“È stato durante un viaggio nei Balcani, nel 2015, che ho scoperto un linguaggio architettonico capace di parlarmi con una forza inaspettata”, racconta Perego a Domus. “A Belgrado, Skopje e Podgorica mi sono imbattuto in edifici costruiti tra gli anni Sessanta e Ottanta, caratterizzati dall’uso massiccio del cemento armato a vista e da forme audaci, anticonvenzionali. Architetture che non chiedevano di piacerti: ti costringevano a guardarle. È stato come innamorarsi di una cosa che non avevo mai considerato prima”.

Il volume, edito da Gestalten, raccoglie 98 edifici fotografati in 29 paesi. Brutalismo, modernismo sovietico e metabolismo giapponese sono solo alcune delle coordinate che emergono tra le pagine: dalle capsule sospese della Nakagin Tower di Tokyo alle sculture memoriali dell’ex Jugoslavia, passando per i “corn-cob” residenziali di Minsk e i complessi universitari dell’Estonia.