Sinner, vittoria del talento e della volontà 

(Gaia Piccardi) Altro che la lezione di tennis di Melbourne: a Vienna la sfida tra Jannik Sinner e Alexander Zverev è match vero, apertissimo, due ore e 28’ di rebus sul veloce indoor che l’ex numero uno risolve da campione all’undicesimo gioco del terzo set, quando sente nelle gambe un inizio di crampi. Jannik stringe i denti e si annette il quarto titolo stagionale (il 22° in totale) dopo Australian Open, Wimbledon e Pechino; all’Atp 500 di Vienna teneva perché cinque anni fa, quando ancora non era un top 10, il torneo gli aveva concesso una wild card: in tribuna ci sono i genitori, la fidanzata Laila, gli amici venuti da Sesto Pusteria in auto. Non voleva deluderli, non voleva deludere se stesso.

Zverev annulla una palla break nel game d’avvio, poi decolla per l’iperuranio, complice qualche indecisione sinneriana. Nel quarto game, succede quello che non ti aspetti: Jannik si fa strappare il servizio da 40-0: un doppio fallo, un errore di rovescio in uscita dal servizio, un dritto anomalo dal centro out e un altro steccato, in aggiunta all’aggressività del tedesco, spezzano l’equilibrio. 3-1 Zverev, che a ruota annulla due palle break e tiene: 4-1. Adesso è Sinner a dover inseguire, in un inedito ribaltamento di ruoli. L’avversario serve bene, non trema. È solo un break di differenza, però pare un abisso. Il tedesco chiude 6-3 alla seconda occasione in 46’ mentre l’azzurro (era già successo con De Minaur in semifinale) in alcuni momenti dà l’impressione di essere addirittura claudicante.

È spento il servizio dell’ex numero uno, motore del suo tennis. 58% di prime contro il 78% del rivale. A cascata, tutto l’impianto del suo gioco appare appannato, fuori fuoco rispetto ai turni precedenti. Meno brillante del solito, fisicamente, Jannik di certo è. Si era definito «stanchino» alla fine dei due set intensi con l’australiano: oggi il linguaggio del corpo non è il solito da dominatore. I movimenti paiono rallentati, l’appuntamento con la palla non sempre puntuale. Gli servirebbe una mano da parte di Zverev, che questa volta non pare intenzionato a fare regali.

Sinner prova ad alzare il livello, esercizio nel quale è maestro. Tiene il primo game del secondo set concentrandosi sulle prime palle, che ritrova, sperando che il vento di Vienna giri. Molto ruota intorno alle percentuali al servizio del numero 3 del mondo: Zverev intravvede la possibilità di prendersi un titolo contro il migliore sul veloce indoor, raccoglie le forze. Gli servirebbe per far svoltare, a ridosso delle Atp Finals, una stagione di molti bassi e pochi alti, scaturita proprio dalla lezione di tennis impartitagli dall’italiano nella finale dell’Australian Open, a gennaio. Appena la prima del tedesco cala, Jannik gli è addosso. Ed eccola, l’occasione: in un game con due doppi falli, si aprono le prime vere crepe nel tedesco; Jannik lo chiama a rete e lo trafigge con un passantino stretto di rovescio.
2-0. Inizia un altro match: 3-0, 4-1, 5-2, 6-3. La percentuale di prime è cresciuta (74%), l’efficacia resta alta (80%).

Adesso la finale è davvero aperta. Al cambio di campo Zverev ne approfitta per farsi un iniezione dopo un controllo glicemico (ha il diabete di tipo 1), Sinner per rifiatare. Sul 2-2 si alza coach Cahill: «continua a giocare con questa libertà», consiglia al suo giocatore. Come per magia, in un game al servizio in cui il tedesco vacilla, si materializzano due palle break: servizio e dritto sulla prima, sulla seconda un nastro manda fuori tempo Jannik. Che continua a patire il servizio in kick ad uscire del rivale, una palla che rimbalza altissima sopra la spalla dell’azzurro: da destra, l’uomo di Amburgo miete punti. Zverev risale da 15-40, tiene la battuta e mantiene il vantaggio. 3-2. 

Si avanza testa a testa. 3-3. Jannik si tocca la coscia destra, lancia uno sguardo preoccupato al suo box. 4-3 Zverev. 4-4. Con Zverev avanti 5-4, Sinner è chiamato ad allungare il match. Il servizio è il colpo a gioco fermo in cui non risente delle difficoltà fisiche: pare rigido, timoroso di un infortunio. Tiene a 15 con due ace. 5-5. L’undicesimo game va ai vantaggi: Sinner lo risolve da campione con un gran passante lungolinea di rovescio (palla break), poi l’avversario gli regala un rovescio in tribuna in cima a uno scambio furibondo. E’ la svolta. E questa volta il barone rosso, sul 5-4 e servizio, non si fa più prendere: una risposta di rovescio in rete di Zverev chiude le ostilità. «Ho cominciato malissimo, ma sono rimasto aggrappato alla partita. Ho risparmiato energie per i miei turni di battuta, e adesso sono felice» sorride. E’ sempre il vero Sinner.