Pubblicato il 01/10/2025 – 12:50 CEST
•Ultimo aggiornamento
13:05
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“L’Italia e la Grecia seguono attentamente gli sviluppi della Global Sumud Flotilla e si appellano alle autorità israeliane per garantire la sicurezza e l’incolumità dei partecipanti e consentire ogni azione di tutela consolare”, alla luce degli eventi in cui la flotta è andata incontro nelle prime ore di mercoledì.
Lo ha comunicato la Farnesina in una nota diffusa in tarda mattinata aggiungendo che i ministri degli Affari Esteri della Repubblica Italiana e della Repubblica Ellenica fanno “appello alle donne e agli uomini della Flotilla affinché accettino la disponibilità offerta dal Patriarcato latino di Gerusalemme a consegnare in sicurezza gli aiuti destinati in solidarietà ai bambini, alle donne e agli uomini di Gaza”.
L’appello arriva in contemporanea a una conferenza stampa di “emergenza” convocata dalla Global Sumud Flotilla (Gsf), una volta raggiunta la soglia delle 120 miglia nautiche da Gaza (222 chilometri), la zona in cui si ritiene ormai imminente un intervento della Marina di Israele.
“Abbiamo incrociato pochi minuti fa due navi, quasi sicuramente israeliane: sembravano essere dei rimorchiatori. Poi si sono allontanate. La navigazione prosegue verso Gaza e al momento non vediamo blocchi all’orizzonte”, ha riferito uno degli attivisti italiani a bordo della Grande Blu, una delle imbarcazioni della Gsf.
Cosa è stato detto nella conferenza stampa della Global Sumud Flotilla
Due attivisti a bordo della Gsf hanno chiarito nella conferenza stampa la dinamica degli attacchi subiti nelle prime ore di mercoledì. Le navi Alma e Sirius sono state prese di mira da manovre di disturbo da parte di navi che gli attivisti identificano come israeliane.
L’attivista brasiliano Thiago Ávila ha confermato quanto già riferito in una nota della Gsf in mattinata secondo cui il capitano di una delle due imbarcazioni, in testa alla flotilla, è stato costretto a “una brusca manovra per evitare una collisione frontale”.
Per Ávila si è trattato di un tentativo di “guerra psicologica” da parte di Israele, che ha circondato le imbarcazioni per diversi minuti e disturbato le comunicazioni con l’esterno. L’Alma ha subito anche danni elettronici e meccanici, ha riferito l’attivista.
Risorse addizionali per questo articolo • AP