Non capita tutti i giorni di vedere Direttori di Gara ammettere un errore a gara in corso e prendere subito decisioni per risistemare immediatamente le cose.

Eppure alla pazza Lone Star Le Mans di domenica scorsa è avvenuto anche questo, quando Eduardo Freitas, che dirige le operazioni nel FIA World Endurance Championship , ha fatto esporre la bandiera rossa dopo quasi un’ora della 6h di Austin, che era cominciata alle spalle della Safety Car per le proibitive condizioni meteo.

Sul momento si era pensato che l’interruzione fosse dovuta, appunto, all’impossibilità di proseguire, vista la grande quantità d’acqua presente sul Circuit of the Americas, con il cronometro che stava proseguendo la sua marcia e le vetture ferme lungo il rettilineo principale.

Invece una comunicazione diramata poco dopo lo stop ha spiegato che in realtà Giove Pluvio non c’entrava nulla, ma che ci fosse un problema che si era verificato poco prima dell’interruzione e che, in effetti, aveva lasciato piuttosto sbigottiti.

Al giro 18, la Safety Car aveva infatti imboccato la corsia box e il serpentone di auto si era, come da regolamento, accodato alla vettura di sicurezza. Ma non tutte, perché la Alpine #36 e la Porsche #5 tra le HYPERCAR, più una manciata di auto LMGT3, avevano continuato in pista, ritrovandosi quindi a scavalcare il gruppo guadagnando posizioni.

Una situazione singolare che sul momento ha cominciato a scatenare reazioni disparate dalle varie parti in causa, a cominciare dagli uomini di Alpine che hanno avuto improvvisamente la A424 condotta da Frédéric Makowiecki al comando.

Nel periodo di stop, è invece giunta la comunicazione che si era trattato di un errore commesso proprio dalla Direzione Gara in una serie di messaggi interpretati e diffusi nella maniera sbagliata, con una nota ufficiale diramata per spiegare l’accaduto.

Safety car

Safety car

Foto di: Andreas Beil

“Oggi abbiamo avuto condizioni molto difficili, quindi siamo partiti dietro alla Safety Car e al 17° giro, come controllo di routine, abbiamo chiesto alla vettura di sicurezza quanto carburante avesse a disposizione”, si legge nel comunicato.

“Secondo i nostri standard, ne aveva poco, quindi abbiamo fatto qualcosa che fa parte delle nostre procedure e abbiamo sostituito quella principale con la seconda, in modo da poter iniziare la gara in qualsiasi momento”.

“Abbiamo mandato in pista la seconda Safety Car, si sono scambiate le posizioni e quella principale è entrata ai box. Una volta completato il rifornimento, abbiamo informato la seconda Safety Car che avremmo effettuato il cambio come avvenuto in precedenza, ma sfortunatamente, a causa di un malinteso nelle comunicazioni, la seconda Safety Car ha capito che doveva rientrare ai box”.

“Questo ha creato una situazione complessa, perché il messaggio che la Safety Car sarebbe entrata ai box non è stato comunicato via radio ai team e, a causa della scarsa visibilità, le vetture in fondo al gruppo non l’hanno visto. Pertanto, all’uscita dai box, ci siamo ritrovati con le vetture fuori posizione”.

“Per risolvere la situazione, abbiamo esposto la bandiera rossa in modo da poter riportare le vetture nella posizione in cui si trovavano prima che ciò accadesse, e poi abbiamo potuto riprendere la gara con il corretto ordine”.

Auto in Pitlane

Auto in Pitlane

Foto di: Andreas Beil

La gara ha quindi potuto riprendere il suo corso dopo essere entrati nella seconda ora, con Freitas che dettava via radio l’ordine di partenza delle varie vetture, ristabilito, secondo quanto analizzato con i suoi collaboratori, in base alla situazione antecedente lo stop.

Questo, però, è valso soprattutto per le HYPERCAR, mentre in LMGT3 ci sono state un paio di auto che hanno ripreso da dove avevano concluso (la McLaren #95 per esempio), pur non avendo imboccato la corsia box.

Ad ogni modo, nessuno è perfetto a questo mondo e tutti possono sbagliare, per cui a Freitas e soci, in questo episodio, va riconosciuta l’umiltà di aver chiesto scusa prendendo subito i dovuti provvedimenti su una cosa che mai si era verificata in precedenza.

Un monito anche per altri Direttori di Gara, nazionali ed internazionali, che a volte, tronfi della loro posizione arbitraria, trattano a male parole piloti, team e stampa, pur di difendere il loro operato, come anche noi abbiamo potuto constatare diverse volte in prima persona sui campi di gara.

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