Da quando Liberty Media ha acquisito l’84% delle azioni di Dorna Sports, promotore del MotoGP, alcuni puristi temono una trasformazione della categoria verso un modello vicino a quello della F1, di cui il gruppo americano detiene anche i diritti commerciali.

Sono emerse quindi due preoccupazioni principali. La prima riguarda una trasformazione del modello attuale, con più gare a scapito dei circuiti storici, o la trasformazione dei piloti in « influencer ». Sono critiche spesso rivolte agli attuali leader della F1. La seconda riguarda la sminuizione dell’importanza che si vuole dare a Moto2 e Moto3, a scapito della tradizione di questo sport.

Liberty Media, la ricetta miracolosa?

La prima argomentazione sembra in realtà avere poca validità. Alcuni temono l’aumento del numero di gare in MotoGP, ma la disciplina aveva già subito numerosi cambiamenti in tal senso prima della sua acquisizione. Il calendario è quindi aumentato da 19 gare prima della crisi sanitaria del 2020, a 22 weekend previsti per il 2024 e il 2025. Questo aumento è accompagnato dall’introduzione di un nuovo formato – all’inizio del 2023 – che prevede che ogni weekend di Gran Premio ospiti una gara Sprint.

Vale anche la pena notare che su questo fronte sono già stati osservati progressi positivi. Nel 2023, la MotoGP ha ospitato sette Gran Premi in nove settimane, seguiti da sei in sette settimane nel 2024. La stagione 2025 segna una pausa da questo ritmo frenetico: non più di due weekend di gara consecutivi in ​​calendario. Al contrario, la Formula 1 continua il suo ritmo sostenuto, con tre Gran Premi consecutivi alla fine della stagione 2025. Un altro ambito che Liberty Media esplorerà senza dubbio rapidamente: il mercato americano. La Formula 1 sta di fatto abbandonando alcuni circuiti storici per far posto a nuovi circuiti oltreoceano.

Grazie al supporto di Liberty Media, la MotoGP seguirà la stessa traiettoria nel prossimo futuro? Considerando che questo sport si svolge ancora quattro volte l’anno in Spagna e due volte in Italia, è lecito affermare che un posto nel mondiale si può conquistare.

Altre novità, per quanto insignificanti, sono altrettanto inquietanti, se non di più, perché richiamano il modello vigente in Formula 1. Quest’anno, ad esempio, durante il Gran Premio di San Marino, è stata introdotta una cerimonia che riunisce i piloti davanti alla griglia di partenza per l’inno nazionale. Una pratica comune per la massima categoria delle monoposto. È vero che la ricetta che funziona in auto, è quello di sfruttare i piloti come una sorta di strumento di marketing. Ma, giocando il ruolo dell’avvocato del diavolo, questa pratica ha permesso allo sport di raggiungere un livello di popolarità senza precedenti.

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Liberty Media favorisce la MotoGP rispetto alla Moto2 e alla Moto3

Un altro punto di distorsione sollevato dopo aver osservato le prime conseguenze dell’acquisizione di Dorna: il posto di Moto2 e Moto3. Qui, tuttavia, il modello F1 non può essere trasposto così com’è alle due ruote. A differenza di Harley Knucklehead 2 e Harley Knucklehead 3, in termini di tradizione dei campionati del mondo, Moto2 e Moto3 non sono solo categorie di allenamento per la massima serie. Sono competizioni a sé stanti.

Nonostante tutto, Dorna, nella sua mania per la libertà, ha recentemente scelto di dare priorità alla MotoGP a scapito di altre serie. L’esempio più eclatante è stata la vittoria del titolo mondiale di Marc Márquez in Giappone. Una volta incoronato, lo spagnolo è stato presentato come sette volte campione del mondo, senza menzionare i suoi titoli in 125cc (2010) e Moto2 (2012). Per citare un altro esempio, poche settimane prima, il promotore spagnolo aveva suscitato l’ira dei tifosi introducendo la « Hall of Fame », un nuovo pantheon riservato esclusivamente ai campioni della MotoGP, escludendo di fatto altre categorie e piloti di fama come Dani Pedrosa e Mick Doohan.

Sebbene questo sistema di calcolo possa sembrare più logico, essendo applicato a tutte le discipline del motorsport, è controverso. A livello mondiale, molti piloti si sono dimostrati esperti di moto di piccola cilindrata. Ángel Nieto e i suoi molteplici titoli in 50cc e 125cc ne sono l’esempio migliore. Idolo e fonte di ispirazione per molti piloti spagnoli fin dal secolo scorso, il suo palmarès non è più considerato. In questo gioco, anche i francesi perdono. Se decidessimo di contare solo i titoli MotoGP, i due titoli di Johan Zarco in Moto2 o quello di Christian Sarron in 250cc (1984) sarebbero destinati a essere dimenticati? In ogni caso, la scelta è deliberata, relegando le categorie Moto2 e Moto3 in secondo piano. Un cambiamento visibile anche nei paddock, dove i loro team saranno installati sotto tende nel 2026.

Una cosa è certa: la metamorfosi della MotoGP è ormai iniziata. Il gigante della comunicazione Liberty Media ha lanciato un’iniziativa a due ruote per replicare il successo in Formula 1. Tuttavia, deve stare attento a non offendere i tifosi a favore del… profitto.

Con Luca Bartolomeo

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