Una sinistra nebbia avvolge San Siro, forse è questo l’unico vero grande pericolo per la partita di questa sera. Si gioca, non si gioca, chissà: è un tema del giorno prima, oggi si vedrà. Italia-Francia non è un’amichevole di lusso, non può mai esserlo, per la rivalità che nasce sul campo e nella cultura dei due popoli. Stasera saranno presenti al Meazza tanti francesi di origine italiana che tiferanno per gli azzurri. «Siamo un popolo di pionieri, ovunque troviamo un abbraccio, questo ci deve rendere ancora più responsabili. Giocheremo la partita che abbiamo in testa, proprio per dedicarla a tutte quelle persone che ci vogliono bene», così Spalletti alla vigilia del match contro i Bleus. Fuori il Meazza scorrono le immagini delle gare storiche della Nazionale, i colpi azzurri, le giocate, le nostre grandi finali, tra queste anche la finale del 2006 a Berlino, non viene omessa la testata di Materazzi a Zidane. Politicamente scorretto? No, solo cronaca, storia. Cominciata nel lontano 1910, era il 15 maggio, la “prima” uscita della Nazionale. Avversario? La Francia, finì 6-2, quando i gol erano noccioline. Nazionale incontrata altre 39 volte: 19 vittorie dell’Italia, 11 le sconfitte. Stasera vale solo per il primato del gruppo 2 della Nations, con i quarti già acquisiti: alla Nazionale basterebbe non perdere con più di un gol di scarto. Spalletti vuole restare avanti a Deschamps per avere vantaggi in vista del sorteggio per il Mondiale e per affrontare a marzo una delle seconde dei gironi.

Italia-Francia, Spalletti: «Abbiamo sbagliato solo la gara con la Svizzera. Kean può giocare»

LA NEBBIA

Ci sono mille motivi per non definirla un’amichevole di lusso, insomma. Milano è terra amica, ospita la gara numero 63 della Nazionale (48 giocate a San Siro), ci sarà il tutto esaurito e prima del match verrà ricordato Gigi Riva, nel mese in cui avrebbe compiuto 80 anni. Lui un’icona del calcio italiano. «Il simbolo, uno che determinava tutto con poche parole. Questo dobbiamo farlo nostro: poche chiacchiere», ancora Lucio. Che stasera non ammette distrazioni. Ci tiene, vuole continuare il percorso (ri)cominciato a settembre, da quando l’Italia ha subito la sua più bella trasformazione, e proprio da una partita con la Francia, quando tutti ci davano per battuti in partenza. E invece, fu l’exploit a Saint Denis: da lì la rinascita e quella di stasera è un’occasione per dimostrare che le distanze si sono avvicinate e che il Mondiale può tornare a vestire l’Italia dopo dodici anni. Non sarà banale difendere il primato con le unghie. «Penso che per ora abbiamo sbagliato solo la partita con la Svizzera, ed è un qualcosa che mi porto ancora dietro. Mi reputo molto responsabile di quella sconfitta. Abbiamo cercato di fare cose differenti e per ora qualcosa è stato fatto in maniera corretta. Quella gara di Berlino, niente riuscirà a farmela dimenticare, nemmeno la qualificazione al Mondiale. La squadra cresce, ora deve inseguire la normalità. Non solo le grandi giocate, ma provare a fare tutto perfettamente normale, come fanno i top club come Barcellona, Real e City». Da settembre è cambiato anche lo spirito, oltre al gioco. Ora l’Italia è una squadra vera e viva. «Avere il piacere di gioire, veder vincere il proprio compagno. In questo momento i calciatori stanno esternando l’attaccamento alla maglia, il loro spirito e il loro impegno. Sono qualità enormi, poi il risultato spesso ne è una conseguenza».

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LE OPZIONI

Stasera pochi cambi, ammette Spalletti. «La squadra sta bene, la stanchezza è solo nella testa». C’è Maldini che sogna l’esordio da titolare a San Siro, ma forse per lui, al momento, sono in programma solo spezzoni. Ma il ct per il figlio di Paolo regala parole dolci. «Chi è il nostro Sinner? Quando ho fatto paragoni mi è arrivato di tutto. Ma diciamo Maldini, che mi dà l’impressione di avere il colpo facile, l’eleganza dentro la sostanza. Uno che va oltre la normalità di palleggio». Papà Paolo ha prenotato un palchetto a San Siro: non si sa mai.

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