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Quando squilla al telefono e dall’altra parte della “cornetta” c’è Pupi Avati nemmeno la partita della tua squadra del cuore ha la priorità. E così è successo a Massimo Ghini protagonista di Nel tepore del ballo. Una grande occasione per un attore definito dallo stesso regista come marginalizzato. «Sì, marginalizzato da un certo cinema – racconta al Corriere della Sera – ma ci convivo da tutta la vita, se fosse dipeso da alcuni critici e da certi autori vivrei sotto un ponte. Evidentemente, ho un talento che mi tiene in piedi».
APPROFONDIMENTI
Effetto cinepanettoni – Tutta colpa dei cinepanettoni. «Eppure sono l’unico rappresentante di sinistra che ha fatto l’uomo di sinistra: sono uno dei fondatori del Pd, sono stato consigliere comunale e per dodici anni a capo del sindacato attori, dove mi sono fatto da parte perché sarei diventato come Kim Jong-un…».Ha fatto le sue battaglie e l’hanno messo da parte: «Sui fondi – racconta ancora al Corsera – molti anni prima del film mai girato del killer americano, ho scoperto che c’è del marcio in Danimarca.
Mi hanno accusato di essere l’attore ricco e famoso che non vuole distribuire i soldi. Ho avuto contro il salotto di Capalbio».
Quali critiche ha ricevuto? Non andava bene nemmeno fisicamente per alcuni. «Col mio fisico da ex pallanuotista, fisicamente davo fastidio a una certa sinistra, non rappresentavo I dolori del giovane Werther. All’interno di un sistema di circoletti ero visto come una specie di bellone da strapazzo. Qual era la mia colpa?». Poi c’era Zeffirelli che diceva che Massimo Ghini non aveva una faccia da cinema. «Diceva che dovevo fare teatro. (…) Ma ho girato 121 film e non ho mai vinto un David di Donatello, ho avuto solo una candidatura da adulto per Muccino. Ora sono un fuori quota, ho un’esperienza tale che chi se ne frega. La mia forza, lo so che per i 100 autori è una bestemmia, è il pubblico». Il suo pubblico lo segue. «Il mio film su Giovanni XXIII ebbe 14 milioni e mezzo di spettatori, batté Padre Pio, l’ho fatto per compensare tutti gli str… fatti prima, a cominciare dal bieco sottosegretario di Compagni di scuola di Verdone». Allo storico quoditiano di Via Solferino ammette che «la gente per strada mi chiede perché ho smesso con i Natali a Rio. Quello è il mio premio, il mio David».
L’arresto a Firenze – Nel 1998 venne arrestato con Sean Penn a Firenze: «Giravamo insieme Una notte per decidere. La sera al ristorante sbucarono i paparazzi, lui inveì, io andai a parlarci ma quelli tornarono, ci fu una rissa. Mi ritrovai in mezzo. La polizia ci portò al commissariato. Al comandante, che non conosceva Sean Penn, dissi che era il marito di Madonna, quello non capì e peggiorai la situazione. Per fortuna arrivò un giovane appuntato che riconobbe Sean Penn e la vicenda finì con un selfie». Alla fine quello che conta è il pubblico e Massimo Ghini ce l’ha dalla sua parte. Come la sua famiglia. «Ma io non mi lamento, la gente mi vuole bene e ho quattro figli stupendi con cui avrei voluto passare più tempo insieme».
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