Salvatore Puccio è stato intervistato da Gian Luca Gardini in occasione dell’Italian Bike Festival 2025 nell’ultimo appuntamento di Bike Today, visibile sul canale Youtube di OA Sport. Il veterano azzurro del Team Ineos Grenadiers (ex team Sky) ha già annunciato il ritiro al termine di questa stagione dopo 15 anni da professionista in cui si è ritagliato un ruolo da gregario particolarmente apprezzato da tanti capitani.
“Diciamo che, quando sono passato tra i professionisti nel 2012, sono approdato al Team Sky. Era una squadra piena di leader, quindi tanti capitani, grandi campioni come Wiggins, Uran e Thomas. Erano tantissimi, ed era quindi difficile trovare uno spazio da leader. C’erano altre squadre minori e meno organizzate in cui magari l’obiettivo era quello di poter provare a puntare su delle vittorie personali. Gli anni passavano e qui comunque ero considerato uno che faceva bene il lavoro e quindi ho deciso di specializzarmi più nel lavoro di gregariato, cercare sempre di farmi trovare pronto gara dopo gara, che non è semplice. Alla fine è sempre un impegno annuale, devi stare tanti mesi concentrato, perché comunque magari il tuo capitano prepara una determinata gara ed il gregario si deve far trovar pronto quasi sempre“, racconta il 36enne siciliano.
“In squadra tra quelli che più mi hanno colpito c’era Chris Froome, un professionista vero. A livello organizzativo lui era molto professionale, comunque leggeva bene la corsa ed era un secondo direttore in gara. Lui non lasciava nulla al caso, quindi era sempre preciso e studiava tutto nei minimi particolari, dava i consigli ai compagni. Anche durante la gara ti consigliava quando staccarti per essere pronto il giorno successivo. Mi ricordo delle tappe alla Vuelta in cui magari diceva: ‘Mancano 30 km all’arrivo, chi non serve più ad aiutare adesso si stacca e recupera per domani’. Per un leader che deve pensare alla classifica, fare questi ragionamenti non è semplice“, prosegue Puccio.
Sull’evoluzione del ciclismo in questi ultimi 15 anni: “Nel corso della carriera ho vissuto almeno tre trasformazioni. La prima nel 2012 quando Sky ha introdotto un po’ tutte le tecniche di defaticamento dopo la gara, quindi i vari rulli, oppure anche prima della gara il riscaldamento sui rulli, e venivamo un po’ derisi. Poi con il tempo siamo stati copiati un po’ da tutti e per tanti anni siamo stati inseguiti per quello che facevamo. Poi c’è stata un’altra epoca dal 2017 al 2020 dove è cambiato leggermente il ciclismo, poi dopo il Covid c’è stato un cambiamento totale dove ci siamo mossi molto velocemente. Parliamo di due step in confronto al primo cambiamento, che era stato uno scalino alla volta, mentre dopo il Covid ci sono stati due scalini. Diciamo che la scorsa settimana ad Amburgo col mio compagno controllavamo la media di 10 anni fa, che era sui 40 km/h, e la media attuale degli ultimi due anni che è intorno ai 48, quindi parliamo di un’ora in meno sullo stesso chilometraggio, che è tantissimo“.
“Negli ultimi anni sono state sviluppate tante nuove tecnologie come i podi, il guantino aerodinamico, il copriscarpe aerodinamico. Tutti i corridori comunque usufruiscono degli stessi vantaggi alla fine e le medie le vedi anche da lì, non solo dall’abbigliamento, ma anche dalle bici. Tutto in generale è stato portato all’estremo, quindi le medie continuano ad aumentare giorno dopo giorno. Diciamo che è proprio il livello dei corridori ad essere salito tantissimo adesso, quindi adesso non si affrontano salite sotto i 6 watt per kg, quando una volta erano dei wattaggi che si affrontavano magari solo nelle ultime salite. Poi c’era il campione che faceva 6,5 o 6,8 watt. Adesso qualsiasi salita affrontiamo, c’è un minimo di 6 watt per kg. Poi conta molto anche un po’ la resistenza, perché comunque se lo riesci a fare sulla prima salita va bene, la seconda va bene, ma la gara non è solo due salite“, aggiunge il portacolori del team Ineos Grenadiers.
Sul suo futuro, probabilmente sempre nel mondo del ciclismo: “Mi sono registrato al corso di direttore sportivo all’UCI e poi con calma deciderò cosa fare. Ovviamente devo un po’ fare un attimo mente locale, godermi questo addio alla carriera e poi pensare al futuro“.
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