantiene un ostinato silenzio mentre ha chiesto un avvocato.
La cattura di Robinson ha scosso lo Utah. «Speravamo che fosse un estraneo venuto da lontano. Invece era uno di noi», ha detto il governatore Cox, sottolineando come il presunto assassino provenisse da una famiglia conservatrice, religiosa, con un padre ex poliziotto e un’esistenza apparentemente normale. Resta un enigma anche il suo improvviso ritiro dalla Utah State University, dopo un solo semestre, nonostante una borsa di studio e un brillante curriculum liceale. Nessuna spiegazione ufficiale è stata fornita: si indaga se dietro ci siano difficoltà accademiche, problemi di salute mentale, o questioni personali.
IL CLIMA
Gli investigatori stanno ora analizzando i dispositivi digitali del giovane per stabilire se abbia agito da solo o se vi siano legami con una rete più ampia. Ma al di là delle motivazioni, rimane la certezza che il Paese ha perso un protagonista di primo piano del conservatorismo e si trova ora davanti a una nuova ondata di paure. In un clima già avvelenato dalla polarizzazione, c’è la forte sensazione che il movimento MAGA intenda usare la morte del loro campione come strumento contro gli oppositori politici, accusati in massa di essere fautori della violenza. Un’accusa che trascura le loro stesse responsabilità e ignora i dati che mostrano una realtà ben diversa. Quel che è certo è che la morte di Charlie Kirk ha lasciato una ferita profonda, e che nello Utah come nel resto del Paese la sensazione dominante è di vulnerabilità. Una vicenda chiusa con un arresto, ma ancora lontana dall’essere davvero compresa.
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