Durante gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, mentre il nord Italia cadeva sotto il controllo nazista e gli Alleati avanzavano dal sud, cominciarono a sorgere piccoli territori che si dichiaravano liberi. Non erano Stati riconosciuti né durarono a lungo, ma precedettero l’esercito alleato: erano le repubbliche partigiane, che crearono le proprie istituzioni in nome di una nuova Italia.
Queste repubbliche partigiane apparvero soprattutto tra il 1944 e il 1945, quando la guerra stava già volgendo a favore degli Alleati, ma il Paese era ancora diviso. In luoghi remoti o di difficile accesso, specialmente nel nord, le montagne e le valli offrivano rifugio a migliaia di guerriglieri che erano fuggiti dalla coscrizione o dall’occupazione tedesca. Lì, in paesi e regioni temporaneamente liberati, formarono governi improvvisati e autogestiti.
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In totale, si calcola che ci fossero più di una ventina di queste repubbliche, anche se solo poche raggiunsero un’organizzazione degna di nota. Le più famose furono la Repubblica dell’Ossola e quella dell’Alto Monferrato, entrambe in Piemonte. L’Ossola arrivò persino a istituire un sistema amministrativo quasi completo, con un consiglio dei ministri, scuole, tribunali e una tipografia ufficiale. Durante i quasi 40 giorni in cui sopravvisse, fu un laboratorio politico in cui comunisti, socialisti, cattolici e liberali convissero cercando, per la prima volta, di governare insieme.
Normalmente queste repubbliche controllavano zone montuose strategiche e difficili da controllare per i tedeschi che non conoscevano il territorio. Non avevano quasi risorse, ma avevano un’enorme volontà di resistere. In molti casi, queste comunità riuscirono a mantenere una produzione agricola sufficiente per l’autosufficienza e persino a emettere la propria moneta o francobolli locali.
Un problema minore, ma pur sempre un problema
L’esistenza delle repubbliche partigiane era una sfida diretta sia ai tedeschi che alla Repubblica Sociale Italiana di Mussolini. Sebbene il loro potere militare fosse esiguo rispetto a quello dei loro nemici, erano abbastanza fastidiose da costringere gli eserciti a dedicare risorse per tenerle a bada e impedire loro di concentrarsi completamente sul fermare gli Alleati, per non parlare della sfida politica che rappresentavano per il regime fascista sempre più inesistente.
Ciò non significa che i loro nemici non fossero in grado di rispondere con durezza: bombardavano i villaggi, prendevano ostaggi e radevano al suolo i villaggi sospettati di collaborare con i partigiani. La Repubblica dell’Ossola, ad esempio, fu schiacciata nell’ottobre 1944 da un’offensiva combinata delle forze tedesche e fasciste; molti dei suoi leader furono giustiziati o deportati nei campi di concentramento, ma il loro esempio si diffuse in tutto il paese.
Quando gli Alleati avanzarono dal sud nel 1945, gran parte delle regioni settentrionali erano già state parzialmente liberate dagli italiani stessi. Le repubbliche partigiane, sebbene effimere, servirono da modello di autogoverno democratico. Infatti, alcuni dei loro leader avrebbero poi partecipato alla stesura della Costituzione della Repubblica Italiana del 1948. Lo spirito di cooperazione tra ideologie diverse, nato in quei piccoli territori liberi, divenne uno dei fondamenti del nuovo Stato.
Oggi, i nomi di quelle repubbliche compaiono su targhe, canzoni e monumenti. Non erano grandi né durarono a lungo, ma simboleggiano qualcosa di essenziale, l’idea che non potevano semplicemente sedersi ad aspettare che la libertà arrivasse dall’esterno: sulle montagne c’era già un gruppo di cittadini determinati a ricostruire il loro paese prima che altri lo facessero per loro.