Serpeggiava la febbre di una influenza di stagione a Lublino, in Polonia, dove sono finiti ieri gli Europei di nuoto in vasca corta. Anche gli azzurri gli davano di termometro. Ma quella che ha colpito di più gli azzurri era la febbre dell’oro. Il nuoto non tradisce e alla conta finale l’Italia è prima nel medagliere di questo evento, e non era mai successo nella storia dei campionati. E il bello, anzi, il bellissimo, è che questo storico risultato non viene da un paio di fenomeni che svariano fra stili e distanze (ci sono anche quelli, questo sì) ma piuttosto da una squadra che raccoglie ragazze e ragazzi spalmati in 18 anni di differenza anagrafica dal più al meno giovane e sparpagliati pure sui podi proposti, che in quest’ultima giornata hanno fatto dell’Italia l’America d’Europa, se ci si passa il bisticcio geografico.

Perché solo il medagliere di ieri tintinna di cinque medaglie d’oro, una d’argento e quattro di bronzo: totale 10, 10 e lode. E il medagliere dei campionati dice per l’Italia 9-5-6 a scendere di preziosità nei metalli, in tutto 20: ancora un record.

LA TRIPLETTA

Ha cominciato Sara Curtis che per tutta la sessione ha fatto su e giù dalle montagne del podio alla quota acqua della vasca, tormentando i lunghi capelli ricci per lasciarli in bella vista alla medaglia per subito rinchiuderli nella cuffia: tre gare, tre medaglie, tutto il set. La prima, l’oro, nei 50 dorso nuotati in 25.49 che era il record europeo: usiamo l’imperfetto perché la Steenbergen, la fabbrica di medaglie olandesi, l’ha poi battuto nella prima frazione di staffetta mista. La seconda, l’argento, nei 50 stile libero, chiusi in 23.41 che è il suo personale. La terza, il bronzo, in quartetto nella staffetta mista composta da Costanza Cocconcelli, dalla deb Irene Burato, dalla neo-giovane Silvia Di Pietro e Sara al traino finale (1.44:33).

Mentre la Curtis («sta pagando tutto il lavoro che ho fatto e che faccio in Virginia» diceva, è venuta per gli Europei ma riparte subito perché ha gli esami) correva da una vasca di riscaldamento a quello di gara e al podio senza tregua, gli azzurri combinavano le loro eccellenze. Andiamo in ordine di metallo e d’orario: erano le rane (i ranocchi: lato maschile) che ormai non sono più verdi ma azzurre? A far la storia, sempre nei 50, con Simone Cerasuolo, che è campione del mondo, vincitore in 25.67 e con Nicolò Martinenghi al bronzo in 25.86.

SIMONA SOLA

Il terzo successo azzurro di giornata aveva il nome di Simona Quadarella. Vinceva i 1500 stile libero, la sua prima volta nel contesto; vinceva in una gara resa difficile dall’esser la sola a quell’altezza, e senza stimoli vai meno. Già dopo poche delle 59 virate vedeva le avversarie contromano, tanto le stava seminando. E poi in questi Europei la bella “Veleno” come la chiamava la mamma da piccola (e il papà è sempre in tribuna a sventolare il tricolore) ieri, con 15:29.93, ha avuto una involontaria personale delicatezza: ha tolto nei giorni scorsi un record alla Pellegrini (nei 400) e uno alla Filippi (negli 800) ma ha rispettato un’altra grande, quella dei 1500 che era ed è lei.

Poi Alberto Razzetti, il “caciucco” della vasca, perché i misti sono l’acqua sua: vinceva la durissima gara dei 400 dopo aver disputato anche i 200 farfalla: buono il crono, 3:58.79, anche perché il secondo era cinque secondi più in là.

E alla fine la cavalcata che spruzzava azzurro e oro da tutte le parti: la 4×50 mista dei ragazzi, Francesco Lazzari, Simone Cerasuolo (sì, ri-lui!), Simone Stefanì e Leonardo Deplano primi in 1:30.49. Anche i tifosi polacchi avevano ormai imparato “Fratelli d’Italia” e battevano le mani a ritmo. Il ritmo del nostro nuoto.

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