Inter sette più, è inarrestabile

(Paolo Tomaselli, inviato a Bruxelles) Dopo una breve ma fastidiosa tempesta iniziale di pioggia e di tiri in porta, l’Inter spazza via le nuvole e ritrova il sole dei giorni belli in cima alla Champions, a punteggio pieno dopo tre partite, come Psg e Arsenal, in attesa di Bayern, Real e Qarabaq. 

La girata di Dumfries e il tiro arcuato di Lautaro prima dell’intervallo sistemano una partita che almeno per i primi 45’ assomiglia più a un dipinto surrealista di Magritte che a un capolavoro fiammingo. 

Il rigore di Calhanoglu a inizio ripresa, assegnato con la Var per un fallo di mano di Mac Allister che salta su Lautaro, riporta invece tutto definitivamente nel solco della normalità e della settima vittoria di fila dei nerazzurri, tra campionato ed Europa. La provinciale generosa, frenetica e imprecisa fallisce le sue occasioni e poi viene punita con una certa infastidita nonchalance dalla grande squadra, che ha sempre il gol pronto (3 di media a partita in Europa e 2,5 in campionato). 

E che nel finale celebra anche il primo sigillo in Champions di Esposito (su assist di Bonny), accompagnato dal coro personalizzato dei 1056 interisti presenti al Lotto Park, la casa dell’Anderlecht che ospita la squadra del piccolo quartiere di St Gilles.

​Con sei titolari diversi rispetto a Roma e con la sfida di Napoli che incombe (sabato alle 18) la squadra di Chivu si fa trovare impreparata, soprattutto sui calci piazzati, di fronte alla sfuriata iniziale della Royale Union St Gilloise (qui ci tengono al nome completo). 

Così, prima di aggiustare la mira in avanti, Lautaro deve salvare sulla linea dopo appena 3’, con un colpo di testa provvidenziale. Tutto questo mentre Sommer aveva appena deviato in angolo un tiro di David per ripetersi subito dopo su una botta di Rasmussen. I brividi non finiscono lì, ma i belgi fin troppo arruffoni, non approfittano delle difficoltà momentanee di De Vrij e Bisseck, della lentezza di Frattesi e Zielinski, poi più sciolto in regia nella ripresa e di una organizzazione difensiva che traballa di fronte al pressing voluto da Hubert, appena alla seconda panchina con l’Union dopo l’addio improvviso di Pocognoli (finito al Monaco), eroe del dodicesimo titolo, vinto a 90 anni di distanza dall’ultimo.

​Per ribaltare l’andamento bislacco del primo tempo, serve proprio un piazzato: il corner di Calhanoglu, deviato prima da Bisseck di testa (e poi braccio) su un avversario, carambola su Dumfries che sottoporta non fallisce. Poco dopo un sontuoso cambio di campo di Bastoni raggiunge lo stesso Dumfries che serve al centro Esposito, lesto a mandare subito al tiro Lautaro: così l’Inter si gode il panorama lassù, dopo una notte non banale. Non solo per come era cominciata e per la conseguente reazione da squadra matura e costantemente affamata di gol (qui conta tanto anche la differenza reti), ma anche perché il St Gilloise aveva pur sempre battuto nettamente in trasferta il Psv (3-1), che stasera invece ha travolto a sorpresa il Napoli.

​Non c’è dubbio però che per i nerazzurri le montagne vere sono ancora lontane e nel suo primo pacchetto di quattro partite, che si concluderà il 5 novembre a Milano contro il Kairat Almaty, la squadra di Chivu sa che deve fare dodici punti, non uno di meno. Per poi gestire le due trasferte di Madrid, sponda Atletico e di Dortmund, inframmezzate dalle partite più dure, con Liverpool e Arsenal a San Siro. Ma il tempo per pensarci, i punti messi via per i momenti più duri e soprattutto la costante risposta degli attaccanti (in attesa di Thuram), lasciano tranquillo Chivu. Il tracollo del Napoli, che attende ferito i nerazzurri dopo due ko di fila, un po’ meno.