La nota del Mef: misure in tempi rapidi

«L’intervento sarà realizzato in tempo utile per evitare ai contribuenti aggravi in termini di dichiarazione e di versamento» ha spiegato una nota del ministero dell’Economia, ricostruendo i passaggi normativi che hanno portato all’emersione del corto circuito.

«Il maggior onere fiscale – si legge nella nota – deriverebbe, secondo l’interpretazione riportata dai Caf, dall’applicazione della disposizione contenuta nell’articolo 1, comma 4, del Dlgs 216/2023, che, prevedendo la riduzione dal 25 al 23 per cento dell’aliquota Irpef per i redditi da 15.000 a 28.000 euro e l’innalzamento della detrazione di lavoro dipendente da 1.880 euro a 1.955 euro, ha stabilito che tali interventi non si applicano per la determinazione degli acconti dovuti per gli anni 2024 e 2025 per i quali si deve considerare la disciplina in vigore per l’anno 2023».

Come spiega il Mef «l’incongruenza evidenziata dai Caf deriva dal fatto che le aliquote, gli scaglioni e le detrazioni Irpef sono stati in una prima fase modificati in via temporanea, per un solo periodo d’imposta (2024), e successivamente stabilizzate a regime dal 2025». Inoltre, spiegano ancora dall’Economia, «con la disposizione in questione si intendeva sterilizzare gli effetti delle modifiche alla disciplina Irpef soltanto in relazione agli acconti dovuti dai soggetti la cui dichiarazione dei redditi evidenziava una differenza a debito di Irpef in quanto percettori di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta d’acconto».

L’intenzione del legislatore «non era, quindi, volta a intervenire nei confronti di soggetti, come la maggioranza dei lavoratori dipendenti e pensionati, che, in mancanza di altri redditi, non sono tenuti alla presentazione della dichiarazione dei redditi». Pertanto, la disposizione contenuta nell’«articolo 1, comma 4, del Dlgs 216/2023 va interpretata nel senso che l’acconto per l’anno 2025 è dovuto, con applicazione delle aliquote 2023, solo nei casi in cui risulti di ammontare superiore a 51,65 euro la differenza tra l’imposta relativa all’anno 2024 e le detrazioni, crediti d’imposta e ritenute d’acconto, il tutto però calcolato secondo la normativa applicabile al periodo d’imposta 2024».

In ogni caso, in considerazione dei dubbi interpretativi posti, e al fine di salvaguardare tutti i contribuenti interessati, «il Governo interverrà anche in via normativa per consentire l’applicazione delle nuove aliquote del 2025 per la determinazione dell’acconto».