Arriva in Italia un decreto per tutelare i cittadini, in una fase in cui l’intelligenza artificiale entra nei processi decisionali delle banche e il credito al consumo si fonde con l’e-commerce.
Lo schema di decreto approvato in via preliminare dal consiglio dei ministri l’8 ottobre, che recepisce la Direttiva UE 2023/2225, non riguarda solo le clausole contrattuali. Tocca la fiducia dei cittadini nella tecnologia e il diritto di essere compresi e rispettati da chi valuta la loro affidabilità finanziaria, nell’era degli algoritmi.
Più tutele e trasparenza nei prestiti
Il decreto legislativo che recepisce la direttiva europea 2023/2225 impone a banche e intermediari di agire “con diligenza, correttezza e trasparenza”, ponendo al centro i diritti e gli interessi dei cittadini.
Tutte le informazioni, comprese le spiegazioni e i chiarimenti, dovranno essere fornite in modo gratuito e comprensibile, senza discriminazioni legate alla cittadinanza o al luogo di residenza.
Un principio di non discriminazione e gratuità informativa che ribalta la logica dell’asimmetria informativa su cui per anni si è retto il mercato del credito.
Il consumatore torna ad avere diritto a comprendere, non solo a firmare.
L’accesso alle banche dati creditizie sarà aperto anche ai finanziatori di altri Paesi UE, per favorire la concorrenza e impedire discriminazioni nazionali.
Merito creditizio, il diritto all’intervento umano insieme agli algoritmi AI
La parte più innovativa e simbolicamente più rilevante riguarda la valutazione del merito creditizio.
Se la decisione di concedere un prestito si basa, anche solo in parte, su un trattamento automatizzato dei dati, il cittadino avrà il diritto di:
ottenere una spiegazione chiara della logica e dei criteri usati dall’algoritmo;esprimere la propria opinione;chiedere un riesame umano della decisione.
Il testo vieta l’uso di dati sensibili e social network nella profilazione creditizia e obbliga le banche a documentare i propri processi decisionali automatizzati.
Non è solo un principio di trasparenza: è il riconoscimento che il credito, come la giustizia o la salute, tocca sfere di dignità e autonomia personale che non possono essere interamente delegate al software.
Il diritto all’intervento umano, già evocato dal GDPR, qui trova una formulazione concreta e applicabile nel cuore della finanza al consumo.
Verso un equilibrio nuovo tra mercato e diritti
Il decreto non si limita a introdurre tutele: ridefinisce il rapporto di fiducia tra cittadini e sistema finanziario nell’era dell’intelligenza artificiale.
Il principio è chiaro: la tecnologia può supportare le decisioni, non sostituire la responsabilità umana.
Per un Paese in cui l’indebitamento delle famiglie cresce e i modelli di scoring automatizzato si diffondono anche tra le fintech, queste norme segnano l’inizio di una nuova fase, una finanza algoritmica sotto controllo umano.
Sguardo europeo
La direttiva 2023/2225 si muove in sintonia con l’AI Act, che introduce principi di trasparenza e accountability per i sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio, tra cui quelli usati per l’affidamento creditizio. L’Italia, anticipando l’attuazione con norme dettagliate su trasparenza, profilazione e intervento umano, compie un passo importante verso una governance europea del credito digitale fondata su fiducia, equità e controllo umano.
La stretta sul “compra ora, paga dopo”
II decreto si occupa anche del fenomeno del Buy Now, Pay Later (BNPL), dilazioni di pagamento nate nell’e-commerce e spesso offerte da piattaforme digitali, entra per la prima volta in una cornice normativa chiara.
La soglia di applicazione delle norme sul credito al consumo viene portata a 100.000 euro, includendo una fascia più ampia di prestiti.
Ma soprattutto, si definiscono i casi in cui le formule di BNPL restano escluse dalle tutele più stringenti:
dilazioni gratuite fino a 50 giorni offerte direttamente dal venditore;dilazioni fino a 14 giorni per servizi online non finanziari.
Il legislatore riconosce che il BNPL può essere una forma legittima di pagamento differito, ma lo delimita quando maschera un credito vero e proprio o coinvolge soggetti terzi finanziatori. In tal caso, questi ultimi dovranno rispettare tutte le regole del credito al consumo, incluse quelle di trasparenza e valutazione del merito creditizio.
È una mossa di regolazione preventiva: evitare che l’e-commerce diventi una zona franca in cui milioni di microcrediti digitali sfuggono alle tutele previste per i prestiti tradizionali.