Una corretta strategia può spostare la soglia epidemica e persino sopprimere epidemie

L’intervallo tra la prima dose di vaccino (primer) e quella di richiamo (booster) è un fattore determinante nel contenimento di un’epidemia. È quanto emerge da uno studio i cui risultati mostrano che, quando le risorse sono scarse e i tempi d’attesa per le dosi sono lunghi, l’approccio più efficace è dare priorità assoluta alla prima dose, così da aumentare rapidamente la copertura vaccinale iniziale. Al contrario, in presenza di un tasso di vaccinazione più elevato e di una maggiore disponibilità di dosi, è vantaggioso cominciare a somministrare anche seconde dosi mentre ancora una parte della popolazione è in attesa della prima, con una priorità relativa che dipende dalle risorse disponibili. Lo studio individua anche il punto in cui, al variare delle risorse, diventa più vantaggioso somministrare parallelamente le seconde dosi.

Una corretta strategia può spostare la soglia epidemica e, in alcune circostanze, persino sopprimere epidemie che con una pianificazione sub-ottimale sarebbero esplose. Dalla ricerca emerge poi che, con risorse limitate, l’intervallo ottimale per l’immunità del singolo non coincide con quello più vantaggioso a livello di popolazione. Durante la pandemia COVID-19, molti paesi si sono trovati a dover decidere come allocare scorte limitate di vaccini. Alcuni hanno scelto di prolungare l’intervallo tra le dosi, dando priorità alla somministrazione della prima dose al maggior numero possibile di individui idonei, seguendo le raccomandazioni del Joint Committee on Vaccination and Immunisation (JCVI), che riteneva prioritario ridurre la popolazione ‘vaccino-naïve’, cioè, priva di immunità vaccinale. Altri, invece, si sono attenuti alle linee guida iniziali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che raccomandava un intervallo più breve tra le dosi.