Tradizione, sostenibilità e tutela dei territori: i principi degli imprenditori del comparto. L’intervista a Fedele Angelillo, amministratore unico di Mack & Schühle Italia Spa.
Sospinto da equilibri internazionali in costante mutamento e da nuove generazioni sempre più attente alla sostenibilità e alla tutela dei territori, il settore del vino oggi si trova a dover affrontare diverse sfide importanti per rimanere competitivo e, soprattutto, al passo con i tempi. Ne parliamo con Fedele Angelillo, amministratore unico di Mack & Schühle Italia Spa.
La sua è una storia imprenditoriale strettamente legata al territorio, come si relaziona con un gruppo così grande come Mack & Schühle?
Ho sempre creduto che tutti i progetti di successo siano strettamente collegati alle identità territoriali. Le nostre origini, la nostra filosofia sono una firma che portiamo con noi per tutta la vita. E devo dire che anch’io ne sono une esempio. Il legame con questo territorio, le sue persone e i suoi valori si è rafforzato nel tempo.
Fin da bambino, quando vendemmiavo in compagnia di mio padre e di mio nonno, ho guardato, imparato e toccato con mano cosa voglia dire creare valore nella propria terra.
E questo legame, divenuto sempre più forte, mi aiutato a comprenderne le peculiarità, il potenziale e anche le difficoltà. Un errore che non commetterò mai è quello di sottovalutare quello che mi circonda, anzi. Grazie a questa filosofia, in Latentia Winery ho definito la mia traiettoria imprenditoriale con l’obiettivo di avere solide basi (tecniche, umane, qualitative) per competere non solo in Italia ma anche all’estero e valorizzare la produzione vitivinicola italiana nel mondo.
Come è nata la partnership con la società tedesca e quale obiettivo si prefigge?
Le relazioni personali e la fiducia sono alla base di qualsiasi partnership di successo. Dopo anni di costruzione del business nei principali mercati esteri ed avendo consolidato le basi produttive in Puglia e Friuli abbiamo iniziato a collaborare con Mack & Schühle AG nel 2016.
La famiglia Mack ha subito compreso gli obiettivi e il potenziale di questo progetto, essendo da decenni impegnata nella valorizzazione commerciale e distributiva di prodotti fortemente legati ai territori d’origine.
La loro esigenza di presidiare la parte inziale della filiera enologica italiana, grazie ad una partnership solida e affidabile, unita alla nostra visione di sviluppo internazionale, sono state le chiavi di un successo ormai globale.
Il resto è storia: partiti con 12 milioni di euro di fatturato nel 2016, oggi abbiamo superato i 200 milioni grazie a strategia, qualità, reattività, versatilità e legami territoriali consolidati con l’obiettivo di creare valore per noi e per i nostri partner.
Come si differenzia il mercato italiano da quello estero?
Il mercato italiano del vino è molto complesso perché ancora fortemente legato al territorio, alla tradizione e al consumo quotidiano: il vino è parte della cultura, più che un semplice prodotto.
In Italia domina il consumo domestico e familiare, con crescente attenzione alla qualità e alla sostenibilità, ma con una forte sensibilità al prezzo.
All’estero, invece, il vino italiano è percepito prevalentemente come simbolo di lifestyle, autenticità e prestigio, spesso posizionato in segmenti premium o super-premium. Mentre in Italia prevale la logica dell’abitudine e della prossimità, sui mercati stranieri contano branding, storytelling e capacità di differenziarsi.
Il mondo del vino sta evolvendo velocemente. Quali sono i principali trend di mercato?
Post Covid, stiamo assistendo a una trasformazione epocale: in generale, sono cambiate le modalità, i contesti di consumo e le aspettative; le nuove generazioni non vivono più il vino come rito tradizionale ma come esperienza sociale e culturale, spesso breve e sempre più digitale.
Cresce la ricerca di autenticità e sostenibilità (non solo ambientale, ma anche sociale ed economica) e la voglia di prodotti semplici da capire e valutare, alla ricerca di linguaggi più accessibili e formati alternativi. Dal mio punto di vista, il rischio per chi produce vino è duplice: banalizzare il vino riducendolo a una commodity o, al contrario, mantenerlo troppo elitario e “distante” da chi non ha competenze tecniche o non è così sofisticato.
Oltre a questo, si registra una maggiore consapevolezza delle nuove generazioni verso gradazioni alcoliche (low/zero alcool), calorie, circolarità del packaging, vini biologici e vegani che rappresentano le nuove potenziali frontiere per attrarre consumi.
I dazi americani sono un tema delicato per il settore, come li state affrontando?
Il tema dazi sta creando molta incertezza, non solo nel comparto vino ma a tutto il made in Italy. l’Unione Italiana Vini quantifica un danno potenziale di oltre 300 mln di euro per il vino italiano a causa del dazio al 15%. Purtroppo, il dazio applicato a un settore frammentato come il vino penalizza soprattutto i produttori piccoli e medi, che hanno minore potere negoziale lungo la filiera e meno margine per assorbirlo.
Per M&S Italia, gli Stati Uniti pesano circa il 15% del nostro fatturato; stimato quindi cercando di concentrarci nello sviluppo di altre geografie potenziali, come ad esempio Canada, Uk, Germania, Svizzera, Giappone, Corea del Sud e mercati Ue ad alta rotazione, per mitigare l’impatto dazi. Nel frattempo, ci impegneremo a sostenere le istanze di categoria a livello Ue–Usa con l’obiettivo di ottenere riduzioni o deroghe, insieme ad una maggiore chiarezza applicativa dei dazi stessi.
Come si immagina il settore del vino nel prossimo futuro?
È una domanda molto ampia che merita diverse riflessioni. Lato consumi, ci sarà sempre maggiore selezione: le quantità caleranno (soprattutto in Europa), ma crescerà la domanda di vini di qualità, identitari e legati a storytelling autentici. La parola d’ordine sarà “diversificazione”, mercati come Usa resteranno centrali ma con rischi come dazi e regolamentazioni mentre l’Asia e il Nord Europa rappresenteranno i nuovi poli di crescita.
Per i low/no-alcol, prevedo, poi, un forte sviluppo di vini dealcolati e alternative ‘better-for-you’, trainati da Gen Z e Millennials attenti a salute e benessere. Inoltre, lato innovazione varietale, continueranno le ricerche verso vitigni resistenti al cambiamento climatico e nuove tecniche di vinificazione per garantire qualità e stabilità, anche in periodi diversi dell’anno.
A tutto questo, infine, dobbiamo aggiungere la richiesta di ‘esperienzialità’. Il vino infatti verrà vissuto sempre di più come una vera e propria esperienza sociale e culturale.
L’articolo originale è stato pubblicato sul numero di Fortune Italia di ottobre 2025 (numero 8, anno 8)