La MotoGP torna in Italia per il Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini, ultimo appuntamento in Europa prima di quattro gare consecutive fuori dal Vecchio Continente. Il circuito di Misano non ha segreti per la maggior parte delle squadre, che lo usano spesso anche per test privati. E lo stesso vale per gli uomini della Michelin, che dispongono di una grandissima mole di dati e quindi vivono il round romagnolo senza particolari patemi, come ci ha spiegato il responsabile Piero Taramasso.

“Misano è una pista amica, perché oltre al Gran Premio facciamo sia i test ufficiali che parecchi test privati. Inoltre, non è un tracciato super esigente, forse un pochino per l’anteriore, ma non è un circuito difficile per il posteriore. Parliamo poi di una pista che offre sempre un buon grip e questo aiuta sempre gli pneumatici a performare bene”, ha detto Taramasso a Motorsport.com.

Che tipo di scelte avete fatto quindi per questo fine settimana?
“Proponiamo un’allocazione che è simile a quella dell’anno scorso: le posteriori sono le stesse e anche due delle soluzioni anteriori, la soft e la media. Anche qui modifichiamo la dura, introducendo la carcassa più rigida accoppiata con la stessa mescola della media. Tra le altre cose, si tratta di una gomma che abbiamo sviluppato proprio a Misano, che all’inizio del progetto piaceva molto a Pedrosa e a Bagnaia per esempio, ma il suo utilizzo dipenderà molto dalle temperature, anche se questo fine settimana non dovrebbe esserci troppo caldo, tra i 20 ed i 25 gradi”.

Si può già ipotizzare quali potranno essere le scelte dei piloti per le due gare?
“Me le aspetto in linea con quelle che abbiamo visto l’anno scorso, quindi con la maggior parte dei piloti con la media all’anteriore e la soft al posteriore per la Sprint ed una coppia di medie nella gara di domenica. Penso che la tendenza sarà un po’ questa anche perché l’anno scorso abbiamo fatto due gare su questa pista e, anche se le condizioni erano un pochino differenti, alla fine le scelte sono state sempre le stesse”.

Lunedì ci sarà anche una giornata di test collettivi, chiederete qualche lavoro specifico alle squadre?
“La giornata di test sarà dedicata soprattutto allo sviluppo delle moto. Da parte nostra non ci saranno novità da provare, visto che abbiamo deciso di non introdurre nuove soluzioni nel 2026, quindi avranno le stesse gomme del weekend”.

Il 2026 sarà il vostro ultimo anno come fornitore unico, ma una novità importante in realtà ci sarà dal punto di vista delle gomme…
“Cambieremo l’allocazione per quanto riguarda l’anteriore: non ci saranno più tre specifiche con cinque gomma ciascuna, ma solamente due con sette gomme ciascuna. Ne abbiamo discusso con i team, con i piloti e con la Dorna, perché ci siamo resi conto che su ogni circuito c’è una specifica che non viene utilizzata, quindi le portiamo in pista e poi le dobbiamo riportare a casa. Inoltre, in caso di condizioni stabili, avere sette gomme della stessa specifica può essere utile ai piloti. Non è un segreto, ma è una cosa che è passata un po’ sotto traccia, perché siamo giunti ad un accordo molto tranquillamente”.

Probabilmente vi aiuta anche il fatto che ormai c’è una convergenza abbastanza marcata a livello di scelte…
“In 10 anni di MotoGP abbiamo sempre cercato di ridurre le specifiche e le quantità per un discorso di sotenibilità, restringendo il campo a quelle soluzioni che sono più facili da utilizzare, con un range più largo di funzionamento. Inoltre, a Balaton abbiamo visto tre moto diverse sul podio, quattro nelle prime cinque posizioni. E anche a Barcellona tre diverse nella top 5. Questo vuol dire che ora tutte le moto riescono ad essere competitive con queste gomme”.

Michelin

Michelin

Foto di: Michelin

Facciamo un passo indietro alla gara della scorsa settimana a Barcellona, dove la striscia vincente di Marc Marquez è stata interrotta da suo fratello Alex. Dal punto di vista delle gomme, si temevano lo spinning e l’usura del posteriore, ma i riscontri sono stati positivi…
“A Barcellona è andata bene, nonostante sia sempre stata una pista insidiosa perché c’è poco grip. Quella era la paura più grande, ma nonostante questo è andata bene. Già da venerdì si è visto che i team sono partiti con una buona base, perché i tempi erano veloci e si è capito subito che all’anteriore la gomma giusta era la media, che era quella che funzionava meglio, come l’anno scorso, infatti poi è stata scelta sia la Sprint che per la gara lunga”.

La prestazione più rilevante del weekend è stata la pole position di Alex Marquez, che ha polverizzato il vecchio record della pista…
“Il sabato si è fatto un altro step, perché i team sono riusciti a migliorare ulteriormente le moto e poi in qualifica Alex ha fatto un tempo impressionante, perché è andato sei decimi sotto al vecchio record. Sei decimi sono davvero tanti e nessuno se lo aspettava, anche perché appunto parliamo di una pista che solitamente non si presta a questa cose”.

Nelle due gare poi le scelte sono state quasi scontate per tutti, con una sola eccezione…
“Nella Sprint non ci sono state sorprese, perché hanno corso tutti con la media all’anteriore e la soft al posteriore. Poi dai dati della Sprint si è capito che la soft era un po’ al limite per la gara lunga, perché l’usura era abbastanza elevata e calava un po’ anche la stabilità. Domenica quindi sono andati tutti con una coppia di medie, ad eccezione di Acosta, che ha preferito la soft al posteriore. Questa era una soluzione che ci poteva stare, ma si sapeva che avrebbe accusato un drop, che comunque non gli ha impedito di finire quarto”.

L’unico neo è che non è stata una gara velocissima…
“In generale, la gara è finita con dei livelli di consumo delle gomme alti, vicini al 100%. Molto più alti dell’anno scorso, nonostante le specifiche fossero le stesso. Si vede quindi che il grip della pista è calato ulteriormente, perché le gomme tendono a spinnare e a consumarsi di più. Alla fine il tempo della distanza di gara è stato più alto, perché il passo gara è stato costante, ma più lento”.

In generale, però, si è creata questa tendenza a vedere dei temponi in qualifica e delle gare un pochino più lente. A cosa è dovuta questa cosa secondo te?
“Credo che sia un po’ una questione legata al fatto che siamo arrivati al limite dello sviluppo un po’ con tutto, sia con le moto che con le gomme, essendo ormai alla fine di questo ciclo regolamentare. Poi basta anche poco, magari che ci sia un po’ di pioggia nel corso del weekend o che ci sia qualche contatto all’inizio della gara per rallentare il ritmo. Ma in generale, anche dove abbiamo abbassato il record della distanza di gara è stato sempre di poco, proprio perché siamo arrivati al limite del ciclo regolamentare”.

Oltre che di spinning e di usura del posteriore, alcuni piloti hanno parlato anche di gestione del lato destro della gomma anteriore…
“In realtà c’era del graining, che non è un vero e proprio consumo, anche se i piloti hanno la tendenza a dire che si era consumata. Diciamo che l’aspetto della gomma non è bello, perché la gomma un po’ più morbida genera questo graining. Ma in generale i piloti preferiscono avere una gomma un po’ più soffice, che ti dà un po’ più di grip e di feeling piuttosto che una gomma che resiste di più all’usura e al graining, ma ti dà meno feedback”.

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