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Ultim’ora news 25 marzo ore 14

L’Italia riscrive il proprio impegno militare, mentre cambiano i poteri nello scacchiere geopolitico globale. Lo fa con nuovi schieramenti e nuovi impegni – attraverso la costruzione dell’architettura delle missioni internazionali dell’anno in corso – per garantire la sicurezza e la stabilità nelle aree di interesse.

Aree di interesse che, per l’Italia, sono sei: il Mediterraneo, i Balcani, il Fianco Est della Nato, il Medio Oriente, il quadrante Sahel/Golfo di Guinea e il Corno d’Africa. A dirlo è stato il capo di Stato Maggiore della Difesa, Luciano Portolano, nel corso di un’audizione al Senato in cui ha fatto il punto sullo scenario geopolitico internazionale «particolarmente complesso». 

Anticipando dettagli della Relazione analitica sulle missioni internazionali attualmente in corso e sugli impegni dell’Italia per l’anno 2025, Portolano ha reso noto che «in forza della delibera 2025, sono attualmente in corso 39 missioni e operazioni internazionali. La stessa delibera prevede una consistenza media di 7.750 unità, un contingente massimo autorizzato di 12.100 unità, e un onere finanziario complessivo che ammonta a 1,48 miliardi di euro ripartito su due annualità: 980 milioni per il 2025 e 500 milioni per il 2026. Le missioni prorogate», ha poi aggiunto, «sono 17 rispetto alle 36 dell’anno precedente». 

La duplice minaccia Cina-Russia

Nel corso del suo intervento, il generale ha evidenziato «la duplice esigenza» di sostenere la dimensione collettiva della sicurezza in ambito euro-atlantico e di «disporre autonoma capacita difensiva del territorio nazionale» in un contesto di «crescente ipercompetizione internazionale», ha sottolineato. 

«Su questo sfondo si innestano la guerra in Ucraina e le crisi in Medio Oriente», crisi che hanno determinato una netta divisione fra «chi sostiene le strutture democratiche e chi sostiene regimi autoritari». Complicano lo scenario la rivalità per l’accesso alle risorse – dall’Artico all’Africa – ma anche gli effetti del cambiamento climatico.  

«Il mediterraneo allargato», ha detto Portolano, «è un’area di forte contesa nella quale l’Italia è completamente immersa e in cui la Russia e la Cina operano per incrementare la loro presenza». Ma gli interessi di Mosca e Pechino non si fermano al Mar Mediterraneo: «Nei Balcani occidentali, per esempio, i due Paesi stanno rafforzando il loro peso alimentando le dispute tra Serbia e Kosovo. Un attivismo presente anche nel continente africano». 

«In Africa è in corso un processo di riconfigurazione degli allineamenti e degli equilibri di potere, con una crescente diversificazione delle partnership di Cina e Russia. In questo senso, la stabilità della Libia per noi rimane prioritaria, attesa la rilevanza sotto i profili migratori, energetico, securitario, e la permanente situazione di stallo politico in cui versa».  

L’obiettivo delle due potenze, secondo il generale, è quello di «aumentare la loro sfera di condizionamento, strappando l’influenza occidentale». Anche per questo motivo, ha rivendicato, «l’Italia sta mantenendo le attività in Niger, quale unico Paese occidentale rimasto dopo il colpo di Stato del 2023». (riproduzione riservata)