La pizza che trascende la sua mera definizione di alimento, per elevarsi a vera e propria epopea di sapori e saperi. Non si tratta solo di un morso che appaga il palato, ma di un viaggio sensoriale profondo e avvolgente. Un percorso che non si limita alla percezione gustativa, ma abbraccia le sfumature più intime e complesse della narrazione culinaria. Ogni impasto, sapientemente lavorato, ogni farina, selezionata con meticolosa attenzione, e ogni storia intessuta attorno a questa pietanza iconica svelano un universo di significati. Dalla scelta del grano alla lievitazione, ogni fase della preparazione diventa un capitolo di un racconto millenario, che affonda le sue radici nella tradizione contadina e si proietta verso l’innovazione gastronomica. C’è + Gusto ha celebrato, con il primo giorno dell’Arena della Pizza, il lievitato più gustoso del mondo in tutte le sue sfumature.

Passioni e radici
Tra profumi inebrianti e sapori avvolgenti, l’evento ha esplorato con passione sia le radici autentiche della tradizione, richiamando le pizzerie storiche e le ricette tramandate, sia le audaci innovazioni pop, che introducono ingredienti insoliti, tecniche all’avanguardia e presentazioni sorprendenti. Un viaggio indimenticabile nel cuore pulsante di un’arte che è espressione di cultura, ricerca e passione, nutrendosi di sperimentazione ma senza dimenticare l’importanza della materia prima e del legame con il territorio. La pizza, in questa interpretazione, diventa simbolo di convivialità, ponte tra passato e futuro, inno alla creatività e alla dedizione di ogni vero maestro pizzaiolo.
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La prima giornata l’Arena della Pizza a C’è + Gusto ha preso il via all’insegna dell’apertura e dell’accoglienza, con un laboratorio che ha dimostrato come la bontà non conosca barriere.Primo a raccontarsi al popolo di C’è + Gusto incalzato dalla conduttrice dello spazio dedicato alla pizza Lara De Luna, è stato Vincenzo Fotia. L’artigiano della pizza, così viene definito il verace calabrese cresciuto ed affermatosi nella sua Siderno (RC), in collaborazione con Molino Caputo, ha incantato il pubblico con un laboratorio dedicato alla pizza “senza glutine”.
Fotia ha dimostrato con maestria come sia possibile creare un prodotto eccellente, che non solo rispetti le esigenze alimentari, ma che esalti la struttura, il profumo e la leggerezza tipici della vera pizza italiana. Le sue parole, “il senza non è un limite ma una nuova grammatica del gusto”, hanno risuonato come un manifesto, inaugurando un dialogo profondo e diretto con la platea. Vincenzo Fotia ha svelato i segreti del suo impasto senza glutine, elastico nella preparazione e croccante al morso, capace di regalare un’esperienza gustativa appagante e senza compromessi, nonostante il senza.
Ponti identitari
A seguire, l’Arena ha assistito a un incontro affascinante tra due mondi apparentemente distanti, sul palco è salito Francesco Capece, l’innovativo pizzaiolo di Confine – Pizza e Cantina di Milano, che ha costruito un ponte inedito tra l’arte dell’impasto e la nobiltà del calice. Con una visione audace, Capece ha abbinato le sue “pizze d’autore” ai pregiati vini del Consorzio Vini d’Abruzzo, elevando la pizza da semplice street food a vero e proprio piatto da degustazione. Ha guidato i presenti in un percorso di educazione sensoriale, dimostrando come la complessità degli aromi e delle consistenze possa trovare un’armonia perfetta con le note di un buon vino, in questo caso un Cerasuolo d’Abruzzo.

A chiudere gli appuntamenti della mattina, Giovanni Mandara, ambasciatore della “Pizza di Tramonti”, custode di una tradizione migrante che ha le sue radici nella splendida Costiera Amalfitana. Mandara ha raccontato la storia di un simbolo del Sud che ha viaggiato con i suoi pizzaioli fino al Nord, portando con sé non solo il profumo inconfondibile di origano e pomodoro, ma anche un’identità forte e radicata. Ha ricordato con emozione come la pizza, nonostante le varie declinazioni e varianti, comunichi con un solo linguaggio, sottolineando il potere unificante di questo piatto, capace di superare ogni barriera culturale e geografica. La sua narrazione ha trasportato i presenti in un viaggio nel tempo e nello spazio, celebrando la tenacia e la passione di chi ha saputo preservare e diffondere un patrimonio culinario unico.
Nuove generazioni
Nel tardo pomeriggio, l’Arena ha vibrato al ritmo delle nuove generazioni e delle tendenze più attuali. Le contaminazioni pop hanno preso il sopravvento con l’arrivo del team di GloryPop da Milano, che ha raccontato la pizza contemporanea come un vero e proprio linguaggio urbano. Con ironia e un’esplosione di colori, hanno mostrato come la pizza possa muoversi agilmente tra i social media e la cultura pop, diventando espressione di un’identità giovane e dinamica. La loro “cipolla caramellata, crema di pomodoro giallo, polvere di olive nere caiazzane” ha confermato che la pizza è un canvas perfetto per l’espressione artistica, capace di catturare l’attenzione e di comunicare messaggi attraverso forme, sapori e, appunto, colori inaspettati.
L’appuntamento
Arena della pizza, alla ricerca dell’impasto perfetto
di Eleonora Cozzella
17 Ottobre 2025


Salvatore Salvo, puntuale narratore della scuola napoletana, ha riportato il discorso all’essenza più profonda della pizza. Con la saggezza di chi vive e respira questa tradizione, Salvo ha affermato: “La pizza è la nostra lingua madre, e come tutte le lingue vive, cambia accento ma non perde senso”. Le sue parole hanno sottolineato l’importanza di rimanere fedeli alle radici, pur accogliendo l’evoluzione e le nuove interpretazioni. Ha celebrato la pizza come un’arte viva, in costante movimento, ma sempre ancorata ai suoi valori fondamentali, un simbolo intramontabile della cultura e della passione napoletana. Lo ha fatto attraverso due ricette d’eccezione, la Scarpariello “una ricetta tradizionale dell’arte culinaria napoletana, che mi permette di raccontare la mia passione per il pomodoro” e il lavoro che viene fatte nelle due pizzerie di famiglia per la promozione di questo prodotto fondamentale. Bonus Track, la “marinara, con l’aglio e l’origano che arrivano direttamente da Caltagirone”.

A chiudere il primo giorno dell’Arena della Pizza a C’è + Gusto con la tradizione capitolina della pizza scrocchiarella Matteo Lo Iacono di Crunch Roma. “Ho scelto di raccontare la più classica delle pizze romane attraverso una ricetta tradizionale”, ovvero la diavola. Una ricetta che Lo Iacono rivisita con “cachi, ventricina, fichi e olio piccante” per un risultato equilibrato e più internazionale della versione base, ma con un suo gran carattere.
Sei protagonisti, sei filosofie diverse di pizza per raccontare altrettanti linguaggi di cibo e condivisione. Perché la pizza non è solo un piatto ma un bene culturale vivo, una lente attraverso cui osservare l’Italia in continua trasformazione. Ma si sa, domani è un altro giorno, il linguaggio resterà lo stesso, ma cambieranno solo le storie da raccontare e gli assaggi da fare.