Il Governo starebbe per acquistare 100 missili aria-superficie per un valore di circa 258 milioni di euro. Armi destinate all’Italia oppure all’Ucraina?

L’acquisto delle armi dagli USA è tornato al centro dell’attenzione pubblica dopo l’ennesima autorizzazione rilasciata dagli Stati Uniti per la vendita di nuovi sistemi d’attacco e di difesa. Dietro queste operazioni non ci sono solo esigenze militari ma anche strategie politiche, equilibri internazionali e scelte accelerate dal contesto geopolitico. Per capire cosa sta accadendo è necessario esaminare come funzionano queste forniture, quali armamenti sono stati richiesti e perché Washington continua a considerare Roma un partner prioritario.

Perché l’Italia sta acquistando nuovi armamenti dagli Stati Uniti?

Le più recenti autorizzazioni alla vendita di armamenti all’Italia rientrano nel quadro di una crescente attenzione alla sicurezza europea, evidenziata anche nei documenti strategici diffusi negli ultimi mesi dalle autorità statunitensi.

In particolare, la Casa Bianca ha sottolineato come il Vecchio Continente si trovi in una fase di particolare vulnerabilità, un fattore che ha contribuito all’aumento delle richieste da parte dei Paesi membri della Nato.

Tra queste forniture rientra l’autorizzazione statunitense alla “possibile vendita” di circa 100 missili aria-superficie JASSM, un sistema offensivo di lungo raggio dal valore di oltre 300 milioni di dollari (circa 258 milioni di euro).

L’obiettivo dichiarato è quello di rafforzare le capacità di difesa di un alleato strategico come l’Italia, potenziando la risposta a minacce attuali e future.

Che tipo di armamenti sono stati autorizzati?

La nuova dotazione riguarda i missili JASSM, progettati per colpire obiettivi a grande distanza e compatibili con velivoli avanzati come gli F-35, già in dotazione all’Aeronautica militare italiana.

Il Dipartimento di Stato ha specificato che l’operazione non modifica l’equilibrio regionale, sottolineando come l’acquisto abbia finalità difensive e non sia diretto contro altri Paesi.

I missili sono destinati esclusivamente alle forze armate italiane e, formalmente, non fanno parte dei meccanismi Nato di supporto all’Ucraina. La gestione del contratto è affidata a Lockheed Martin, colosso americano del settore bellico.

Questo accordo è un caso isolato o fa parte di una serie più ampia?

La vendita dei missili JASSM non è affatto un episodio isolato. Negli ultimi due anni gli Stati Uniti hanno autorizzato otto forniture militari all’Italia, per un valore complessivo di oltre 2,6 miliardi di dollari. Le autorizzazioni spaziano da sistemi missilistici a medio raggio a equipaggiamenti aerei e droni.

Un esempio significativo risale al 16 giugno, quando il Dipartimento di Stato ha dato il via libera alla consegna di 75 sistemi di difesa missilistica, per oltre 200 milioni di dollari.

Un’intensificazione così evidente lascia presumere che molte richieste siano state inoltrate dopo l’invasione russa dell’Ucraina, in linea con un generale rafforzamento militare deciso da diversi governi europei.

Queste armi hanno un legame con l’assistenza all’Ucraina?

Ufficialmente, le forniture statunitensi autorizzate non sono destinate a Kiev.

Tuttavia, l’Italia è l’unico grande alleato occidentale a non aver pubblicato un elenco dettagliato del materiale inviato all’esercito ucraino.

Rimane quindi aperta la possibilità che alcuni sistemi acquistati negli USA siano serviti a rimpiazzare armamenti già utilizzati e successivamente consegnati al Governo ucraino.

Un’ipotesi più prudente è che si tratti semplicemente di una modernizzazione delle dotazioni italiane, necessaria per mantenere capacità operative adeguate agli standard Nato.

Qual è il precedente storico delle forniture USA all’Italia?

Dall’archivio del Pentagono emerge che, per oltre un decennio, gli affari militari con Roma erano rimasti relativamente contenuti. Tra il 2009 e il 2020 risultano solo tre operazioni di rilievo, per un valore complessivo di circa 690 milioni di dollari.

La fase successiva, invece, mostra una netta inversione di tendenza: in meno di due anni il volume delle forniture è stato quasi quadruplicato.

Gli Stati Uniti stanno aumentando le vendite di armi anche ad altri Paesi?

Da quando il nuovo presidente americano è entrato alla Casa Bianca, il flusso di ordinativi si è intensificato.

Le autorizzazioni concesse all’Italia fanno parte di una lunga serie che comprende anche altre nazioni: recenti via libera hanno riguardato la Danimarca, destinataria di un sistema integrato di difesa aerea da 3 miliardi di dollari, oltre a batterie missilistiche per altri 750 milioni.

Nelle stesse giornate sono state approvate forniture anche per Libano e Corea del Sud, mentre solo un giorno prima era stato autorizzato un contratto da oltre 2,6 miliardi con il Canada.

Le divergenze politiche tra Washington e alcuni partner non impediscono, dunque, che il settore delle esportazioni militari continui a crescere.