L’infanzia italiana vive in un paradosso lacerante: mentre cresce l’attenzione politica verso i diritti dei minori, i dati del Monitoraggio UNICEF 2025 svelano un quadro di disuguaglianze sistemiche che attraversano il Paese da nord a sud. La terza edizione dell’Agenda 2022-2027 per l’infanzia e l’adolescenza, presentata il 27 maggio scorso, fotografa un’Italia frammentata dove nascere in certe aree geografiche o in determinate condizioni socio-economiche può compromettere per sempre le prospettive di vita.

I numeri raccontano una realtà allarmante: 1.295.000 minorenni vivono in condizione di povertà assoluta, rappresentando il 13,8% della popolazione under 18 contro il 9,7% della media nazionale. Ma dietro le statistiche emerge una geografia dell’esclusione che divide profondamente il territorio: dal 12,9% del Nord al 15,5% del Mezzogiorno, con punte drammatiche nelle famiglie numerose che raggiungono il 18,8%.

La discriminazione più evidente riguarda la cittadinanza: mentre le famiglie composte da soli italiani registrano un’incidenza di povertà dell’8,2%, per quelle con minorenni stranieri la percentuale schizza al 41,4%. Una condizione che evidenzia come l’origine rappresenti ancora un fattore determinante nell’accesso ai diritti fondamentali, cristallizzando disuguaglianze che si perpetuano di generazione in generazione.

Il sistema scolastico delle barriere invisibili e visibili

L’emergenza educativa si manifesta attraverso dati che rivelano un sistema profondamente inadeguato. Solo il 41% degli edifici scolastici risulta accessibile agli alunni con disabilità motoria, mentre per le disabilità sensoriali la situazione diventa drammatica: appena il 17% delle scuole dispone di segnalazioni visive e solo l’1% ha mappe a rilievo e percorsi tattili.

L’aumento degli alunni con disabilità – 359.000 nell’anno scolastico 2023/2024, con un incremento del 26% rispetto a cinque anni fa – si scontra con un sistema di supporto inadeguato. Il 27% degli insegnanti di sostegno proviene dalle liste curricolari, privo di formazione specifica, mentre circa 20.000 studenti con disabilità necessiterebbero di assistenza specializzata che non ricevono.

La dispersione scolastica implicita sale all’8,7% nel 2025, segnalando criticità nascoste che vanno oltre i numeri ufficiali della dispersione esplicita. I divari territoriali emersi dalle rilevazioni INVALSI 2024 confermano persistenti differenze negli apprendimenti, con il Mezzogiorno sistematicamente penalizzato in tutte le discipline.

Particolarmente grave la situazione dei servizi educativi per l’infanzia: nonostante una copertura media nazionale del 30%, regioni come Campania (13,2%), Sicilia (13,9%) e Calabria (15,7%) restano drammaticamente sotto il Livello Essenziale delle Prestazioni fissato al 33% entro il 2027.

Il grido silenzioso della salute mentale adolescenziale

L’aspetto più preoccupante emerso dal Monitoraggio riguarda la salute mentale dei giovani. La consultazione dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza su 7.470 ragazzi ha rivelato dati allarmanti: solo il 35% si dichiara sereno, mentre il 24% ammette stati d’ansia ricorrenti.

Le conseguenze della pandemia persistono con drammatica evidenza: il 51,4% dei giovani soffre ricorrentemente di ansia o tristezza prolungata, il 49,8% lamenta eccesso di stanchezza e il 46,5% dichiara nervosismo frequente. Significativo il dato sulla richiesta d’aiuto: il 62,7% vorrebbe accedere ai servizi di uno psicologo, evidenziando una domanda sociale largamente insoddisfatta.

L’indagine UNICEF europea conferma l’emergenza: oltre 11 milioni di bambini e giovani under 19 nell’UE soffrono di disturbi mentali, con tassi che crescono dall’2% sotto i 5 anni al 19% tra i 15-19 anni. In questa fascia d’età, circa l’8% soffre di ansia e il 4% di depressione, con prevalenza femminile.